L’ultima cavalcata

        

Tha Last Ride copia

 

La terra avvampa, in questo infernale pomeriggio di fine agosto. A tratti ci investono raffiche di polvere, scagliata dal vento. Lontano, sulle colline, corrono ombre di nubi ed all’orizzonte il cielo è nero come la pece. La pioggia arriverà, finalmente, ma non oggi. Domani, forse. Oggi il mondo è immerso in una luce abbagliante e riarso come la mia gola. 

Da ore cavalchiamo attraverso una terra assetata, che il calore ha spaccato. Miriadi di cavallette si levano dove si posano gli zoccoli dei nostri cavalli. I torrenti sono secchi, non c’è un goccio d’acqua in questa terra desolata. In lontananza posso vedere steccati, bestiame, fattorie, ma non c’è un’anima viva sotto questo sole che ti scortica.

Il culo mi fa un male cane. Sono quattro ore che cavalchiamo attraverso questa desolazione fottuta. Troppe.

Finalmente scorgo il piccolo ranch. Qui ci fermeremo. Qui. Qui scaverò la mia fossa, qui Joe mi ucciderà, qui riposerò per sempre, sotto questa terra assetata.

Il pensiero di quello che sta per succedere mi eccita; il cazzo si tende contro la stoffa dei jeans e vibra. Adesso ho bisogno di una bella cavalcata, ma non su un cavallo. Joe mi darà quello di cui ho bisogno, come ha fatto infinite volte: un grosso cazzo nel mio culo, due forti mani che mi accarezzano, sette od otto pallottole in pancia.

Mi chiedo se non sto sognando. Sì, in parte sì. È davvero un sogno, ma un sogno che si avvera. Sto per morire e non posso evitarlo, ma non sarà la malattia a portarmi via. Non voglio morire di cancro, in un letto d’ospedale. Voglio morire in piedi, da uomo, come ho spesso sognato, con il fuoco che mi divora le viscere.

Portiamo i cavalli nella piccola scuderia. Joe si occupa di loro. Io do un’occhiata al locale, immerso nella penombra. So che trascorrerò qui la mia ultima notte. Ci sono altri tre cavalli e posso sentire l’odore del loro piscio. Annuisco, anche se Joe non bada a me. Il posto va benissimo, Joe ha fatto le cose per bene, come sempre.

Il sole non è ancora tramontato, posso ancora muovermi liberamente.       Entro in casa ed apro il frigorifero. Non sono affamato, ma sto crepando di sete. Prendo due birre. “Two beers for two bears”, due birre per due orsi. Tu sorridi. È una vecchia battuta, ma è l’ultima volta che la dico. Altre due birre.

Saliamo le scale. Nella camera da letto le lenzuola sono perfettamente pulite. Detesto le lenzuola sporche.

Ci spogliamo, sorridenti. Guardo il corpo di Joe, che conosco così bene.

Sei bellissimo, Joe. Non sei bello come un attore: Brad Pitt non ha la tua pancia, sporgente e pelosa, il tuo culo grosso, anche quello coperto da una spessa peluria, la tua mascella squadrata, che la barba grigia non nasconde. Brad Pitt non ha il tuo grosso cazzo ed i tuoi voluminosi coglioni. Non potresti recitare la parte di Romeo, Joe, ma sei il più bell’esemplare di orso che io conosca. Ed io ti amo, Joe, più che mai ora che stai per uccidermi.

È ora di metterci a letto, per l’ultimo gioco. Per l’ultima volta, sento il grosso cazzo di Joe che si fa strada nel mio culo. E so che è il cazzo del mio assassino.

È bello, cazzo, se è bello! Per l’ultima volta nelle nostre vite tu mi fotti.

 

*

     

Siamo distesi sul letto, dopo la nostra ultima scopata. Stringo il tuo grosso corpo peloso tra le mie braccia, per l’ultima volta. La fine è vicina, molto vicina. Già sento i passi sulle scale e prima che tu capisca che cosa sta succedendo, la porta si apre.

- Eccoli qui. Alzatevi, finocchi!

Due uomini, forti: Vincenzo e un altro, che non conosco. Ognuno dei due ha una pistola in mano e una seconda nel cinturone.

Tu sei stupefatto, non capisci. Sì, ho organizzato tutto, ma non proprio come avevamo concordato.

Vincenzo prende le manette e ti blocca le mani dietro la schiena. Poi fa lo stesso con me.

Sorrido. 

Quando, vent’anni fa, salvai un bambino da un’auto in fiamme, non sapevo che stavo salvando il mio assassino.

È utile conoscere un gangster, non credo che avrei potuto organizzare tutto come ho fatto senza Vincenzo. Con lui sono completamente sicuro che la nostra uscita di scena sarà esattamente come l’abbiamo sempre sognata.

- Giù!

Scendiamo le scale, ci spingono fuori.

Siamo nel cortile, ora. Il sole sta tramontando. Il nostro ultimo tramonto: tra le nubi nere c’è una striscia di cielo infuocato.

Ci fanno entrare nella scuderia. Ci sono sette cavalli, adesso.

Legano ognuno di noi ad un palo, a pochi metri di distanza l’uno dall’altro.

Se ne vanno senza una parola. Ora che hanno chiuso la porta, nella scuderia è buio, molto buio. Riesco a malapena a vederti.

Fino ad ora non hai detto una parola, ma adesso sento la tua voce:

- Che cazzo significa?

Lo sai benissimo, hai capito, ma ti rifiuti di crederlo.

- Un’esecuzione. Era quello che volevamo, no?

- Non mi prendere per il culo. Joe, non mi dirai che uccideranno anche te?

So che sei sconvolto, ho colto nella tua voce una nota di angoscia. Ma so che capirai. E che accetterai. Hai solo bisogno di un po’ di tempo per abituarti all’idea. Ti rispondo, ironico:

- So che avresti voluto essere l’unico protagonista di questo film, ma sai com’è, non mi piace essere lasciato indietro. Dovrai dividere la scena con me.

-Merda, Joe, tu non hai il cancro. È una follia. Facciamola finita con questa cazzata!

- Questa cazzata? Ho speso una barca di soldi ed un sacco di tempo per organizzare tutto e tu mi dici che è una cazzata? Questo è davvero offensivo! Sei un ingrato.

Rido. Ti sto pigliando per il culo, ma tu sei ancora troppo agitato. Devo lasciarti il tempo di calmarti, di ragionare, di capire.

- Merda, Joe! Merda! Merda ! Merda !

Io taccio ed aspetto che tu abbia finito di protestare. So che alla fine sarai d’accordo. Ti conosco, Luke, conosco il tuo lato oscuro, il mio corpo ne porta le tracce, numerose: cicatrici profonde. Ed il mio lato oscuro ha lasciato altrettante cicatrici, non meno profonde, sul tuo corpo. Fino ad ora il nostro amore è sempre stato più forte dell’attrazione che provavamo per l’agonia e la morte, ma ora la fine si sta avvicinando e sarà come abbiamo fantasticato.

Riprendo a parlarti, senza più ironia..

- Ucciderti è bello, Luke, ma preferisco essere ucciso con te.

- Joe, io…

Ti interrompo.

- Basta! Se tu fossi al mio posto, faresti lo stesso. E lo faresti perché è quello che davvero vuoi, quello che tutti e due davvero vogliamo. Adesso piantala, Luke. Stiamo aspettando di essere giustiziati, come abbiamo sognato un sacco di volte, ma questa volta è vero, non è una fantasia. Io sono felice di pensare che domani ti vedrò crepare e che tu mi vedrai crepare. Luke, sai benissimo che vuoi vedermi crepare, vuoi vedermi mentre mi ammazzano. Ed io voglio vedere la tua agonia. Lunga e dolorosa.

- Merda!

Non rispondo. Stai accettando l’idea. Sai che va bene così, che questa è la soluzione migliore.

C’è un silenzio, molto lungo. Poi sento di nuovo la tua voce.

- E dopo aver bevuto due birre, non posso nemmeno pisciare!

- Perché mai? Hai paura di fare una cattiva impressione sui tuoi assassini? Domani sarai un cadavere. Pulito o sporco, di piscio o anche di merda, è lo stesso.

- Sta’ zitto, non è questo!

- E allora?

- Ho il cazzo duro, non riesco a pisciare.

Rido. Non posso vederti in faccia, ma so che stai di nuovo sorridendo. Il tuo sorriso ironico.

- Vaffanculo, finocchio!

Scoppiamo a ridere tutti e due.

 

*

 

Mattina. La nostra ultima, breve, mattina. Nella scuderia il puzzo di piscio è più forte.

Abbiamo trascorso la notte parlando, ricordando, ridendo, anticipando quello che sta per avvenire. Abbiamo il cazzo duro, tutti e due, come è stato per gran parte della notte.

È arrivata l’ora. La porta della scuderia si apre ed i nostri assassini entrano.

- Alzatevi!

Obbediamo. Non abbiamo scelta.

Il cielo è una coperta di nuvoloni neri. Il vento soffia impetuoso. Pioverà presto, molto presto.

I due tolgono le manette a Joe, gli danno una pala e gli indicano un punto nel cortile, dove c’era il trogolo. Joe incomincia a scavare. Quando saremo morti, getteranno i cadaveri nella buca, la riempiranno e poi rimetteranno a posto il trogolo. Il trogolo nasconderà la nostra fossa, sarà la nostra pietra tombale.

Joe sta scavando. Palate di terra si accumulano ai lati della buca, che diventa via via più profonda. Joe è forte, vigoroso. Presto sarà morto. Il mio cazzo è una lama d’acciaio.

In questa mattina grigia, di un caldo soffocante, Joe suda abbondantemente, il sudore gli scorre a rivoli dalla fronte e lungo il torace. Io sudo poco, per il momento mi limito a guardare Joe mentre lavora.

- Basta!

Uno dei due mi indica con il dito. Faccio un passo avanti. Il tizio mi toglie le manette. Prendo la pala dalle mani di Joe. Mi sorride ed io sorrido a lui. Il suo splendido cazzo è duro. Incomincio a lavorare. Ora è il mio turno di sudare. Scavo a lungo ed il mio corpo si copre di una patina di sudore. È faticoso scavare una fossa per due corpi, sotto questo cielo che sembra volerci schiacciare al suolo.

- Va bene, è sufficiente.

Sì, è sufficiente. La fossa è abbastanza profonda per due cadaveri. Per i nostri due cadaveri.

Sento un brivido corrermi lungo la schiena, ma c’è anche un’eccitazione crescente. Ora. Ora. Sta per incominciare l’esecuzione, la nostra esecuzione. Sarà una morte violenta, dolorosa, la morte che abbiamo sempre desiderato. L’ultimo scempio.

Ci guardiamo e sorridiamo. Hai ragione, Joe, so che è stata la scelta giusta, che è questo che davvero vogliamo, tutti e due, morire insieme, essere ognuno testimone dell’agonia dell’altro.

Uno dei due uomini mi ammanetta i polsi dietro la schiena, poi fa lo stesso con Joe.

Improvvisamente ci spingono e cadiamo a terra. Ci ritroviamo stesi al suolo.

Non capisco subito, ma uno dei due mi obbliga ad allargare le gambe. Guardo Joe. L’altro uomo è su di lui e sta aprendosi i pantaloni. Capisco.

L’uomo si stende su di me ed il suo cazzo mi entra in culo. Sì, è bello essere fottuto in culo per l’ultima volta, subito prima di crepare, essere fottuto da un uomo forte, con un grosso cazzo robusto. È bello essere fottuto dal mio assassino.

Sento la bestemmia di Joe quando il suo assassino lo incula con una spinta decisa. Rido

C’è un lampo e poi un tuono assordante. Di colpo incomincia il diluvio. Siamo avvolti in un sudario di pioggia. In un attimo siamo fradici.

- Alzatevi.

“Alzatevi, alzatevi!”, dicono sempre la stessa parola, ma ha tanti significati. Ora significa: “Alzatevi e affrontate la morte”.

Ti alzi, con una smorfia di dolore.

- Merda!

Ora, è arrivato il momento. Le pallottole, il dolore, l’agonia. Ora. Grazie, Joe.

 

*

 

Siamo in piedi di fronte ai nostri assassini, la schiena contro la parete della scuderia, sotto la pioggia torrenziale. Ti guardo. Vedo nei tuoi occhi il panico. Respiri affannosamente. Abbiamo immaginato molte volte questa scena, ma adesso è reale, adesso stiamo davvero per crepare.

L’ondata di panico passa. Mi guardi e sorridi.

Sorrido anch’io, ma il cuore mi batte all’impazzata. Il cazzo è duro come una pietra, ma le viscere mi si contraggono.

Guardo Vincenzo, le sue pistole. Le sta togliendo dal cinturone, sta prendendo la mira.

Per un attimo smetto di respirare. Da quelle pistole usciranno i proiettili che mi daranno la morte, presto, prestissimo. Non posso fermarli.

Non voglio fermarli.

Sì, questo è davvero ciò che voglio. Sì, sì. Improvvisamente mi sento euforico, non c’è più nessuna traccia di paura. Questa volta niente proiettili a salve, questa volta è vero. Questa volta è il mio sangue, la mia morte. Sì, sono impaziente, attendo questi colpi, l’agonia.

Il primo colpo ti prende in pancia, proprio sotto l’ombelico. Sì, cazzo, sì! È bellissimo. Il dolore che deforma la tua faccia, il brivido che percorre il tuo grosso corpo, la bocca che ti si apre in un urlo che non esce, sangue e pioggia sulla tua pelle. La tua agonia è iniziata.

Il secondo colpo è per me. Lo so ed il mio corpo si tende. Sto aspettando il proiettile che aprirà la via alla mia morte. Guardo Vincenzo e sorrido.

- Merda!

Il dolore è violento, l’impatto quasi mi getta contro il muro.

- Merda!

Il sangue mi sgorga dal ventre, si mescola con la pioggia. Un fuoco mi brucia le viscere.

- Merda!

È terribile. È bellissimo. È grandioso. Ancora, ancora!

Il terzo proiettile è per te. Ti colpisce al ventre, sulla sinistra. Una bolla di sangue sembra esplodere dalla ferita. La tua faccia è distorta da una smorfia di dolore. Il cazzo ti si ammoscia. Il mio no, è duro come l’acciaio, sembra diventare più duro ad ogni momento che passa.

Il quarto proiettile è per me. Mi apre la carne proprio di fianco al cazzo duro. Annaspo, accecato dal dolore, il ventre è un vulcano e la lava corre nelle mie viscere, ma il mio cazzo rimane duro, sempre più duro. L’inferno mi brucia dentro il ventre, il diavolo sta divorandomi le viscere. Bestemmio, due volte, forte.

Mi faccio forza, voglio morire in piedi.

 

*

 

È come un artiglio che mi scava le viscere, che mi lacera la carne.

La terza pallottola mi prende ancora al ventre. Faccio fatica a respirare. Sto morendo. Non so se è un sogno o un incubo, ma è quello che volevo, che volevamo.

Guardo Joe. Mi piace vedergli la faccia stravolta dall’agonia quando una pallottola gli entra in pancia. Mi piace sentire le sue bestemmie, il suo “Merda”, che ripete. È bello. Tre pallottole in pancia per lui, tre per me. Sì, è bello. È bello vedere Joe crepare.

È ancora in piedi, ma non mi stupisce, lo conosco. Ha i coglioni d’acciaio. Ha una gigantesca erezione, davvero magnifica. La sua capacità di sopportare il dolore è incredibile, è davvero forte: la sua agonia sarà più lunga della mia. Bene. So che è quello che vuole. Vedermi crepare prima di morire.

La quarta pallottola mi colpisce sopra l’ombelico. Il mio corpo non risponde più alla mia volontà. Non riesco più a reggermi. Il mondo incomincia a rotolare e solo quando urto contro il terreno, il dolore al ventre mi scuote e mi rendo conto di essere caduto.

Il mio assassino si avvicina e poi scompare dietro di me. Sento qualche cosa di caldo e duro premere contro il buco del culo. Non è un cazzo: è troppo duro e troppo caldo. È la canna della pistola attraverso cui quattro pallottole mi sono entrate nelle viscere.

L’uomo mi spinge la canna della pistola ben dentro il culo. È bello. Gli ultimi colpi, la fine che si avvicina.

Volto la testa, guardo Joe. Voglio godermi la sua agonia.

Sei ancora in piedi, Joe, davanti al muro. Sì, hai davvero i coglioni di acciaio, Joe, ma ti conosco: non morirai con i coglioni. Ti conosco, Joe.

 

*

 

È bello vedere il tuo corpo steso a terra, la canna di una pistola ben dentro il tuo grosso culo peloso. È bello sapere che stai per morire.

Vedo che Vincenzo sorride ed ancora lo sparo e la pallottola arrivano insieme. Questa volta il colpo mi prende esattamente all’ombelico. Urlo:

- Aaaaah!

Riesco a reprimere l’urlo che ancora vorrebbe uscire.

Bestemmio ancora.

Non cado, non voglio cadere, anche se so che finirò per cadere, anche se aspetto il momento in cui le mie gambe non reggeranno più il mio peso.

Lotto contro la forza che preme su di me, che vuole piegarmi. Lotto, anche se so che è inutile, anche se il dolore cresce. Voglio altro dolore. Non mi basta.

Ricevo la sesta pallottola.

- Merda!

Le viscere bruciano, una grande fiamma le sta divorando.

Le mie gambe si piegano e lentamente scivolo in ginocchio davanti al mio assassino. Appoggio la schiena contro il muro ed aspetto. C’è un tale piacere in questa attesa!

C’è ancora qualche cosa che mi aspetta, qualche cosa che non ti ho detto, Luke, qualche cosa che ho spesso sognato.

Guardo il tuo sorriso stanco. La morte sta venendo, Luke, presto arriverà attraverso quella canna che ti riempie il culo.

Vincenzo si inginocchia davanti a me. Siamo tutti e due in ginocchio, ora, ma le mani di Vincenzo sono libere e lui ha una pistola, le mie mani sono legate dietro la schiena ed io ho sei proiettili in pancia. Eppure non cambierei il mio posto con il suo, anche se so che essere al suo posto mi piacerebbe. Anche a Vincenzo piace, glielo leggo  in faccia. Ma il mio posto è il migliore, di gran lunga.

Vincenzo mi guarda, come se aspettasse un segnale. Pensa che potrei aver cambiato idea. Ma io ammicco. Lui annuisce.

Vincenzo preme la canna della pistola contro il mio cazzo duro. Sento la canna calda, da cui sono usciti i proiettili che ora sono nel mio ventre, da cui usciranno tra poco altri tre proiettili.

E succede. Ho sei pallottole nelle viscere, ma succede: dai coglioni un piacere cresce, forte, sempre più forte, finché un abbondante getto di sborro sale e ricade sul mio ventre insanguinato. Sborro e sangue si mescolano con la pioggia.

Sborro e sangue, piacere e dolore, umiliazione e morte.

Vincenzo sorride e, quando infine il getto si arresta, preme il grilletto.

Una pallottola attraversa la cappella, quasi recidendola, e mi entra in pancia. Il dolore cresce ancora. Apro la bocca, cercando di respirare, ma mi sembra che nei polmoni entri solo fuoco. Le viscere sono un’unica fiamma ed il dolore è intollerabile. Ma non è abbastanza.

Bestemmio ancora.

Il mio ventre è pieno di piombo. Sono pesante, ma divento più pesante ad ogni colpo.

La canna preme ora contro il coglione destro. Guardo il mio coglione che sta per dissolversi, la canna che preme. L’ho voluto, ma il mio corpo ora si ritrae. Non lo voglio più. Davvero? Lo voglio, sì. Lo voglio, lo desidero, lo aspetto. Lo voglio, voglio sentire il colpo. Lo sentirò presto, ora.

Il dolore esplode. Chiudo gli occhi, grugnisco. Quando apro gli occhi, guardo Vincenzo attraverso le lacrime, poi in basso. La canna ora preme contro l’altro coglione. No, contro il mio unico coglione.

Mormoro:

- Merda!

Il dolore esplode di nuovo. Urlo, quasi svengo. Non sono più un uomo, ora, solo un bue che aspetta gli ultimi colpi. Sì, ora il dolore è abbastanza, ora sono sazio.

Vincenzo mi prende per il collo con una delle sue mani forti e mi spinge a terra. Dolore, dolore. Non sono più un uomo, solo un bue steso nel fango, che aspetta la morte. È questo che volevo.

Ti guardo.

Un po’ di sangue ti cola dalla bocca, un proiettile deve averti colpito lo stomaco o un polmone.

Stai perdendo la coscienza, stai agonizzando, ma riesci a sorridere ed a dire:

- Coglioni d’acciaio… ma… niente più… coglioni.

Cerco di rispondere al tuo sorriso, ma non riesco più a sorridere. Annuisco.

Sento la canna della pistola che mi entra in culo. È bello sentire questa canna che preme contro le viscere.

Dico:

- È bello… sentire… questa canna dura… in culo, dura come… il tuo cazzo.

Uno, due, tre proiettili ti attraversano le viscere e raggiungono il cuore ed i polmoni. Guizzi, due volte, la tua testa si alza e ricade, per l’ultima volta. Rimani immobile. Sei morto.

Sì, sei morto, sei un cadavere. Hai fatto la fine che desideravi. Anche la mia fine è vicina, ci sono solo più gli ultimi gradini, prima di sprofondare nel buio.

Ti tolgono le manette. Girano il tuo cadavere con la pancia verso l’alto. C’è fango sulla tua pancia, fango e sangue, ma la pioggia li sta lavando via.

Ti trascinano alla fossa, poi ti lasciano cadere.

Sei nella tua tomba, nella nostra tomba, ad aspettare me. Non ci vuole più molto, un minuto o due, appena.

Vincenzo è di ritorno. Ha la sua pistola.

- Vincenzo?

- Sì?

- Sei grande!

Vincenzo non dice niente. Annuisce.

- Addio, Joe.

Non servono altre parole.

Posso sentire che la canna della pistola nel mio culo è fortemente inclinata: i proiettili mi attraverseranno il ventre e non raggiungeranno il cuore. Ma la morte è vicinissima.

Preme il grilletto, una, due, tre volte.

Un fuoco esplode nel mio culo. Dolore, dolore, dolore per il bue.

Sono ancora vivo, quando Vincenzo estrae la canna della pistola.      

Sono ancora vivo, quando mi libera i polsi dalle manette e mi gira a pancia in su.

 

In un vortice di puro dolore, il ventre in fiamme, gli occhi quasi ciechi, aspetto l’ultima umiliazione prima della fine.

Sta piovendo, ma il getto che ora incomincia a cadere sulla mia faccia, la mia bocca, i miei occhi, non è pioggia. Gli uomini stanno pisciando sul bue.

Quando hanno finito di pisciare, Vincenzo e l’altro uomo prendono il mio corpo, lo trascinano fino alla tomba, lo girano sulla pancia e lo fanno cadere.

Cado sul tuo corpo, Luke. È ancora caldo. Giaceremo in questa tomba, i nostri cadaveri marciranno insieme, in un ultimo abbraccio.

Un proiettile, altro dolore in culo - c’è ancora spazio per altri proiettili, altro dolore? Sì, c’è - un secondo proiettile ed un terzo.

Poi le pallottole nella schiena, che raggiungono i polmoni ed il cuore.

Buio. Buio.

Nulla.

 

 

 

 

 

 

 

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