Il sacrificio

 

(illustrazioni di Valdemar)

 

Il dio del monte si è destato dal suo sonno profondo e torrenti di lava scendono verso il villaggio, devastando tutto ciò che incontrano nel loro percorso. Le foreste ardono, gli animali fuggono atterriti e gli uomini guardano sgomenti la fine del loro mondo.

Se un dio più potente non interverrà a fermare la furia del monte che arde, tutto verrà distrutto e gli uomini dovranno fuggire lontano, lasciando le loro terre. Il pericolo che incombe è gravissimo e solo Cernunnos, il dio tutelare della tribù, può salvare gli uomini dalla distruzione. Il gran sacerdote ha consultato il dio terribile, che esige il sacrificio del più forte guerriero.

Due sono gli uomini più validi della tribù, il cui cuore mai trema in battaglia, capaci di fare strage orrenda in battaglia. La loro apparizione riempie di terrore i nemici e li mette in fuga. Questa notte si affronteranno in un duello: uno dei due morrà per mano dell’altro, il più forte, che sarà sacrificato al dio.

Quando scenderà la notte, il grande duello avrà inizio: poche ore separano Bran e Danan dalla morte che attende entrambi, ma i due guerrieri non hanno paura.

Per l’ultima volta Bran e Danan si amano nella casa dove da diversi anni vivono insieme. I loro corpi cercano il piacere, prima che il buio li avvolga per sempre.

Possente è Bran e vigoroso il suo membro, ma ancora più forte è Danan, dal grande sesso. Il desiderio arde in entrambi. I loro corpi si stringono nelle ultime carezze, poi Danan solleva Bran con le sue braccia robuste e i fianchi di Bran si aprono per l’ultima volta ad accogliere la virilità trionfante del guerriero. Doloroso è l’ingresso, come sempre, perché Danan è un maschio pari a nessun altro, ma il piacere è più forte di tutto. Con vigore spinge Danan, senza risparmiare Bran. A lungo cavalca, reggendo il corpo dell’uomo che ama e che questa notte ucciderà o da cui riceverà la morte. E infine il piacere divampa come l’incendio che arde i boschi e il seme si sparge come la lava del vulcano.

 

 

Danan posa il corpo di Brian a terra e si stende su di lui. Si guardano negli occhi. Tra poco si affronteranno nell’ultimo duello, prima di trovare entrambi la morte.

Bran gli dice:

- Tu solo mi hai posseduto, Danan.

Altro non dice Bran. Desidera che sia la spada di Danan a ucciderlo e non il pugnale del sacerdote, perché nel sacrificio il dio terribile possiede la vittima. Neppure a Cernunnos, dio tutelare della tribù, Bran vorrebbe offrirsi.

 

Danan e Bran raggiungono la capanna della purificazione. L’aria è satura del vapore. I due guerrieri siedono uno di fianco all’altro, in silenzio. La vicinanza accende i loro corpi, ma cedere ora al desiderio sarebbe un oltraggio al dio. Rimangono muti, senza sfiorarsi, ma si contemplano. Un leggero sorriso aleggia sulle loro labbra.

Il suono del tamburo li richiama fuori dalla capanna. Escono e gli uomini della tribù versano l’acqua su di loro e lavano i loro corpi: è il lavacro funebre, perché ormai sono entrambi morti. Altra cerimonia funebre non avranno: i loro cadaveri sono destinati ai lupi, poiché la tribù adora il dio Cernunnos sotto l’aspetto del lupo. Non ci sarà un tumulo per i due forti guerrieri, non riceveranno onori funebri. I loro corpi saranno abbandonati in un luogo maledetto, poiché coloro che il dio ha scelto non possono essere ricordati dai vivi.

Danan e Bran raggiungono il recinto sacro, dove combatteranno. Sui pali aguzzi sono infilzate le teste di altri guerrieri, nemici uccisi nei sacrifici, e dei lupi, emissari e incarnazioni del dio tutelare.

Al di fuori dei sacerdoti, nessun uomo può entrare nel recinto: la punizione per i trasgressori è la morte. Ma Bran e Danan sono chiamati come vittime sacrificali della cerimonia sacra.

Il grande sacerdote li attende. È nudo. Porta su di sé il grande fallo d’oro, simbolo della virilità del dio, che dà la morte quando possiede un uomo.

Il sacerdote ha due spade e apre le braccia, sollevandole. Ognuna delle sue mani stringe l’elsa di una spada, che ora si drizza alta verso il cielo. Una luna piena, rossa come il sangue, illumina la notte.

A un cenno del sacerdote Bran e Danan si avvicinano e si pongono di fianco a lui, ma rivolti nella direzione opposta.

 

 

Il sacerdote abbassa le braccia, tenendole leggermente indietro, in modo che le due lame sfiorino i corpi dei guerrieri. Ognuno dei due afferra la lama e la stringe. Un po’ di sangue cola dalle dita ferite. Il sacerdote lascia le spade e i due le impugnano. Poi il sacerdote si allontana e i guerrieri si voltano, fronteggiandosi.

- Addio, Danan. La mia spada ti trafiggerà, come il tuo membro possente mi ha tante volte trafitto. E poi il membro del dio mi prenderà, come ha fatto tante volte il tuo.

Bran non desidera ciò che ha detto, ma un guerriero non può affrontare un duello rassegnandosi alla sconfitta: sarebbe un’offesa al dio.

Danan ghigna e risponde:

- Sarà la mia spada a trafiggerti e sarà come se il mio membro penetrasse ancora una volta tra i tuoi fianchi, dandoti la morte, come il membro del dio la darà a me. Addio, Bran.

Dan si lancia su Bran, che para il colpo, senza indietreggiare, per poi attaccare a sua volta. A lungo combattono i due guerrieri, Danan più forte, Bran più agile.

A un certo punto Danan attacca e si scopre. Bran potrebbe ucciderlo, ma qualche cosa lo trattiene. Bran si dice che è la volontà del dio, ma forse è solo il suo desiderio di morire per mano di Danan e non per mano del dio. Bran si muove tardi e Danan fa in tempo a sottrarsi. Il colpo vibrato da Bran però lo raggiunge alla coscia e Danan quasi cade in ginocchio.

Vedendo Danan sbilanciato, Bran si lancia in un rapido attacco, ma il suo rivale lo sorprende avanzando a sua volta e gli infila la spada nel ventre, con tanta forza che la spada esce dalla schiena. Il dolore è un fulmine che schianta Bran, ma dentro di lui scende una grande pace: Danan lo ha colpito a morte e ora lo finirà, poi gli taglierà la testa, in segno di vittoria. Nessun altro lo prenderà come Danan lo ha preso tante volte.

 

 

Bran barcolla, si volta, stordito dal dolore, come se volesse andarsene, senza più capire che cosa sta facendo. Dana guarda la schiena del suo compagno e il desiderio si accende dentro di lui, perché ormai il momento dell’amplesso del dio è vicino, l’abbraccio che dà la morte. Con un gesto deciso Danan trafigge Bran: la spada gli entra nella schiena ed esce dal petto ed è come se il membro possente di Danan un’ultima volta penetrasse Bran.

 

 

A Bran l’arma sfugge di mano, il mondo è solo più il fuoco che gli arde nel ventre e nel petto. Cade in ginocchio e la spada di Danan cala su di lui, recidendogli il capo.

Danan guarda il corpo senza vita di Bran steso a terra e la testa, che è rotolata poco distante. Ha ucciso il suo compagno, l’uomo a cui lo univa un sentimento profondo, ma non prova davvero dolore: sa che la morte lo attende ed è contento che nessuno, nemmeno il dio, abbia potuto prendere Bran. Danan sente la presenza del dio, il calore del corpo che lo possiederà, l’odore intenso di animale selvatico, il respiro possente. Gli sembra di vedere, grande, l’immagine del dio che lo sovrasta, il membro svettante.

Danan raccoglie la testa e si volge verso il sacerdote che è entrato nel recinto.

 

 

L’uomo gli fa cenno di mettersi sull’altare. Il guerriero lascia cadere il capo del morto e si stende. Dentro di sé sente il desiderio che arde, impetuoso, teso allo spasimo, e il grande membro del guerriero si erge, magnifico. Danan guarda senza tremare la lama che scende su di lui. Sente il dolore violento del coltello che gli spacca il cuore, ma più forte è il dolore del membro del dio possente che lo penetra e gli squarcia le viscere. Ma più forte di tutto è il piacere, perché il dio che con il suo amplesso dona la morte, regala un godimento che nessun amplesso umano può dare.

Il seme di Dan si sparge alto, quello del dio gli riempie le viscere squarciate.

 

 

Il sacerdote estrae la lama e taglia la testa della vittima sacrificale.

I due corpi vengono trascinati fuori dal recinto. Quattro uomini del villaggio sollevano il corpo di Danan e altri quattro quello di Bran. Un uomo li segue con le due teste.

Raggiungono un luogo sacro al dio, dove nessuno può fermarsi. Il corpo di Dan viene posto a terra. Quello di Bran viene lasciato cadere su quello del compagno. Per l’ultima volta il membro vigoroso di Danan preme contro i fianchi di Bran.

Vicino vi sono due pali appuntiti. Su di essi vengono infilzate le due teste.

Gli uomini si allontanano.

I lupi si avvicinano, i lupi del dio terribile. Il primo lacera con i denti i genitali di Bran: i lupi divoreranno i due corpi, poiché il dio ha accettato il sacrificio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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