Partita di caccia

da una fantasia di Ferdinando Neri e TJNoose

 

Coltello2

Hugh

Tom

Il sole si sta abbassando e le ombre degli alberi si allungano. Manca oltre un’ora al tramonto e finalmente cala un po’ l’afa di questa giornata d’agosto. È l’ora più adatta per la caccia. E non conosco luogo migliore di questa valletta ai piedi della collina. In giornate senza vento, come oggi, c’è un silenzio innaturale. Di qui non si sente neppure il ruscello che scorre sull’altro versante della collina.

Mi accendo un sigaro e fumo, assaporando questo momento. Tra poco la caccia incomincia. Tom non è lontano.

La strada finisce qui. Se strada si poteva chiamare: una pista nel bosco, appena percorribile con la jeep. Se piove, diventa un pantano in cui si sprofonda. Doveva essere una vecchia strada dei taglialegna, ma da anni non tagliano più alberi, qui.

È il tipo di posto che piace a Hugh: certamente non ci viene nessuno. Perché mai uno dovrebbe venire in un buco del culo come questo? È il posto adatto per la caccia, lo devo riconoscere. Nessun testimone, nessuno che ti rompe i coglioni.

Scendo ed apro il bagagliaio. Tiro fuori il fucile e la pistola. Mi sistemo la fondina alla cintura. Il fucile lo tengo sulla spalla.

Penso a Tom ed estraggo la pistola dalla fondina. La soppeso nella mano. Guardo la canna. Gli riempirò la pancia di proiettili. Sorrido, mentre aspiro nuovamente un po’ di fumo. Rimetto la pistola al suo posto e prendo il coltello. Ha una lama tagliente: sfioro appena il filo con il polpastrello ed una goccia di sangue cade sulla lama. Questa sera mi servirò del coltello per castrare Tom, dopo averlo fottuto.

Chiudo gli occhi ed aspiro ancora il fumo. Sono eccitato, come sempre, più che mai. Il cazzo è duro come la lama del coltello. Lo stringo attraverso il tessuto dell’uniforme. La caccia mi fa sempre questo effetto. E più che mai la caccia di questa sera.

Perché la preda è Tom.

Controllo ancora il navigatore. Sì, deve essere la collina che vedo là davanti. Venti minuti, al massimo mezz’ora, lungo il sentiero. Ma non mi conviene seguire il sentiero: Hugh è certamente appostato da qualche parte.

Mentre cammino penso a questa caccia. Non mi aspettavo il messaggio di Hugh. O forse sì, sapevo che prima o poi ci arrivavamo. Abbiamo cacciato insieme un casino di volte e ci siamo divertiti un mondo. Potevamo continuare così. Ma Hugh è una testa di cazzo. Ha deciso di sfidarmi.

Ed adesso siamo a caccia tutti e due, per l’ultima volta, e vediamo chi fotte l’altro.

Ho cacciato molte volte con Tom. È il migliore cacciatore che io abbia mai conosciuto. Abile, intelligente, sa prevedere le mosse del suo avversario. Pure le mie, forse: ci conosciamo troppo bene. Ma anch’io so prevedere le sue. Non si tirerà indietro, tra non molto sarà qui, puntuale al suo appuntamento con la morte. Questa sera Tom sarà un cadavere. O lo sarò io. Ed il pensiero non fa che aumentare la mia eccitazione. Il cazzo è sul punto di scoppiare. Ma adesso che la caccia incomincia, non è il momento di pensare al cazzo. Dopo, ci sarà tempo dopo.

Non sarà facile. Hugh sa muoversi come un gatto. Anche se è un po’ più grosso di me, sembra sfiorare appena il terreno. Diventa invisibile. È un casino, averlo come avversario. Eppure la caccia mi fa l’effetto di sempre, quello che fa anche a lui: ce l’ho duro. Hugh se lo prenderà in culo, questo bel cazzo duro che ora struscia contro l’uniforme mimetica. Fottiamo sempre le nostre prede e questa volta la preda è Hugh.

Un leggero rumore alla mia sinistra mi fa sobbalzare. Ma è solo un cervo che scappa rapido, spaventato a vedermi. Non ha niente da temere. La preda che cerco è ben altra.

Spengo il sigaro premendolo contro la corteccia di un pino, poi lo getto a terra. Con molta cautela mi sposto e mi sistemo dietro alcuni cespugli. Di qui posso vedere il sentiero che sale lungo la collina. Tom non percorrerà questo sentiero, lo so, non è tanto stupido da esporsi così. Si apposterà nelle vicinanze. Ma nel silenzio di questa valle basterà un piccolo rumore a tradirlo ed il mio udito è finissimo.

Attraverso un ruscello e proseguo verso la collina, tenendomi un po’ scostato dal sentiero. Faccio attenzione a non fare rumore ed a rimanere al coperto. Hugh non è lontano e non posso permettermi errori.

Devo beccarlo di sorpresa e riempirgli la pancia di piombo.

Ecco, sono ai piedi della collina. Raggiungo un punto ben coperto. Mi sistemerò qui.

Il tempo passa. Tom è certamente arrivato ed è vicino. Guardo con attenzione il sentiero, ma non c’è nessun segno di vita.

E poi sento, poco lontano, un rumore metallico. Una sicura che viene tolta. Tom è a pochi metri da me, anche lui appostato vicino al sentiero. Non mi è difficile capire la sua posizione. E non mi sarà difficile raggiungerlo.

Sì, il posto è adatto. Sporgendomi un po’, posso vedere un bel tratto di bosco ed anche il sentiero.

Mi accovaccio. Mi tolgo il fucile dalla spalla e lo appoggio tra le gambe.

Poi prendo la pistola e tolgo la sicura. La rimetto nella fondina.

 

Mi muovo con estrema cautela, rimanendo accovacciato e badando a non fare nessun rumore: evito gli anfratti dove si accumulano gli aghi di pino, che potrebbero coprire un ramo secco. Mi allontano e poi scendo, mantenendomi ad una certa distanza dal punto in cui certamente si trova Tom. Solo quando sono arrivato all’altezza giusta, mi avvicino. Procedo lentamente, mantenendomi al coperto.

Prendo il binocolo dalla zaino, cercando di non fare rumore. Mi sporgo un po’ dal mio nascondiglio e controllo lentamente tutta l’area visibile. Nessun segno di Hugh. Ma so che quel figlio di puttana non è lontano. Se si avvicina, se percorre quel pezzo di sentiero, gli sparo qualche proiettile in pancia. Poi lo fotto.

Sorrido. Mi aggiusto il cazzo nei pantaloni dell’uniforme.

Poso il binocolo e prendo il fucile.

Eccolo, ora posso vederlo. Nascosto dietro un albero ed alcuni cespugli, che lo rendono invisibile dal sentiero. Mi alzo, faccio due passi in avanti ed intimo:

- Mani in alto, Tom! Sei un uomo morto. Butta il fucile.

C’è un leggero rumore, ma non faccio in tempo a muovermi. La voce di Hugh risuona, beffarda:

- Mani in alto, Tom! Sei un uomo morto.

Il cuore mi batte all’impazzata. Mi sono lasciato fregare come un coglione. Merda!

Lascia cadere il fucile ed alza le mani, ma continuo a tenerlo sotto tiro. Lo conosco, so benissimo che cercherà di cogliermi di sorpresa.

È stato facile, maledettamente facile. Sono deluso, in realtà pensavo che cacciare Tom sarebbe stato molto più difficile, era questo che mi eccitava. Invece la caccia si è conclusa subito, lasciandomi insoddisfatto.

Bah, adesso è ora di divertirmi un po’ con lui.

- OK, Tom. Non ti muovere.

Mi avvicino e prendo il suo fucile, poi gli sfilo la pistola dalla fondina.

Faccio due passi indietro.

- Bene, Tom, ora puoi spogliarti. Togliti tutto!

Mollo il fucile e alzo le mani, mentre cerco di capire che cazzo posso fare. Non posso lasciare che mi blocchi le mani con le sue fottute manette. Devo reagire prima, se no è troppo tardi, sono davvero fottuto.

- OK, Tom. Non ti muovere.

La sua voce è fredda e decisa. La conosco bene. Quante volte l’ho sentita.

Adesso è dietro di me. Potrei voltarmi e saltargli addosso, ma di certo mi tiene sotto tiro.

Raccoglie il fucile. Adesso sento la canna della pistola premermi contro la schiena, mentre lui si prende la mia rivoltella.

Poi arretra.

- Bene, Tom, ora puoi spogliarti. Togliti tutto!

Adesso, adesso che è convinto di avermi in pugno. Hugh è molto sicuro di sé, forse posso prenderlo di sorpresa.

Tom si gira e con uno scatto si lancia su di me. Mi aspettavo una mossa del genere. Scatto di lato e Tom finisce a terra. In un attimo sono su di lui e gli premo la lama del coltello alla gola.

- Stronzo! Mi prendi per un coglione?

Lo blocco con il mio corpo ed avvicino il coltello al suo culo. Infilo la lama nella stoffa dei pantaloni ed incomincio a tagliarli, scoprendo i boxer. Taglio anche quelli e sento il suo corpo sussultare. Si divincola, cerca di liberarsi. Allora prendo dalla tasca le manette e gliele metto, anche se si dibatte. Adesso, con le braccia bloccate dietro la schiena, non può più fare niente. 

Mi volto e salto su di lui. Ma quel figlio di puttana è vigile: con un guizzo si sposta ed io finisco a terra. Hugh mi è sopra e mi schiaccia con il suo peso. Sono fottuto, davvero fottuto. Cazzo! Non voglio crepare così! Mi punta il coltello alla gola.

Sento la sua voce, aspra:

- Stronzo! Mi prendi per un coglione?

Allontana la lama e poi sento che i pantaloni dell’uniforme  vengono tirati. Me li sta tagliando. So che cosa vuole fare, quello che abbiamo fatto a tutti quelli che abbiamo vinto, prima di ucciderli: fottermi. Cerco di liberarmi. Non me ne frega niente se mi fotte, anzi, so benissimo che mi piacerà, ma dopo avermi fottuto mi ammazzerà.

Mi blocca le mani dietro la schiena. Sento il freddo del ferro: mi sta mettendo le manette, le sue fottute manette. Cerco ancora di liberarmi, ma ho tutt’e due le mani bloccate. Non c’è più niente da fare. Merda!

- Bene, Tom. Hai perso. La vita, il cazzo, i coglioni, il culo. Cominciamo dal culo.

Mi alzo e guardo il suo culo, coperto da una leggera peluria. Apro la patta e ne tiro fuori il cazzo, pronto per l’uso. Mi inginocchio su di lui, gli allargo le chiappe e guardo il bel buco peloso, in cui tra poco infilerò il cazzo.

- Adesso ti faccio assaggiare il mio cazzo, Tom.

Rido. Tom l’ha visto diverse volte, quando abbiamo fottuto qualcuna delle nostre prede, e sa benissimo quanto è grande e duro.

- Bene, Tom. Hai perso. La vita, il cazzo, i coglioni, il culo. Cominciamo dal culo.

Sento l’aria fresca della sera sul mio culo.  Non devo perdere la calma. Adesso sono nelle sue mani, ma lo conosco: abbasserà la guardia e quando l’avrà fatto, sarò io a fotterlo.

Preme con le mani sul mio culo.

- Adesso ti faccio assaggiare il mio cazzo, Tom.

Hugh ha un cazzo da cavallo, ma va bene così. Meglio che mi godo questa scopata: può essere l’ultima. Cazzo! L’ultima volta che me lo prendo in culo, prima che mi fotte per sempre. Sto sudando. Sudore freddo.

Tenendogli le mani sulle cosce, avvicino la cappella al buco del culo e, con una bella spinta decisa, glielo infilo dentro. Sussulta. Devo avergli fatto un male bestiale. Mi piace forzare un buco del culo e davvero quello di Tom non è uno qualunque: ho rischiato la vita per prendermelo.

Gli premo la faccia sul suolo, coperto di aghi di pino e rametti, ed incomincio a fotterlo.

- Ti piace, Tom? È l’ultima volta che fotti. No, che sei fottuto! Perché sei davvero fottuto, Tom.

Sento la pressione del suo cazzo contro il buco. Entrerà come una bestia, come fa sempre con le sue vittime. Sono abituato a prendermelo in culo, mi piace, ma non sarà… Cazzo! È stato bestiale.

Ride e mi pigia la faccia a terra, sulle foglie ed i rami. Poi si mette a spingere, mi sfonda.

- Ti piace, Tom? È l’ultima volta che fotti. No, che sei fottuto! Perché sei davvero fottuto, Tom.

Sì, sono fottuto. Forse. O forse ce la faccio ancora. Ma adesso, adesso che il male sta diminuendo, mi voglio godere questo cazzo in culo.

Tom non dice nulla, ma, man mano che procedo, mi rendo conto che prenderselo in culo gli piace. Incomincia a muovere il culo, accompagnando le mie spinte, e mi incoraggia:

- Dacci dentro, Fred, dacci dentro!

È la resa completa, ma ormai siamo troppo oltre, tra poco lo ucciderò, perché dovrebbe fingere di non godere anche lui? Fotterlo non è solo una soddisfazione per l’umiliazione che gli infliggo, ma è un piacere violento, che mi mozza il fiato. Gli dico:

- Sei una troia, Tom, nient’altro.

E continuo a spingergli il cazzo in culo, ogni volta fino in fondo.

Cazzo, se ci sa fare! Mi riempie tutto, me lo sfonda per bene. È magnifico. Forse è l’ultima della mia vita, ma farsi fottere da Hugh vale la pelle.

Mi abbandono alle sue spinte, le accompagno muovendo il culo e poi perdo ogni freno ed urlo:

- Dacci dentro, Fred, dacci dentro!

Tanto, chi se ne fotte? Tra poco sarò morto ed allora può andare a raccontare quello che vuole, oppure sarà morto lui ed allora non potrà raccontare un bel niente.

Mi sibila:

- Sei una troia, Tom, nient’altro.

Chi se ne fotte?! L’unica cosa di cui m’importa è questo cazzo che mi sfonda.

Il piacere infine deborda. Vengo dentro di lui, riempiendogli il culo di sborro, e mi sembra di non aver mai goduto tanto. Anche Tom sembra in estasi. Sta a vedere che questo finocchio è venuto.

Grugnisce e sento che il suo sborro mi riempie il culo. Ed anch’io vengo, spargendo lo sborro nei boxer e nei pantaloni lacerati. Chiudo gli occhi e mi lascio andare a questo piacere.

Mi sollevo, uscendo da lui. Lo guardo, disteso a terra, le mani bloccate dietro la schiena dalle manette, il culo scoperto. Fotterlo è stato favoloso, ma mi aspettavo di più da questa caccia.

Poi mi guardo il cazzo, ancora gonfio. È tutto sporco. ‘Sto stronzo mi ha smerdato, accidenti a lui. Mi chino, lo afferro per i capelli e lo forzo a mettersi in ginocchio e poi a girarsi verso di me. La sua faccia è contratta in una smorfia di dolore. Gli lascio i capelli, ma diversi mi rimangono tra le dita.

Si stacca da me. Mi spiace sentire che il suo cazzo lascia il mio culo. Meglio se rimaneva dentro. Crepare con il suo cazzo in culo… Se devo crepare, mi andava bene così. Ma per crepare c’è ancora tempo.

Mi mette una mano tra i capelli, stringe. Ahi! Mi solleva in ginocchio, mi volta verso di lui. Faccio fatica a ritrovare l’equilibrio. Ho il suo cazzo ad una spanna dalla bocca. È sporco di merda.

Ora è davanti a me, in ginocchio.

- Adesso puliscimi il cazzo, stronzo!

Tom mi guarda. Per un attimo i nostri sguardi si incrociano. Poi mi prende in bocca il cazzo ed incomincia a pulirlo con la lingua. Lavora con cura, leccando e succhiando.

Non si ferma neanche quando il cazzo è ormai pulito, continua a lavorarlo con la lingua e ben presto mi ritorna duro. È bellissimo. Mormoro, tra i denti:

- Bravo, succhiacazzi, bravo!

- Adesso puliscimi il cazzo, stronzo!

Lo fisso negli occhi. Vuole umiliarmi fino in fondo. Ma non me frega un cazzo. Se devo morire, mi va bene potermi prendere in bocca questo cazzo magnifico. E se è lui che deve morire, allora pagherà il conto, con gli interessi.

Apro la bocca, mi sporgo in avanti, guardo ancora un attimo questo cazzo, ancora gonfio, ed incomincio a passarci intorno la lingua. Poi lo prendo in bocca e mi metto a succhiare. Sento che il cazzo riprende vigore. È una meraviglia, il più bel cazzo che ho visto in vita mia.

- Bravo, succhiacazzi, bravo!

Il desiderio è troppo forte. Gli blocco la nuca con la mano ed incomincio a fotterlo in bocca, con tutte le mie forze. È una goduria. Spingo fino in fondo, finché tutto il mio grosso cazzo è dentro la sua bocca. Mi accorgo che sta soffocando. Rido ed allento un po’ la presa. Respira rumorosamente, ma è solo un momento: riprendo a fottere con forza. Mi piace vederlo ogni volta sul punto di soffocare e poi riprendere a respirare con fatica. Ma poi le sensazioni che mi trasmette il cazzo diventano troppo forti ed abbasso le palpebre: mi dimentico di lui e solo quando riapro gli occhi vedo che questa volta davvero sta crepando. Mi ritraggo e lo lascio respirare ancora, a fondo, poi, con due spinte, completo l’opera. Gli riempio la bocca del mio sborro, come prima gli ho riempito il culo, mentre gli dico:

- Bevi, Tom, bevi. È l’ultima volta che bevi.

Poi sento la sua mano che mi preme sul collo e lui incomincia a fottermi. Quando il cazzo mi entra tutto dentro, riempiendomi la bocca, faccio fatica a respirare. Cerco di liberarmi, ma la mano di Hugh mi blocca. Poi sento la sua risata e la pressione della mano si riduce, posso tirarmi un po’ indietro e prendere aria. Ricomincia subito e di nuovo mi soffoca. Questo figlio di puttana si diverte a vedermi crepare. Va avanti così per un po’ ed io passo dal paradiso, perché questo cazzo in bocca è davvero il paradiso, all’inferno. Poi si blocca, il cazzo tutto infilato in gola, e mi rendo conto che non ce la faccio più. Penso che davvero creperò così.

Ma si ritrae ancora, mi lascia respirare, poi spinge nuovamente in avanti e completa l’opera. Posso gustare il suo sborro. La sua voce è beffarda.

- Bevi, Tom, bevi. È l’ultima volta che bevi.

- Sei il miglior succhiacazzi del mondo, Tom!

Rido. Rimango un buon momento così, con il cazzo, ormai non più gonfio, nella sua bocca. C’è ancora una cosa che voglio fare ed è giunto il momento di farla. Devo solo lasciare che il cazzo si afflosci ancora un po’.

- Meriti un premio, Tom.

Ed incomincio a pisciargli in bocca. Ho parecchio da pisciare: non lo faccio da alcune ore, volevo riservarlo tutto per Tom, il mio piscio, come abbiamo fatto altre volte con le nostre prede. Tom beve tutto, fino all’ultima goccia. Quando ho finito, pulisce bene. Gli piace.

È buono il suo sborro, lo sborro del mio assassino. Lo assaporo fino all’ultima goccia.

- Sei il miglior succhiacazzi del mondo, Tom!

Non me ne frega niente di quello che dice, di quello che pensa. Solo uno di noi tornerà a casa, oggi. Adesso mi importa solo questo magnifico cazzo, ancora gonfio di sangue, che sento in bocca. Non so quanto ancora ho da vivere, non so se riuscirò a coglierlo di sorpresa, ma questo momento è bellissimo. Il mio cazzo è duro come una roccia.

- Meriti un premio, Tom.

Il getto di piscio mi coglie di sorpresa, anche se avrei dovuto aspettarmelo. Certamente Hugh non ha pisciato, prima di mettersi a caccia, come non l’ho fatto io. È troppo bello pisciare in faccia alla preda o nella sua bocca.

Bevo anche il piscio di Hugh, come ho bevuto il suo sborro, assaporandolo. E quando ha finito, gli pulisco il cazzo.

Mi stacco da lui. Con un calcio lo faccio nuovamente cadere a terra.  Gli taglio l’uniforme e gliela tolgo, lasciandolo completamente nudo. È davvero venuto nei boxer, ma ha di nuovo il cazzo duro: sa quello che lo aspetta e l’idea lo eccita. Ecciterebbe anche me.

Ma per me questa caccia è stata deludente. La scopata è stata la migliore della mia vita, ma la caccia si è conclusa troppo presto.

- Cammina, stronzo!

Si ritrae. Mi colpisce in faccia con un calcio e finisco a terra. Non è un colpo molto violento, dopo il primo momento, in cui il dolore è più acuto, sento appena il naso indolenzito. Si china su di me con il coltello in mano e per un attimo mi dico che sta per uccidermi. Rabbrividisco. Ma non è ancora ora. Incomincia a tagliare a pezzi l’uniforme e poi la camicia. Taglia e lacera, fino a che non rimango nudo. Vede che ce l’ho duro e ghigna.

- Cammina, stronzo!

Lo costringo a salire per il sentiero fino al posto dove ho lasciato il mio zaino, lo prendo e ridiscendiamo. Tiro fuori la pala, la monto e gli tolgo le manette. Lo tengo sotto tiro.

- Scavati la fossa, Tom!

Tom si mette al lavoro, mentre io non lo perdo di vista un attimo. Ha sempre il cazzo duro e sta sudando.

Le ombre si stanno allungando sempre di più, tra poco il sole scomparirà dietro le colline vicine. Guardo il corpo di Tom. È un uomo forte, muscoloso. Più o meno la mia taglia: se non avessi lacerato la sua uniforme, me la sarei presa. Ma non ha importanza, mi terrò le sue armi come premio della vittoria. le spoglie del vinto.

Tom sta sudando abbondantemente, ma lavora con metodo, senza dire una parola. Ed ha sempre il cazzo duro.

Rido e gli dico:

- Pensavo che sarebbe stato più difficile farti fuori, ma è stato molto facile. Mi hai deluso, Tom.

Non risponde.

Intanto, mentre guardo Tom che scava, accarezzo un’idea.

Con la testa mi indica la direzione. Raggiungiamo il punto in cui ha lasciato il suo zaino. Lo prende. Ritorniamo a dove eravamo.

Apre lo zaino, ne estrae una pala smontabile, che monta e conficca nel terreno, in un punto in cui è quasi in piano. Poi passa dietro di me e mi toglie le manette.

- Scavati la fossa, Tom!

Ha la pistola puntata contro di me. Potrei scagliargli contro la pala, ma la schiverebbe facilmente. Potrei cercare di gettargli una palata di terra negli occhi, ma sta in guardia e rimane ad una certa distanza. Di fuggire non si parla neanche, sono troppo vicino a lui.

Incomincio a scavare. È la mia fossa, che scavo, quella in cui seppellirà il mio cadavere. Lavoro intensamente, anche se so che ad ogni palata di terra che getto ai lati della fossa, la mia morte si avvicina.

Non è ancora tutto perduto. Vedremo.

Ed il pensiero della morte non mi ammoscia il cazzo: è sempre duro.

Sento la sua risata e lo guardo. Ghigna:

- Pensavo che sarebbe stato più difficile farti fuori, ma è stato molto facile. Mi hai deluso, Tom.

La fossa è profonda oltre mezzo metro, ormai. Può bastare. Certo, qualche animale potrebbe scavare alla ricerca di cibo e lasciare il cadavere scoperto, ma non è un problema: in questo posto non viene mai nessuno.

È giunto il momento, quello che ho atteso per tanto tempo. Il momento di uccidere Tom. Ma questa caccia è stata troppo breve. Ho bisogno di divertirmi ancora un po’.

Sono tutto sudato. Le mani scivolano sulla pala. Ma la fossa non è abbastanza profonda: così ci sarà solo uno strato sottile di terra sopra il cadavere. Guardo ogni tanto Hugh, senza farmi notare. Ma è sempre vigile. Magari ci provo quando esco dalla fossa. Sarà la mia ultima possibilità.

Se esco. Se invece mi spara qui, quando ho finito di scavare? Sudo ancora di più, ma il cazzo è duro.

- Basta, Tom. Anche se la fossa non è tanto profonda, va bene. Più cibo per gli animali del bosco.

Rido. Ed incomincio a spogliarmi. Mi sfilo gli stivali, poi la tuta ed infine i jockstrap. Adesso ho di nuovo il cazzo duro anch’io.

Tom mi guarda e non capisce. Riprendo la pistola in mano ed il coltello.

- Vieni qui ed inginocchiati davanti a me.

Tom non dice nulla. Non ha detto quasi nulla, fino ad ora, ma va bene così. Si avvicina e si inginocchia. Mi guarda, in attesa.

- Basta, Tom. Anche se la fossa non è tanto profonda, va bene. Più cibo per gli animali del bosco.

La sua solita risata. Cartavetro sulla mia pelle. Arretra di due passi ed incomincia a spogliarsi, senza staccare gli occhi per un attimo. Ha il cazzo duro, quel magnifico cazzo che è sempre un piacere guardare. Sento l’acquolina in bocca. Lo vorrei succhiare ancora. Che intende fare? Afferra di nuovo pistola e coltello.

- Vieni qui ed inginocchiati davanti a me.

Il cuore dà un balzo. Ora, è giunto il momento che aspettavo. Hugh è sicuro di aver vinto ed ha abbassato la guardia.

Mi stendo davanti a lui, allargo le gambe e striscio un po’ in avanti, in modo da essergli ancora più vicino.

- Sporgiti in avanti.

Incomincia a capire. Obbedisce. Gli metto le gambe sulle spalle, offrendogli il culo.

- Prima di tagliarti il cazzo, voglio assaggiarlo. Hai un’ultima occasione per fottere, Tom.

Gli infilo la canna della pistola in bocca e gli appoggio la lama del coltello sul collo.

- Non cercare di fare il furbo, Tom.

Quello che sto facendo è follia, lo so, ma ammazzare Tom nella fossa era troppo semplice. Gli sparerò in pancia quando mi viene in culo. È una bella idea.

Il rischio mi eccita. Il cazzo è duro come l’acciaio.

Si stende sulla schiena davanti a me ed allarga le gambe, poi si avvicina ancora di più, finché il culo è ad una spanna dalle mie ginocchia.

- Sporgiti in avanti.

Eseguo il suo ordine. Vuole farsi fottere. Ti fotterò davvero, Hugh, per sempre. Mi appoggia le gambe sulle spalle ed ora il buco del suo culo è vicinissimo al mio cazzo.

- Prima di tagliarti il cazzo, voglio assaggiarlo. Hai un’ultima occasione per fottere, Tom.

Mi mette la pistola tra i denti, poi la spinge dentro, in bocca. Mi punta il coltello alla gola. Non sarà semplice, ma ce la farò, ne sono sicuro.

- Non cercare di fare il furbo, Tom.

È un coglione, un coglione in calore, eccitato dal rischio e dal pensiero che sto per fotterlo.

Tom entra dentro di me con delicatezza ed è una sensazione maledettamente piacevole. Avanza lentamente e poi, quando ha raggiunto il fondo, si ritrae. Mi aspettavo violenza, ma è invece molto delicato. Ed il piacere è fortissimo. Dalle labbra mi sfugge:

- Forza, Tom, forza!

Voglio sentire il suo cazzo che mi sfonda il culo, ma Tom si muove con un ritmo molto lento, che esaspera il mio piacere. Una mano mi accarezza il cazzo e faccio fatica a non chiudere gi occhi, perché la sensazione è troppo forte. Il suo cazzo esce dal mio culo e poi rientra, sempre con lentezza, ed il desiderio mi fa urlare:

- Forza, Tom, forza! Dacci dentro con ‘sto cazzo, dacci dentro!

Ma Tom continua con il suo lento movimento, che esaspera il mio desiderio.

Entro piano. Non voglio fargli male. Voglio farlo impazzire di piacere. Non può mantenere le braccia alzate per sempre e quando le abbasserà, sarà un uomo morto.

Spingo in avanti, finché i coglioni non premono contro il suo culo. Poi mi tiro indietro, sempre con molta lentezza. Sorride. Questo movimento lento gli piace.

- Forza, Tom, forza!

Proseguo a lungo con lentezza, senza badare alle sue parole. Con le dita gli stuzzico un po’ il cazzo, ma mi guardo bene dal farlo venire. Estraggo il cazzo completamente, poi entro di nuovo. Gli leggo in faccia il desiderio che sale. Ma ogni volta che sono sul punto di venire, mi tiro indietro.

- Forza, Tom, forza! Dacci dentro, cazzo, dacci dentro!

Non regge più, il desiderio è troppo forte. Ma io proseguo, a ritmo lentissimo.

Non posso continuare a tenere le braccia in questa posizione: non reggono più. Forse è per questo che Tom si muove così lentamente, perché io mi stanchi. Decido che il coltello è inutile, la pistola basta. Poso a terra il coltello, tenendoci la mano sopra, poi mi dico che è meglio allontanarlo, così posso usare anche la sinistra per reggere la destra. Lo lancio poco distante, ma fuori dalla portata di Tom.

Poi tutto è rapidissimo. Sento che Tom mi sta allontanando il braccio destro, la pistola è uscita dalla sua bocca ed ormai è inutile che spari. E prima che con la sinistra cerchi di bloccarlo, mi stringe i coglioni in una morsa che mi strappa un grido di dolore.

Come mi aspettavo. Abbassa la sinistra, che regge il coltello. Lo posa a terra, tenendoci la mano sopra. Poi lo prende e lo getta alle mie spalle, verso lo zaino.

Io mi muovo molto lentamente.

E poi, con un colpo violento della destra, gli allontano il braccio che regge la pistola e lo blocco. Con la sinistra gli afferro i coglioni e stringo con tutta la mia forza.

Urla.

Cerco di allontanare la mano che mi stritola i coglioni, ma mi scivola tra le dita ed ora il braccio di Tom mi preme sulla gola. Non riesco a respirare. Mi sta soffocando. Mi sta… Tutto diventa bianco.

Non gli do il tempo di bloccarmi la mano. Piego il braccio, lo poggio sul collo e premo con tutto il peso del mio corpo. Vedo che diventa paonazzo, gli si rovesciano gli occhi.

Sviene

Sì, ora è privo di sensi. Gli tolgo la pistola.

Sono salvo. E Hugh è fottuto.

Do due spinte vigorose e sento che il piacere esplode. Gli riempio il culo di sborro. Non sto a perdere tempo. Mi ritiro, lo volto a pancia in giù. Corro a prendere le manette, dalla tasca della sua uniforme. Gliele metto. Ora è davvero finita.

Lo trascino nella fossa, mettendolo sulla schiena. Poi risalgo sul bordo ed aspetto.

Dove… che cosa… Tutto mi ritorna in mente in un flash. Sono steso a terra, le mani bloccate dietro la schiena. Tom mi guarda, dall’alto. Sono nella fossa che Tom ha scavato. Nella mia fossa. Qui il mio corpo marcirà.

Ho rischiato troppo ed ho perso. Ma adesso, che la morte è vicinissima, adesso so che è questo che volevo. Per questo ho sfidato Tom ed ho rilanciato fino a che non ha potuto giocare la sua mano come voleva.

Tom è l’uomo giusto. Sto per crepare e sarà Tom a fottermi la vita, come mi ha fottuto il culo. Dal culo mi cola un po’ di sborro. È venuto dentro di me mentre ero svenuto. I coglioni mi fanno male, ma va bene così. Il cazzo è duro.

- OK, Tom. Hai vinto.

Vedo che riapre gli occhi.

Gli lascio il tempo di capire che la caccia è finita, che il cacciatore è diventato preda e che tra pochissimo sarà un cadavere, nella fossa che gli ho scavato.

Lo vedo sorridere. Non è spaventato, ma di questo ero sicuro: Hugh non è certo il tipo da aver paura di morire. Ed adesso è il suo turno.

Sa che cosa gli farò, quello che abbiamo fatto a tutte le nostre prede. Ma il suo cazzo, ancora gonfio di sangue, sta acquistando volume e consistenza.

Hugh mi guarda negli occhi e mi dice:

- OK, Tom. Hai vinto.

Tom sorride, senza dire nulla. Non ha detto quasi nulla fino ad ora. Si prende in mano il cazzo ed incomincia a pisciarmi in faccia. Chiudo gli occhi. Piscia a lungo e posso sentire il suo piscio scorrermi su tutta la faccia. Quando ha finito, apro gli occhi e li chiudo di nuovo, per liberarli dalle gocce di piscio che si sono fermate tra le ciglia. Passo la lingua sul labbro superiore e sento il gusto del piscio di Tom.

Tom mi sta puntando la pistola addosso. Ora!

È il turno di Hugh, ora. Le mie dita scendono a raggiungere il cazzo ed incomincio a pisciare sulla faccia di Hugh.

Chiude gli occhi per ripararli.

È bello pisciare su Hugh, sapere che la caccia è conclusa e che tra poco sarà morto. Con la destra stringo la pistola. Manca poco. Pochissimo.

Ho finito di pisciare. Lascio che strizzi gli occhi per liberarsi del piscio, poi punto la pistola.

Sorride.

BANG.

Il colpo mi raggiunge sopra l’ombelico. Emetto un verso inarticolato, il dolore è violento, mi riempie il ventre.

Guardo Tom e vedo che si sta preparando a sparare di nuovo. Sorride e gli sta diventando duro. Anch’io ho il cazzo duro, anche se ho una pallottola in corpo.

BANG

La seconda pallottola mi prende al ventre, vicino al cazzo teso. Sussulto. È come se le budella stessero prendendo fuoco. Faccio fatica a respirare per il dolore.

BANG.

Un terzo colpo allo stomaco. Chiudo gli occhi, stringo con i denti il labbro inferiore per non gridare. Ho l’inferno nelle viscere. Sto crepando.

BANG

Ancora, in basso, un altro colpo. Il dolore cresce ancora. Riesco a non urlare.

Sparo.

Lo prendo poco sopra il cazzo. Geme e mi piace sentire il gemito, mi stuzzica. Il mio cazzo incomincia ad irrigidirsi.

Aspetto un momento, poi prendo la mira.

Sparo di nuovo.

Un po’ più in basso, vicino al cazzo. Non voglio colpirgli il cazzo, quello verrà dopo. La faccia gli si deforma in una smorfia di sofferenza. È bello vederlo stringere i denti, guardare il sangue che scorre dalle ferite.

È bello vedergli il cazzo, magnifico, sempre teso, nonostante i colpi.

Sparo un’altra volta, più in alto.

Di nuovo il viso stravolto in una smorfia di dolore. Il corpo guizza, la bocca si apre, ma Hugh non urla. Il sangue zampilla.

Sparo ancora, al ventre.

Tom ha posato la pistola. Si allontana. Ora scende nella fossa. Lo guardo. Ha in mano il coltello. So che cosa mi aspetta. E so di volerlo.

Si china di fianco a me e poggia la lama del coltello dietro i coglioni, sollevandoli.

- Pronto, amico?

Lo guardo e sorrido. Sono pronto. Lui sa che lo voglio anch’io.

- Sono pronto, amico.

La lama incomincia a tagliare. La sento recidere la pelle e poi sento un rumore secco ed un dolore atroce mi invade. Non vedo più nulla, accecato da una sofferenza che cresce man mano che la lama taglia, finché sento una seconda volta quel rumore secco, che mi dice che non sono più un uomo. Mi viene un conato di vomito. E poi un nuovo, atroce dolore mi sale dal cazzo che Tom sta recidendo. Ritrovo il fiato per urlare.

- Aaaaargh!

Lo guardo e sorrido. Poso la pistola e vado a prendere il coltello. È vicino allo zaino, dove Hugh l’ha lanciato.

Scendo nella fossa. Ci guardiamo negli occhi. Sa che cosa sto per fargli, ma non ha paura.

Mi inginocchio e gli passo la lama del coltello dietro i coglioni, su cui è colato un po’ di sangue dal ventre.

- Pronto, amico?

È pronto, lo so. Sapeva benissimo che se perdeva finiva così.

- Sono pronto, amico.

Incomincio a tagliare i coglioni, tenendoli nella sinistra. È bellissimo, una sensazione indescrivibile. Procedo piano ed intanto alzo gli occhi a guardare la sua faccia, una maschera di dolore. Mi piace il rumore della carne tagliata. Poi la mia mano sale ed incomincio a tagliargli il cazzo, ancora duro.

Allora urla e la sensazione è tanto forte, che quasi vengo. Le mie mani sono coperte di sangue, del sangue di Hugh.

Guardo Tom, che vedo appena attraverso l’umidità che mi vela gli occhi. Si passa il mio cazzo sotto i coglioni, ci gioca un po’. Poi sorride e dice:

- Allora, Hugh, che ne dici? Chi è il cacciatore migliore? Chi è il maschio?

Con uno sforzo supremo, gli dico:

- Tu, tu sei il maschio, Tom.

Tom ride e mi dice:

- Proprio così. Ora apri la bocca.

Ora ho il mio trofeo in mano. Ci gioco un po’: lo passo sotto i miei coglioni, li stuzzico. Poi gli dico:

- Allora, Hugh, che ne dici? Chi è il cacciatore migliore? Chi è il maschio?

Mi guarda e mi dice, a fatica:

- Tu, tu sei il maschio, Tom.

Questo è il momento supremo. Questo, non la morte, neppure la castrazione: il momento in cui riconosce di non essere più maschio. Rido.

- Proprio così. Ora apri la bocca.

Apro la bocca, per l’ultimo affronto. Mi infila il cazzo tra i denti. Mi fa un cenno e lo stringo i denti. Posso sentire la consistenza del cazzo. I coglioni pendono sul mento.

Tom è uscito dalla fossa ed ha in mano la pistola. Mi punta la pistola addosso.

Annuisco.

Un incendio si accende nella mia testa, ma si spegne subito nel nulla.

Obbedisce.

Gli spingo il cazzo dentro. Gli indico di chiudere i denti. È bello vederlo così, con il suo cazzo in bocca. Poi esco dalla fossa e punto la pistola.

Aspetto la sua ultima resa.

Annuisce.

Il colpo lo prende esattamente tra gli occhi.

Ho il cazzo duro da scoppiare, ma non mi tocco. Prendo il mio fucile ed incomincio a riempire di pallottole il cadavere di Hugh, spargendo frammenti di osso e carne. Il cazzo è sempre più duro.

Raccolgo i brandelli della mia uniforme e mi pulisco. Rimangono tracce di sangue, ma mi laverò a casa. Non pulisco il cazzo. Poi raccolgo i jockstrap di Hugh. Li avvicino al naso e li annuso. Sento i suoi odori: sudore, piscio, sborro. Me li infilo. Poi mi metto la sua uniforme. Il premio per la mia vittoria.

Guardo il cadavere sconciato nella fossa. Inutile coprirla: qui nessuno lo troverà mai. Prendo le armi e gli zaini e mi dirigo verso la mia auto.

 

 

 

 

 

 

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