Morte a Boca Caliente - I

 

(illustrazioni di Valdemar)

 

Dall’alto della collina Dan osserva Boca Caliente. La cittadina, se tale si può chiamare questo buco di culo, è il posto adatto per i fuorilegge come lui: niente sceriffi, nessuna autorità. Un posto pericoloso, certo, dove si può essere uccisi per molto poco: uno sguardo di troppo, anche solo un urto casuale. Di morti ammazzati se ne vedono parecchi nelle colline intorno a Boca Caliente, con gli avvoltoi che li spolpano. È un buon posto per coyote e avvoltoi, Boca Caliente.

Dan è contento di essere arrivato sano e salvo. Questa volta pensava proprio  di non riuscire a portare a casa la pelle: lo sceriffo Square gli ha dato filo da torcere, ma adesso il suo cadavere è vicino alla pozza di Deep Creek, il cazzo e i coglioni in bocca e in culo ancora lo sborro di Dan. Fotterlo mentre agonizzava è stato grande.

Dan ha bisogno di riposarsi un po’, dopo tutti questi giorni a cavallo, in fuga. È rimasto troppo a lungo in sella e il culo gli fa un male cane. Anche i coglioni sono indolenziti. E la camicia è inzuppata di sudore: il solito caldo fottuto del deserto. Non che questo buco di culo di posto sia meglio, ma almeno potrà lavarsi e non dovrà stare a cavallo tutto il giorno a mangiare polvere e sudare.

Dan scende dalla collina. Quando viene a Boca Caliente, talvolta Dan dorme nella caserma, un labirinto di edifici in argilla, dove spesso non c’è nessuno. Ma già dall’alto Dan ha visto che ci sono soldati in città: qualche spedizione contro gli indiani, probabilmente. Quando ci sono le truppe, Dan si ferma al saloon di Rodriguez, ma adesso ha troppa gente che gli sta dietro e preferisce scegliere un altro posto, dove non lo cercheranno. O forse sarebbe più esatto dire: dove non lo troveranno subito.

Dan raggiunge il piccolo saloon di Tío Ignacio, vicino alla caserma.

Tío Ignacio accoglie Dan con la solita faccia impassibile. Dan è stato due o tre volte da lui, ma non ha mai visto il vecchio messicano mostrare qualche emozione e neppure sorridere. Tío Ignacio gli porge la chiave di una camera al primo piano, sopra la sala in cui viene servito da bere.

- Fammi preparare un bagno caldo.

Ignacio annuisce.

- Il ragazzo verrà a chiamarti quando sarà pronto.

Dan entra in camera. Si spoglia completamente. Potersi togliere la camicia e i pantaloni fradici è un piacere. Il letto ha lenzuola di pulizia molto dubbia, ma Dan ci è abituato. Quando dorme in caserma, è molto peggio. Non che gli importi: in queste terre dimenticate da Dio non si bada molto alla pulizia e uno che fa la vita di Dan ha ben altre preoccupazioni.

Dan si stende sul letto. Di colpo la stanchezza degli ultimi giorni gli piomba addosso. Si addormenta. Lo sveglia il bussare alla porta. Gli ci vuole un attimo per capire dov’è, ma in quell’attimo ha già preso la pistola: per chi è stato braccato per metà della sua vita, certi gesti sono automatici.

- Cazzo è?

- El baño, señor.

- Vengo, vengo.

Dan si alza. Per un attimo si chiede se non raggiungere la stanza dove viene preparato il bagno nudo com’è, tanto nessuno ci baderebbe, ma poi decide di infilarsi i pantaloni.

Apre la porta e si affaccia, guardingo. Il ragazzino gli indica la stanza, senza muoversi: aspetta una moneta. Dan gli dà qualche centesimo e gli fa segno di andare.

Lo stanza è al fondo del corridoio. Dan la raggiunge, senza mollare la pistola. Dentro c’è la tinozza, riempita di acqua calda. Ci sono anche un secchio di acqua calda e uno di acqua fredda. Perfetto.

Dan si siede e si gode il tepore dell’acqua. È una meraviglia. Si lava, poi si alza per aggiungere un po’ di acqua calda, in modo da mantenere la temperatura al livello giusto, e si immerge nuovamente.

Pensa al viaggio e allo sceriffo Square. Ride. Lo ha fottuto bene. Lo ha preso di sorpresa: quel coglione pensava di inseguirlo e se l’è trovato alle spalle, in un momento in cui non stava in guardia. È stato un piacere sparargli, poi fotterlo e poi sparargli ancora: sei colpi in tutto, per godere della sua agonia. E poi con il coltello il lavoretto, per avvertire tutti gli sceriffi e i cacciatori di taglie che lo cercano: lasciatemi stare, se non volete finire con cazzo e coglioni infilati in bocca.

Dan si accarezza lentamente. Il cazzo si tende in fretta: da quando ha ammazzato lo sceriffo, tre giorni fa, Dan non ha più scopato ed è uomo di forti appetiti. Dan sente che il piacere sta per esplodere.

La porta si apre e sulla soglia appare Brian.

 

 

- Sei fottuto, Dan!

Dan capisce subito, non appena vede Brian entrare con la pistola in mano. Merda! La sua vita è finita. È davvero fottuto.

Brian è sulle sue tracce da tempo. Non è uno sceriffo, che qui in Messico non potrebbe arrestarlo, né un cacciatore di taglie. È un figlio di puttana che vuole vendicare il fratello, uno dei tanti che Dan ha fottuto, qualche anno fa.

Dan si accorge che Brian gli sta guardando il cazzo duro. Un signor cazzo, che attira maschi e femmine e che Brian ha avuto modo di gustare, anni fa, quando lui, il fratello Mike e Dan costituivano una piccola banda di fuorilegge. Dan pensa che è la sua unica possibilità. Una carta da giocare.

Con la mano si accarezza ancora, scivolando fino ai coglioni.

- Benvenuto a Boca Caliente, Brian.

Brian lo guarda in faccia.

- Stai per crepare, bastardo.

Dan annuisce.

- Sì, penso di sì.

Lentamente si mette in piedi nella vasca, mentre si accarezza con tutt’e due le mani. Il cazzo è teso al massimo ed è davvero impressionante. Dan si accorge che lo sguardo di Brian scende in continuazione a fissarlo.

- Ti piace, eh? Ti è sempre piaciuto. Vorresti gustarlo di nuovo?

Brian si tende, furioso.

- Mi gusterò il tuo culo, pezzo di merda, dopo averti ammazzato.

- Puoi farlo. L’ho fatto anch’io, più di una volta, con alcuni di quelli che ho ammazzato, lo sai. Ma di solito preferivo fotterli ancora vivi.

- Non avrai più modo di fottere. Solo di essere fottuto.

Dan alza le spalle.

- Come vuoi. Prima o poi crepiamo tutti.

Dan ora usa le due mani per stuzzicare cazzo e coglioni. Sa di non avere quasi nessuna possibilità di cavarsela, ma se deve morire, che sia almeno con il cazzo duro.

Brian gli guarda ancora il cazzo. Dan fa un ultimo tentativo:

- Potremmo divertirci un po’, prima che tu mi ammazzi. Come ai vecchi tempi.

Brian sibila:

- Io mi sto già divertendo. Tra poco mi divertirò ancora di più.

- È un peccato: non hai i coglioni per fare quello che ti piacerebbe fare.

Brian digrigna i denti.

- E che cazzo mi piacerebbe fare, stronzo?

- Ti piacerebbe assaggiarlo, non negare.

Brian sorride, un sorriso feroce.

- Ora la finiamo.

Dan coglie la tensione di Brian. Questo bastardo sta per sparare.

Alza una gamba per scavalcare il bordo della vasca e lanciarsi su di lui, anche se sa che è del tutto inutile.

Brian spara. Un unico proiettile che attraversa il cuore di Dan, facendolo cadere all’indietro, sul pavimento.

 

 

Dan cade a terra, urtando con violenza la testa. Parte dell’acqua della vasca si rovescia. Dan ha ancora un movimento convulso delle braccia e delle gambe, poi un tremito e infine il corpo rimane immobile. Il sangue cola dalla ferita al petto e si mescola all’acqua.

Brian contempla la sua preda. È davvero uno spettacolo. Brian non ha mai visto un maschio così nella sua vita. Un corpo appesantito dagli anni ma vigoroso. E un cazzo formidabile.

Il pensiero va a tanti anni prima, quando lui e Mike, tutti e due giovani e inesperti, accompagnavano Dan nelle sue imprese. Dan è sempre stato un lupo solitario, ma ogni tanto si serviva di giovani che lo aiutavano e a cui lui in cambio insegnava qualche trucco del mestiere. C’era molto da imparare da Dan. E non solo per quanto riguarda rapine e assalti alle diligenze. Dan sapeva scopare come nessun altro e aveva un cazzo formidabile. Scopavano spesso in tre. Dan era capace di venire tre o quattro volte di seguito.

A Brian piaceva sentire in bocca il cazzo di Dan, grosso e duro. Gli piaceva pure prenderselo in culo, anche se era sempre doloroso. Quel cazzo gli trasmetteva sensazioni fortissime.

Dan era stato con loro per qualche mese, poi se n’era andato. Ma le loro strade si erano incrociate alcune volte e ne avevano sempre approfittato per rinnovare la conoscenza.

Che cosa sia successo con Mike, due anni fa, Brian non lo sa. Sa solo che dopo averlo fottuto, Dan lo ha ammazzato. Hanno trovato il cadavere nudo, lo sborro di Dan che gli colava dal culo. E Brian ha giurato di vendicarlo. Ora lo ha fatto.

Brian annuisce. Avrebbe volentieri gustato il cazzo di Dan ancora una volta, ma se l’avesse fatto, ora ci sarebbe il suo cadavere sul pavimento, invece di quello di Dan.

 

 

A Brian è venuto duro a vedere Dan nudo con il cazzo in tiro e a pensare al passato. È ora di godere di questo corpo inerte. Brian chiude la porta: non vuole che nessuno possa vederlo. Di certo al piano di sotto hanno sentito lo sparo, ma a Boca Caliente ognuno si fa i cazzi propri e nessuno verrà a vedere.

Brian si spoglia. Si accarezza il cazzo. Si avvicina a Dan e gli si siede sopra, sul ventre. Tra le cosce sente il cazzo del morto, questa sbarra di ferro che ha provato più volte in culo. Il desiderio lo prende, gli stringe i coglioni. Si solleva leggermente. Si sputa nella mano e inumidisce bene la cappella di Dan. Sputa una seconda volta e sparge un po’ di saliva intorno al buco del culo. Poi, tenendo il cazzo in verticale, si impala. È doloroso e due volte deve interrompersi e sollevarsi, fino a far uscire del tutto il cazzo. Aspetta che il dolore si attenui, prima di riprovare. Impalarsi così è doloroso, ma è una sensazione splendida.

Ora ce l’ha tutto dentro. Fa un male cane, ma va bene così.

Brian chiude gli occhi. Ripensa alla prima volta che Dan glielo mise in culo. Aveva diciannove anni allora e avevano appena rapinato una banca. Era filato tutto liscio e nel loro rifugio si potevano rilassare. Erano scesi al torrente, a bagnarsi. Dan si era spogliato e Brian era rimasto imbambolato a guardare il grosso cazzo dell’amico, mezzo duro. Gli sembrava che gli mancasse l’aria. Dan aveva capito e lo aveva preso, senza dargli il tempo di porsi troppe domande. Un dolore violento, ma anche un piacere che non aveva mai provato.

Se si toccasse ora, Brian verrebbe, ma non vuole venire così. Vuole inculare Dan, imporgli l’ultimo sfregio. Si solleva, fino a che il cazzo del morto non gli esce dal culo. Sente una fitta, che lentamente si attenua.

Volta il cadavere sulla pancia e gli allarga le gambe. Si stende su di lui, ma il culo è troppo grosso ed è difficile fotterlo in questa posizione. Con uno sforzo, tira indietro il cadavere tenendo ferme le gambe, in modo da sollevare il culo. Quando infine è riuscito a sistemare Dan nella posizione voluta, Brian si accorge di essere tutto sudato. Il cazzo gli si è ammosciato, ma adesso che il corpo è nella posizione giusta ed è arrivato il momento di inculare questo bastardo, gli si drizza di nuovo.

Brian posa le mani sulle natiche e le divarica. Osserva il buco del culo, che probabilmente nessuno ha mai violato. Lui sarà il primo: è giusto, è stato lui a far secco Dan, ora può fotterlo. Avvicina la cappella al buco e lo forza. Sente la resistenza della carne, come se anche da morto Dan si opponesse. Con una spinta decisa Brian avanza, finché il cazzo è tutto dentro il culo di Dan. 

Fottere Dan è una sensazione fortissima. La più grande scopata della sua vita.

Brian avanza e arretra il cazzo, ma il desiderio è troppo forte, da troppo tempo non scopa. Il piacere esplode.

 

 

Brian assapora il senso di benessere che prova. Ha ammazzato questo bastardo, vendicando Mike, e lo ha fottuto, imponendogli l’ultimo sfregio. Adesso rimane solo da disfarsi del cadavere.

Brian si stacca. Il cazzo è un po’ sporco. Brian guarda il corpo che ha appena fottuto. Piscia sulla testa di Dan, poi si pulisce il cazzo con l’acqua dei secchi. Rimette in piedi la tinozza rovesciata e ci versa il contenuto dei due secchi, in modo da mescolare l’acqua calda e quella fredda. Non ce n’è abbastanza per fare il bagno, per cui la raccoglie con un secchio, entra nella tinozza e si rovescia in testa il secchio: una bella doccia per rinfrescarsi un po’. Poi si asciuga con il telo che il ragazzo ha lasciato per Dan: tanto lui non ne ha più bisogno. Si riveste, esce dalla stanza e scende a parlare con Tío Ignacio.

- Ho bisogno di due uomini forti che mi diano una mano a spostare il cadavere.

Ignacio non chiede di chi sia il cadavere: l’ha capito benissimo e reputa che non siano affari suoi. Sapeva che se ne sarebbe trovato uno nel saloon: quello di Dan o quello di Brian. Per lui era del tutto indifferente. Purché qualcuno paghi la camera e il bagno.

- Aspetta, gringo.

Va nella bottega a fianco, quella del maniscalco. Si rivolge in spagnolo ai due aiutanti:

- Ramón, Pedro, c’è da guadagnare una moneta.

I due non si fanno pregare. Brian guarda Ignacio rientrare con due marcantoni, sul cui torso villoso brilla il sudore.

- Venite con me.

Salgono nella camera dove si trova il cadavere.

- Sollevate questo pezzo di merda.

I due non mostrano stupore: vivono a Boca Caliente e di morti ne vedono ogni giorno o quasi.

Sollevano il corpo, che pesa parecchio.

Ramón si limita a dire:

- Mierda, el gordo!

Pedro risponde:

- Mierda!

Brian sorride. Sa che Dan è pesante. Ha sentito parecchie volte il peso di questo corpo che lo schiacciava al suolo mentre lo fotteva.

Scendono e passano in cortile. Brian prende il cavallo di Dan e fa mettere il cadavere colla pancia sulla sella, testa e braccia da una parte, gambe dall’altra. Poi dà due monete agli aiutanti del maniscalco. Rientra per pagare Tío Ignacio.

Quando ha fatto, prende il suo cavallo e sale in sella. Con una mano afferra la briglia del cavallo di Dan e con una leggera pressione degli speroni mette in movimento la propria cavalcatura.

Brian cavalca per le vie della città, in modo che tutti possano vedere il cadavere del fuorilegge, dal cui culo gocciola lo sborro di Brian. Un’ultima umiliazione per Dan. Poi lascia la città, dirigendosi verso il deserto.

 

 

In alto volano alcuni avvoltoi. Ce ne sono sempre, intorno a Boca Caliente. Qualche cadavere da spolpare si trova spesso. Tra poco ce ne sarà un altro e gli avvoltoi avranno di che mangiare: Dan non è certo magro. Sarà un buon pasto per quelle bestiacce.

Brian avrebbe potuto lasciare il cadavere al saloon, dando qualche dollaro a Tío Ignacio, ma non vuole che Dan abbia una sepoltura: vuole vedere lo scempio del suo corpo.

A una certa distanza dalla città, Brian fa scivolare il corpo di Dan a terra, poi si allontana, perché sa che gli avvoltoi non scenderebbero, vedendolo vicino al cadavere. Si ferma a una distanza che gli permette di assistere.

Arrivano in fretta gli avvoltoi. Il primo che appare è seguito da altri due, poi ne giungono ancora altri. Ruotano in cielo sopra il cadavere, per assicurarsi che non ci siano rischi.

 

 

Gli avvolti scendono. Il primo affonda il becco nel ventre di Dan, squarciando la pelle. Un altro afferra il cazzo, un gran bel boccone.

Brian ride. Va a prendere il cavallo, che ha lasciato poco distante, poi si volta ancora a lanciare un’ultima occhiata al banchetto. Dan ha avuto la fine che si meritava.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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