Alla miniera

 

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A Yagov Sangria

 

L’aria è fresca: la prima neve è scesa sulle cime. L’autunno è appena agli inizi e anche la giornata di oggi, adesso che il vento ha spazzato via le nubi, sarà calda, ma le ore di luce ormai si stanno riducendo.

Hank guarda Ed che è venuto a sedersi davanti al fuoco su cui bolle il caffè. Hank sorride. Ed è di cattivo umore: patisce l’arrivo dell’inverno, quando l’isolamento in cui vivono diventa pesante e il freddo è intenso. L’anno scorso nei mesi invernali l’umore di Ed è peggiorato, nettamente. Hank ne ha approfittato per provocare l’amico e tirare sempre più fuori quella parte che Ed faceva fatica ad accettare. La rabbia di Ed lo ha aiutato a superare i limiti che si poneva e Hank ha avuto la conferma di quanto aveva intuito fin dall’inizio: Ed è l’uomo giusto.

 

Si erano incontrati all’impiccagione di Bart il Rosso, un bandito che aveva imperversato in California per due anni, prima di essere catturato. Erano arrivati tutti e due presto, per avere un buon posto. Hank non si perdeva un’esecuzione e ogni volta immaginava di essere al posto dell’impiccato. Aveva già avuto modo di vedere Ed in occasione di altre impiccagioni: giovane, forte, bello. Nei suoi occhi chiari Hank aveva letto una gioia feroce di fronte all’agonia del condannato. E aveva pensato che forse era l’uomo adatto.

Quella volta l’impiccagione non si era svolta come previsto. Il boia non era esperto, la corda si doveva essere impigliata e il salto era stato ridotto. Il bandito non aveva perso i sensi subito e aveva scalciato a lungo. Hank aveva assistito affascinato ai contorcimenti dell’uomo, ai suoi movimenti convulsi, che lentamente erano scemati fino a scomparire. Aveva guardato l’ampia macchia che si era formato sui pantaloni e il rigonfio: Bart era morto con il cazzo duro. Anche Hank aveva un’erezione. E pure Ed. Quando infine il cadavere era rimasto immobile, mentre il piscio colava a terra, Hank aveva voltato la testa verso Ed, che lo aveva guardato. Hank gli aveva sorriso.

Erano andati al saloon, avevano bevuto un bicchiere e poi Hank aveva portato Ed nella sua camera. Ed lo aveva fottuto tre volte nel corso di quella mattinata. Su invito di Hank, gli aveva messo le mani intorno al collo e aveva stretto. Hank aveva provato l’impulso di dirgli di stringere fino in fondo, ma si era trattenuto. Aveva intuito che Ed non era ancora pronto. Aveva bisogno di tempo. E anche Hank aveva bisogno di tempo.

Non si erano lasciati dopo quella mattinata a letto. Avevano continuato a vedersi, per scopare e con il tempo il loro legame era diventato sempre più forte. Tenerezza e violenza si erano mescolate. E Hank aveva guidato Ed a scoprire il suo lato oscuro, l’abisso che c’era dentro di lui.

Ed aveva solo bisogno di conoscersi. In questi due anni, quasi tre, Hank gli ha dato il tempo e gli stimoli necessari per andare avanti e tirare fuori ciò che aveva dentro. I loro giochi sono diventati sempre più violenti e Hank è arrivato spesso al limite. Inizialmente, dopo ogni volta in cui avevano rischiato di più, Ed si ritraeva, spaventato, e diceva che non l’avrebbe rifatto. Hank lasciava passare un po’ di tempo e poi ritornava alla carica. Ed cedeva e andavano oltre. Sempre più avanti, verso una meta che Hank aveva chiara in testa e anche Ed, benché rifiutasse di riconoscerlo.

Poi, in primavera, Ed ha accettato il suo lato oscuro e ha promesso.

 

Ora l’inverno sta scendendo sulle cime e, anche se a valle l’estate lotta ancora con l’autunno, l’umore di Ed è peggiorato. Ormai è quello giusto, per l’ultimo passo.

Hanno messo da parte una bella sommetta con il lavoro in miniera: Ed ha una buona base per ripartire e a nemmeno trent’anni incominciare da capo non è difficile quando si ha un bel gruzzolo. Dopo quasi tre anni il loro rapporto è ancora forte, ma non ha più lo slancio iniziale. La miniera ormai rende molto poco. E, soprattutto , Ed ha superato tutti i limiti, fino a scoprire di non averne.

- Merda! È già nevicato. Siamo solo a settembre.

Hank sorride.

- Sì, ci vorranno anche due mesi prima che nevichi qui, ma non è il caso di aspettare.

Ed lo guarda, senza capire.

- Che vuoi dire?

- Che è arrivata l’ora, Ed. L’ora di concludere. E poi tu parti con i soldi e… fai quel che cazzo ti pare.

Ed fissa Hank. Ora ha capito benissimo, Hank glielo legge negli occhi.

- Che cazzo vuoi dire?

Nella voce di Ed c’è una nota di ostilità.

- Siamo sempre stati d’accordo che prima o poi avremmo concluso, Ed. Il momento è arrivato. Un altro inverno qui non avrebbe senso. È ora che tu svolga l’ultimo lavoro e che poi parta.

Ed deglutisce. Non dice niente.

Hank ride. Versa il caffè nelle tazze e spegne il fuoco.

- Direi che domani va benissimo. Abbiamo tempo per prepararci tutti e due. Non avrebbe senso fare le cose di fretta. Sai già tutto.

Hank porge la tazza a Ed, che la prende e scuote la testa.

- Hank, io…

- Tu hai voglia di farlo quanto io ho voglia che tu lo faccia. E lo farai, Ed. Me l’hai promesso.

Ed guarda lontano. Hank prosegue:

- Domani mattina. Se c’è il sole, qui batte già presto. Facciamo tutto in un’oretta, poi tu parti.

Ed guarda Hank.

- Hank, io… cazzo, Hank!

- Ne abbiamo già parlato. Non ha senso ripetere. Io ho cinquantasei anni e tu ne hai ventotto. Per te è ora di incominciare una nuova vita, per me è ora di finire. E te l’ho già detto: tu hai voglia di farlo, quanto ne ho io.

Ed beve un sorso di caffè.

- Merda!

Hank ride.

- Ci sarà anche quella.

Ed scuote la testa, ma ora sulle sue labbra c’è un mezzo sorriso. Hank lo guarda e dice:

- Io sto già pregustando. Goditelo anche tu.

Ed lo guarda e di nuovo fa un cenno di diniego, ma il sorriso è diventato pieno.

- Magari domani piove.

Hank ride.

- Se domani piove, lo facciamo dopodomani, con il sole o con la pioggia. Si può fare anche con la pioggia.

Ed annuisce.

- Sì, si può fare anche con la pioggia.

 

Ed prepara tutto per la partenza. Hank si gode il sole. Lavorare in miniera non avrebbe più senso. Nella tarda mattinata sale a cavallo e raggiunge le rocce rosse. È un’area boscosa, a una ventina di minuti a cavallo dalla miniera. Hank guarda il posto che ha scelto. Annuisce e sorride.

Hank torna all’accampamento.

- Hai tutto chiaro in mente, Ed?

Ed annuisce.

- Sì, perfettamente. Me l’avrai ripetuto cinquanta volte.

Hank sorride. Ed guarda Hank e anche lui sorride. Poi dice:

- Sarà tutto come previsto, te lo posso garantire.

Nel pomeriggio Ed e Hank tornano alle rocce rosse. Smontano da cavallo e si siedono. Ed prepara il cappio. Hank lo guarda affascinato. È una grossa corda, che Hank ha comprato per quell’uso. Hank ha spiegato a Ed come si prepara un cappio, in base al risultato che si vuole ottenere: un lento strangolamento o una morte rapida. Il nodo e l’altezza del salto sono i due elementi determinanti.

Ed ha concluso il lavoro. Il nodo è perfetto, Hank deve riconoscerlo. Sente un brivido corrergli lungo la spina dorsale. Quella corda stringerà il suo collo. Lo ha fatto altre volte, molte altre volte. Ma questa volta è diverso. Questa volta non ci sarà un intervento di Ed all’ultimo minuto, per sollevare Hank e allentare il nodo.

Ed gli sorride. Anche Hank sorride.

Ed si alza. Tenendo la corda in mano, prende un ceppo che hanno più volte usato in passato. Lo mette sotto l’albero.

- Vieni qui che controlliamo.

Hank si avvicina.

- Sali sul ceppo.

Hank ubbidisce.

Ed gli appoggia il cappio sulla testa e lo fa scivolare verso il baso. Il cappio passa a fatica, sfregando sul viso di Hank. Hank sa che domani questa corda passerà nuovamente intorno alla sua testa e poi stringerà, finché Hank non riuscirà più a respirare. Hank sente che il sangue affluisce al cazzo.

Quando il cappio supera il mento, Ed lo stringe e lancia la corda oltre il ramo. Fa due passi indietro e controlla l’altezza del cappio.

- Sì, così va bene. Magari alla fine le punte dei piedi toccheranno le rocce, ma non sarà sufficiente.

Hank deglutisce. Sì, anche se alla fine, quando il suo collo si sarà allungato, le punte dei piedi toccheranno, non servirà a nulla, non potrà sostenersi.

Ed fa passare una seconda volta la corda intorno al ramo, poi la lega al tronco dell’albero.

Ed si avvicina e toglie il cappio, facendolo scivolare sulla testa di Hank.

Ed sorride.

- Perfetto, no?

Hank annuisce.

- Sì, perfetto.

Hank ha il cazzo duro. Ed anche.

 

La sera Ed accende il fuoco. Non servirebbe neppure, non fa freddo, ma va bene a tutti e due. Ed dice:

- Stenditi, che ti fotto per l’ultima volta.

Hank annuisce. Si spoglia e si stende di fianco al fuoco. Allarga un po’ le gambe. È l’ultima volta che Ed lo prende. È l’ultima volta che sentirà un cazzo entrargli in culo. È l’ultima volta.

Ed lo ha guardato spogliarsi e stendersi. Solo ora che Hank è pronto, si spoglia, lentamente. Hank lo fissa. Ed ha già il cazzo duro.

Ed si avvicina. Sputa sul buco, poi avvicina la cappella e forza l’apertura con un’unica spinta decisa. Hank sobbalza. Quasi grida:

- Merda!

Il dolore è stato violento. Ed non lo ha mai preso così. Ma ora va bene. Va bene la brutalità di queste spinte che sembrano lacerargli le viscere. Va bene questa sofferenza che aumenta a ogni colpo. Ed spinge con furia, martoriando il culo di Hank. Le sue mani stringono il culo con tanta forza da fare male. Hank ripete:

- Merda!

Ed ride e spinge, finché non viene.

Si ritrae e si alza. Nessuna carezza, nessuna tenerezza. Hank non è venuto. Ed si è preso il suo piacere, senza badare a lui. Hank annuisce. Sì, così doveva essere: non c’è più spazio per le carezze, ora. Hank è stato fottuto per l’ultima volta dal suo boia, non dall’uomo che ama. Si alza, ma il culo gli fa un male bestiale. Dice ancora:

- Merda!

Ed si lava il cazzo, indifferente. Poi si mette a letto. Tarda un po’ ad addormentarsi, ma poi Hank può sentire il suo respiro regolare. Ed dorme benissimo, Hank invece non riesce a prendere sonno fino a molto tardi.

Hank si sveglia presto. Il sole è sorto da poco. Hank si alza, senza far rumore per non disturbare il sonno di Ed, e guarda dalla finestra. Non c’è neppure una nuvola. Una giornata perfetta.

Hank avrebbe bisogno di pisciare, ma non lo fa. Vuole pisciarsi addosso quando sarà appeso. Guarda verso le rocce rosse. Pensa al cappio che penzola. Tra poco sarà il suo corpo a penzolare. Il suo cadavere.

Ed si sveglia un po’ più tardi. Guarda Hank e sorride.

- Com’è la giornata?

È una domanda superflua: ormai il sole entra dalla finestra, illuminando la stanza.

- Una giornata perfetta.

Hank prepara il caffè per tutti e due. Ed mangia qualche cosa, Hank no: non ha fame e ormai sarebbe inutile.

Si vestono, poi sistemano tutto come previsto e salgono a cavallo. Raggiungono le rocce rosse. Hank guarda il cappio che penzola e sotto il ceppo. L’agonia e la morte. Per un attimo si sente smarrito, ma è solo un momento.

Scendono da cavallo.

Ed prende la pistola e la punta su Hank.

- Spogliati Hank.

Hank annuisce. La pistola è inutile, ma c’è stata una promessa, che Hank ha strappato a Ed: quando il gioco è incominciato, non c’è modo di tornare indietro. L’arma è un modo per ricordarlo.

Hank si spoglia. Ed prende una corda e passa dietro di lui.

- Le mani.

Hank mette le mani dietro la schiena. Ed le lega. Stringe forte. Come dev’essere.

Poi Ed preme la pistola contro la schiena di Hank e lo forza ad avanzare fino al cappio.

Hank si rende conto di aver incominciato a sudare, anche se l’aria si sta appena scaldando. Il bisogno di pisciare è diventato più forte. Ma il cazzo si sta mettendo sull’attenti.

- Sali sul ceppo.

Hank obbedisce. Ora davanti a lui c’è il cappio, quello che tra poco gli stringerà il collo e ne provocherà la morte. Il cazzo è completamente duro.

Ed guarda Hank e sorride. Poi anche lui si spoglia. Hank lo guarda. Ed è bello, di viso e di corpo. C’è in lui la forza della giovinezza. Ed non ha dubbi, ripensamenti. Hank sa che se ora dicesse di aver cambiato idea, Ed andrebbe avanti lo stesso. E non solo per la promessa.

Quando Ed si cala i pantaloni, Hank vede che ha anche lui il cazzo duro. Hank sorride.

- Ti farai una sega, mentre io crepo?

Ed scuote la testa.

- No, mi godo lo spettacolo. Me la faccio dopo, quando ormai sarai solo più un cadavere.

Hank annuisce. Tra poco sarà un cadavere, un cadavere lasciato agli avvoltoti e agli insetti.

Ed si avvicina. Ora i loro corpi si sfiorano. Ed passa la corda intorno al collo di Hank, posiziona con cura, quasi con tenerezza, il nodo. Sorride. Passa le braccia sotto il culo di Hank..

Hank non capisce. Sente che il ceppo scivola via da sotto i suoi piedi, ma Ed lo sostiene.

- Così, Hank, lentamente.

Hank annuisce.

Ed allenta la stretta e lascia che il corpo di Hank scivoli fino a che la corda è tesa. Hank sente la pressione sul collo aumentare. Respira ancora. Ed lo stringe tra le braccia. Hank può sentire la cappella di Ed, calda e dura, premergli contro i coglioni. Il suo cazzo è schiacciato contro il petto di Ed.

- Ed…

Ed scuote la testa.

- Le parole sono inutili, Hank. Tempo di crepare.

Hank annuisce. Sa che Ed ha ragione. Nulla di ciò che potrebbe dire ha un senso: quanto c’era da dire è stato detto. Ora c’è solo da scendere gli ultimi gradini verso il buio.

Hank respira. Gli ultimi respiri. Quando Ed lo mollerà, la corda gli impedirà di respirare. Sta per morire e ormai non c’è nulla da fare. Ed non tornerà indietro, perché questo è il loro patto e perché Ed lo vuole. Anche Hank lo vuole, ma ora il suo corpo rifiuta l’agonia che lo attende. Hank si rende conto di avere i brividi. Respira a fondo, cercando di calmare il battito frenetico del proprio cuore. Sta per morire. Tra poco Ed lo lascerà e Hank non riuscirà più a respirare. La sua agonia sta per incominciare. Hank sente che le viscere gli si contraggono. Molte volte Ed lo ha impiccato, ma ogni volta lo ha salvato prima che fosse troppo tardi. Questa volta non sarà così. Hank ha sempre desiderato che Ed non lo salvasse, ma ora, ora che ciò che desidera sta per compiersi, ora Hank avverte un terrore cieco. Non così. Non vuole crepare nella paura. Vuole godere la propria agonia e la propria morte, come ha sempre goduto quando Ed lo impiccava.

Hank respira a fondo. Lentamente la paura lo lascia. Sì, sta per morire. Ha sempre desiderato la stretta di questa corda che tra poco gli toglierà il respiro e la vita. Sì. L’agonia, sentire la propria morte. Ed che lo guarderà crepare e poi si farà una sega. Sì. L’angoscia si dissolve. È la morte che desidera. Hank annuisce.

Ed si stacca. Hank sente immediatamente la pressione intorno al collo aumentare. Mormora:

- Merda!

Intorno al collo sono mille aghi roventi. Hank cerca di respirare. Un po’ di aria entra, ma nei polmoni si sta accendendo un fuoco.

Ed ha fatto due passi indietro e lo guarda, sorridendo. Hank ha un movimento convulso delle gambe, poi un secondo. E poi la grande danza incomincia. Hank è cosciente del suo corpo che freneticamente si muove, delle gambe che scalciano, delle mani che cercano di liberarsi dalla corda che stringe i polsi. Hank sa che questa danza non servirà ad altro che a stringere la corda sempre di più intorno al collo. Il fuoco divampa nei polmoni, il dolore al collo è intollerabile. Hank vede ancora Ed davanti a lui, tranquillo e sorridente, che lentamente si accarezza il cazzo. La visione si offusca. Hank si rende conto di stare perdendo i sensi.

I movimenti di Hank rallentano, dalla bocca spalancata cola la saliva, dal naso il muco, dal buco del culo un po’ di merda. Il piscio scende abbondante dal cazzo teso allo spasimo, mentre il movimento sembra arrestarsi e solo le gambe oscillano leggermente. E infine dalla cappella violacea si leva verso l’alto un getto di sborro.

 

Il cadavere di Hank rimane immobile. Ed annuisce. Si avvicina. Sotto i piedi sente la roccia bagnata dal piscio di Hank. Afferra con la sinistra il cazzo di Hank, umido di piscio e sborro, e con la destra il proprio. Gli bastano pochi movimenti della mano per venire. Lo sborro schizza sul ventre di Hank.

Ed fissa il corpo che penzola immobile, la testa con gli occhi che sembrano voler uscire dalle orbite e la bocca spalancata da cui sporge la lingua, il collo allungato a dismisura.

Ed annuisce. Hank lo ha guidato fino all’abisso che c’è dentro di lui e ne ha pagato il prezzo. È ora di andare. Al cadavere penseranno gli avvoltoi.

Ed si allontana. Si riveste e sale a cavallo. Lega la briglia del cavallo di Hank alla propria sella. Guarda ancora il cadavere. Sì, Hank aveva ragione.

Ed sa che cercherà un altro uomo, tra quelli che vanno sempre ad assistere alle impiccagioni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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