Ken lo Sciacallo

XIV – Vagabondaggio

 

        

Dall’alto della collina, nascosto tra gli alberi, Ken osserva a lungo il ranch nella vallata. Poi scende dal versante opposto, verso la radura dove lo aspetta Louis.

Louis è un giovane mandriano che si è unito a Ken, stufo di passare le giornate a badare alle vacche. Lo Sciacallo l’ha preso volentieri con sé, perché Louis non è ricercato: questo significa che può entrare in città e paesi e raccogliere le informazioni che servono per mettere a punto qualche colpo o anche solo fare provviste. Inoltre sono molte le situazioni in cui serve essere in due, ad esempio quando si deve affrontare un avversario o quando si vuole tendere una trappola a qualcuno o rapinare una banca. Infine Louis ha un bel culo e dopo che Hugh è stato ucciso da un cacciatore di taglie, a Ken fa comodo avere qualcuno da fottere: non può certo andare a un bordello ogni volta che gli tira.

Non è una vita comoda, quella che fanno: devono spostarsi spesso, per evitare sceriffi e cacciatori di taglie, e rischiano continuamente la pelle. A Louis questo vagabondare piace: ha ventidue anni e lo vive come una continua avventura. Ken ne ha una trentina e ha i coglioni pieni di girovagare, cercando di sfuggire a chi vuole fargli la pelle. Vorrebbe trovare un posto dove sistemarsi. Potrebbe trasferirsi sulla costa atlantica, dove con ogni probabilità nessuno lo cercherebbe, ma per poterci vivere decentemente senza correre troppi rischi avrebbe bisogno di tanto denaro, che non ha. Oppure potrebbe trasferirsi in Messico, ma non vicino al confine, dove continua a operare la banda del Diablo Loco. Adesso la guidano due dei bastardi del Diablo, Maldito e Cuchillo, e se lo beccano Ken pagherà caro il suo tradimento.

Ken è arrivato alla radura. Louis è seduto a terra e mastica un filo d’erba, mentre osserva i cavalli che pascolano. Quando lo vede arrivare, gli chiede:

- E allora?

- Come ti avevano detto: il padre e i due figli. Nessun altro.

- Ottimo.

Ogni tanto Ken e Louis attaccano qualche fattoria isolata, per procurarsi quello che gli serve. Non è che ottengano un gran bottino, di solito: gli allevatori non tengono forti somme in casa, anche quando sono ricchi. Da quando Louis lo accompagna, Ken ha rapinato due banche, ma la sua faccia è nota e se si diffonde la voce che lui si trova in una certa area, sceriffi e cacciatori di taglie convergono per dargli la caccia. Attaccando una fattoria, nessuno li vede. O, per essere più precisi, quelli che li vedono non possono andare in giro a raccontarlo.

Ken spera con questo attacco di procurarsi quello che gli serve per raggiungere l’Illinois: ha scoperto che Douglas si è trasferito là, non lontano da Spingfield. Ci sono voluti tre anni per individuare il suo rifugio, ma Ken non poteva andare in giro a chiedere dove si trovava quel figlio di puttana, che ha pure cambiato nome.

 

Quando scende la notte, si avvicinano alla fattoria. Lasciano i cavalli a una certa distanza. I proprietari non si aspettano visite e la porta non è sbarrata. Aprirla non è difficile: Ken sa bene come fare. I proprietari non si aspettano una visita notturna.

La casa è immersa nel buio. Solo un po’ di luce lunare filtra dalle finestre. Ken e Louis si muovono silenziosamente.

Da una porta accostata, ma non chiusa, filtra la luce. Si avvicinano senza far rumore.

Sentono gemiti che non lasciano molti dubbi: qualcuno sta scopando. I due fratelli? Il padre con uno dei due figli?

Ken guarda attraverso lo spiraglio. Può vedere due uomini sul letto. Un giovane sta inculando un uomo più anziano: il padre si fa fottere da uno dei figli. A fianco del letto c’è l’altro figlio, con il cazzo teso, che si sta facendo una sega. Probabilmente aspetta il suo turno. Ottimo: sono tutti e tre nella stessa stanza, eliminarli sarà un gioco da ragazzi.

Jack si volta verso Louis, gli sorride e fa un cenno con il capo.

Poi entra. Spara due colpi: uno alla testa del giovane che sta fottendo, l’altro al cuore di quello che si sta facendo una sega. Ken è il miglior tiratore del West e i due passano dal piacere alla morte senza neanche accorgersene. Quello che era in piedi viene mentre cade a terra. Forse anche l’altro è venuto, in culo al padre.

Questi si scuote. Grida:

- Paul! Brent!

Ken ride.

- Sono morti. Tu li raggiungerai presto.

L’uomo si solleva, facendo scivolare di lato il cadavere del figlio. È un maschio vigoroso, con il cazzo duro.

- Maledetto assassino!

Ken spara tre colpi al ventre. Non vuole ammazzarlo, perché gli è venuta voglia di fottere questo bel maschio: lo fa spesso con le sue vittime, anche dopo averle uccise, ma potendo scegliere preferisce fotterle quando sono ancora vive.

L’uomo si porta le mani al ventre e cade in ginocchio.

- Schifoso bastardo!

A Ken non va che lo chiamino bastardo, perché lo è davvero. Si avvicina e molla un calcio in faccia all’uomo, che crolla a terra, mentre il sangue cola dal naso e dal labbro.

Ken lo afferra per il collo e lo sbatte sul letto, sul cadavere del figlio. Si cala i pantaloni. Il cazzo è già duro: uccidere glielo fa spesso venire duro.

- Ti piace prendertelo in culo, eh? Allora gusta questo.

Lo infilza con una spinta violenta, che strappa un grido di dolore all’uomo: Ken ha un cazzo da cavallo e quando entra con violenza, chi viene fottuto ha la sensazione di essere impalato.

Lo Sciacallo fotte con grande energia, mentre l’uomo geme e lo maledice. Louis osserva Ken: vederlo fottere è sempre uno spettacolo e il cazzo gli si irrigidisce in fretta. Vorrebbe che Ken lo prendesse, ora, tra questi due morti e il terzo che sta per raggiungere gli altri due. Gli spiace non aver fatto in tempo a sparare, ma Ken è troppo veloce. Conta che gli lasci almeno finire il padre. Uccidere è bello.

Quando ha finito, Ken si ritrae. Prende la pistola, ma Louis gli dice:

- Lascia che lo faccia io.

Ken annuisce.

- Come preferisci.

Louis infila la canna della pistola in culo all’uomo e gli dice:

- Vediamo se questo cazzo ti fa godere.

Spara tre colpi. L’uomo lancia un grido strozzato al primo, poi il corpo rimane immobile. Louis guarda i tre cadaveri nudi. Non regge più: ha bisogno di fottere.

Ken ha capito benissimo: conosce Louis.

- Io cerco quello che si serve. Tu rimani pure.

Mentre Ken fruga la casa, Louis si abbassa i pantaloni e infilza il cadavere del padre. Viene quasi subito. Ritrae il cazzo, coperto di sangue, e se lo pulisce con il lenzuolo, poi si rassetta e aiuta Ken nella ricerca. Trovano un po’ di denaro e di provviste, sufficienti per arrivare in Illinois, senza dover attaccare altre fattorie.

 

*

 

Douglas rientra a casa, nel piccolo ranch che ha acquistato tre anni fa, quando ha lasciato la sua attività di cacciatore di taglie. Avrebbe potuto comprare una proprietà più grande e redditizia, perché negli anni ha accumulato molti soldi, ma ha preferito non dare nell’occhio: sa bene che Jack lo Sciacallo vuole ammazzarlo, per vendicarsi. Il ranch è perfetto per lui, che se ne può occupare di persona, assoldando due garzoni in estate.

Douglas è tutto sudato: fa un caldo fottuto, assolutamente anomalo per il mese di settembre. L’anno scorso a quest’epoca c’è stata un’ondata di freddo, quest’anno si crepa dal caldo. Non è un problema. Douglas è abituato a sopportare forti sbalzi di temperatura: è sempre vissuto nelle aree interne degli Stati Uniti, dove d’estate fa molto caldo e d’inverno si gela.

Appena entrato, Douglas si spoglia: vuole farsi un bel bagno. Gli piace girare nudo per casa e anche per questo preferisce non avere personale fisso. Mary McLinn viene ogni due giorni a fare un po’ di pulizia e prepara qualche cosa da mangiare. Douglas non ha grandi pretese ed è abituato a cavarsela da solo.

In Illinois sta bene ed è abbastanza lontano dalle regioni in cui è vissuto fino a tre anni fa: nessuno lo conosce. Per sicurezza ha cambiato nome. Si fa chiamare Jonathan O’Hara. Ken lo Sciacallo non è riuscito a scovarlo e non ce la farà mai. Douglas se lo ripete spesso. All’inizio non ne era così sicuro, ma ormai sono passati tre anni. Del bandito gli arrivano ogni tanto notizie e non è strano, perché nell’Ovest è un mito. Ormai deve aver fatto fuori otto o nove sceriffi, oltre a una dozzina di cacciatori di taglie. Come sia ancora vivo e riesca a muoversi negli Stati Uniti, nonostante tutti gli diano la caccia, è un mistero. Quell’uomo è una volpe e fiuta le trappole. Douglas spera di sentire un giorno che lo hanno ammazzato.  

  

Douglas ha incominciato a riempire la tinozza con l’acqua fredda, presa dal pozzo, mentre altra acqua si scalda sulla stufa. Ritorna verso la cucina e, mentre si passa una mano sulla nuca e con l’altra si gratta il culo, vede Ken davanti a lui, la pistola puntata nella sua direzione. Rimane fermo, immobile davanti al suo assassino.

Douglas sa benissimo che è finita. Anche se fosse armato avrebbe ben poche possibilità, perché Ken è troppo veloce. E qualunque cosa possa fare o dire, sarebbe inutile. Ken vuole una sola cosa: ammazzarlo.

Douglas aspetta. L’attesa è breve. Lo sparo arriva insieme al dolore, che esplode nel torace di Douglas, subito sotto lo sterno, ed è tanto forte da stordirlo. Douglas vacilla, ma con uno sforzo rimane in piedi. I due colpi successivi lo prendono sotto, uno all’altezza dell’ombelico, l’altro un po’ più in basso. Douglas cade, batte la testa contro la parete e scivola a terra, rimanendo con la schiena appoggiata al muro. Respira a fatica e il suo ventre è un unico grande incendio. Per un buon momento la stanza sembra girare, poi si ferma e Douglas ritrova la lucidità. L’odore intenso di merda gli dice che ha perso il controllo degli sfinteri. Non si stupisce di vedere la chiazza di piscio allargarglisi tra le gambe.

Ken ha scelto di non ucciderlo subito, è uno che si diverte ad ammazzare.

Douglas lo guarda boccheggiando. Il sangue che gli cola dalle ferite si mescola al piscio. Vorrebbe finire, ma il suo assassino non ha fretta.

Ken ghigna e gli spara più in basso, alla base del grosso cazzo. Douglas emette un sordo grugnito. Chiude gli occhi, poi li riapre e fissa il suo assassino.

Ken si è sbottonato i pantaloni ed ha tirato fuori un cazzo vigoroso e duro come una lama. Si avvicina, un ghigno in faccia. Si appoggia al muro con una mano e piega un po’ le ginocchia, in modo che la cappella sia proprio davanti alla faccia di Douglas. Gli mette una mano sul collo, preme, forzandolo a spalancare la bocca, e vi infila dentro il suo boccone di carne. Douglas non ha la forza per mordere, può solo lasciare che l’assassino lo fotta in bocca, con forza. Mentre tutto il suo corpo brucia nell’agonia, Douglas subisce l’ultimo oltraggio. Ken è vigoroso, il suo cazzo voluminoso più volte blocca il respiro di Douglas, che sprofonda in un gorgo di dolore.

Dopo una serie di spinte più violente il seme riempie la bocca di Douglas, che inghiotte, tossisce, sputa. Lo sborro gli cola sul mento.

Ken si è drizzato e ora lo guarda, ghignando. Rimette il cazzo nei pantaloni. Si china di fianco a Douglas, la sua mano scivola lungo la schiena dell’uomo agonizzante, poi riappare, un po’ di merda sui polpastrelli di due dita. Ken traccia una croce sul mento di Douglas. Ripete il gesto e una seconda croce viene tracciata sul torace, a destra, sopra la ferita. Infine una terza croce in fronte. Poi Ken infila le dita nella bocca di Douglas e le fa scorrere sulla lingua della sua vittima, pulendole.

Ora alza la canna della pistola e il nuovo colpo prende Douglas al torace, dove è stata tracciata la seconda croce. Douglas sente il sangue in bocca, che gli cola sul mento. La vista è annebbiata, ma guarda ancora Ken che punta la pistola sulla fronte, dove ha tracciato l’ultima croce, e preme il grilletto. Il dolore è più violento, ma si spegne subito.

Ken è soddisfatto. Ci ha messo tre anni a trovare questo figlio di puttana, ma alla fine ce l’ha fatta.

Ritira fuori il cazzo, che è mezzo duro: anche se è venuto da poco in bocca a Douglas, uccidere lo eccita sempre. Aspetta un momento in piedi, poi piscia sul morto.

Finalmente si è vendicato di Douglas, come si era vendicato dei Kimball, di Cortacarajos, del Diablo Loco. Adesso non ha più motivo per rimanere negli USA. E ha tantissimi motivi per andarsene.

Raggiunge Louis, che è rimasto fuori ad attendere e a controllare che non arrivasse nessuno.

- Ora verso il Messico, Louis, ma dobbiamo procurarci un po’ di dollari.

- Pensi di assalire una banca? O una diligenza?

- Si potrebbe fare, ma ho un’altra idea. Conosci i Dodici Apostoli?

- E chi non li conosce? Sono anni che sceriffi e cacciatori di taglie gli danno la caccia. La preda più ricercata del West, dopo lo Sciacallo.

Ken sorride. Sa che sulla sua testa c’è una taglia largamente superiore a quella dei Dodici Apostoli, perché nessuno nella storia del West ha fatto fuori tanti sceriffi. Nonostante questo, i cacciatori di taglie hanno smesso di cercarlo: quelli che l’hanno trovato hanno guadagnato una bella dose di piombo, invece dei dollari sperati. Anche chi ha cercato di catturare i Dodici Apostoli non è finito bene.

- Esattamente. So dove si nascondono.

- E allora?

- Allora tu li denunci. Porti lo sceriffo al loro covo e intaschi la taglia. Con quella abbiamo di che vivere in Messico per un bel po’. Qui negli Stati Uniti non possiamo sperare di rimanere a lungo. Non vivi.

Louis non si aspettava la proposta di Ken. L’idea di guadagnare una montagna di dollari e poi andarsene in Messico non gli spiace e di certo non ha scrupoli a far catturare gli Apostoli.

- Mi sembra una buona idea.

- Allora dobbiamo raggiungere il Colorado. Gli Apostoli si nascondono nei Monti dell’Aquila.

- Questo lo sanno tutti. Ma tu sai come arrivare al loro covo, no?

- Certo.

Prendono dal ranch di Douglas quello che gli serve e si dirigono verso il Colorado. Il viaggio si svolge senza particolari problemi, a parte l’incontro con alcuni mandriani che riconoscono Ken e vengono perciò uccisi.

Raggiungono infine i Monti dell’Aquila, dove devono procedere con grande cautela, perché i Dodici Apostoli controllano l’area. Nel periodo in cui è vissuto con loro, Ken ha imparato come si muovono e quali sono i luoghi in cui si appostano per sorvegliare il territorio, ma sono passati cinque anni da allora e sicuramente ci sono stati cambiamenti.

Muovendosi con circospezione, arrivano infine nella valle dove si apre il passaggio che porta al rifugio degli Apostoli. Ken indica a Louis la parete nascosta dalla vegetazione.

- Dietro quegli alberi si apre una fenditura nella roccia: è quella l’unica via per arrivare alle baracche dove vivono i Dodici Apostoli. Di notte non c’è una sentinella: nessun altro conosce quel passaggio.

Louis memorizza il posto e il percorso, poi si allontanano. Concordano tutti i dettagli per ritrovarsi dopo che Louis avrà intascato la taglia.

Ken conclude dicendo:

- Una cosa dev’essere chiara: non cercare di fare scherzi, Louis. Finisci come Douglas.

Louis annuisce. Non è stupido e sa benissimo che pagherebbe con la vita un tentativo di tradire Ken.

 

*

 

Nel valloncello ci sono cinque baracche, in cui dormono i banditi, e una grande tettoia, sotto la quale stanno i cavalli.

Gli undici uomini che compongono la banda dormono tranquilli: non immaginano che qualcuno possa aver rivelato allo sceriffo il loro nascondiglio e che questi abbia raccolto una posse per eliminarli.

Gli uomini che si introducono attraverso la fenditura si muovono in silenzio. Hanno un piano preciso e lo mettono in atto. Hanno portato della legna, che mettono vicino alle baracche. Poi si dispongono in modo da poter controllare tutte le porte e le finestre e uno di loro accende il fuoco in tutti i punti dove è stata messa la legna. Le fiamme divampano: prima sono solo piccoli fuochi, che però crescono in fretta e si estendono. Sono diversi giorni che non piove e il legno delle baracche prende fuoco in fretta.

Le fiamme illuminano bene il piccolo insediamento.

Per un buon momento nessuno degli Apostoli si accorge di quanto sta succedendo. Poi il fumo, il calore e il rumore delle fiamme che divorano il legno disturbano il sonno dei dormienti.

Il primo a svegliarsi è Will. Ancora intontito dal sonno, guarda le fiamme senza capire. Gli ci vuole un momento per rendersi conto di che cosa sta succedendo. Si alza di scatto e urla:

- Merda! La baracca brucia!

Steve e Paul, che dormono sul giaciglio vicino, si svegliano anche loro.

- Merda!

Escono tutti e tre dalla porta correndo, senza perdere tempo a rivestirsi: contano di prendere i secchi che ci sono vicino alla tettoia, riempirli d’acqua e spegnere l’incendio. Alla luce delle fiamme i tre corpi nudi sono un bersaglio perfetto: una dozzina di colpi li raggiungono. Cadono tutti e tre a terra,  Steve e Will già morti, Paul agonizzante.

Le urla e gli spari hanno destato anche gli altri. Bart si affaccia alla porta per vedere che cosa sta succedendo: sette pallottole lo trapassano, dal petto al grosso cazzo teso. Cade riverso nell’ingresso. I compagni ormai hanno capito.

- Ci hanno scoperto! Merda!

- Siamo fottuti!

Le baracche bruciano in fretta e sanno tutti di non poter resistere a lungo. Di minuto in minuto il calore diventa più forte e il fumo più denso.

Nelle baracche non possono stare, ma fuori li aspetta la morte. Se escono, gli assalitori li vedono benissimo alla luce delle fiamme, mentre loro hanno di fronte la muraglia oscura della notte. Sparano un po’ di colpi dalle porte e dalle finestre, pur sapendo che non serve a niente. Danny, che si sporge per sparare, viene raggiunto da una pallottola in faccia e cade al suolo.

Leroy salta dalla finestra, ma prima che tocchi terra, due pallottole lo raggiungono. Il nero crolla, portandosi le mani al ventre e bestemmiando.

Uno dopo l’altro, tutti sono stanati dal fumo e dal fuoco e appena escono vengono raggiunti dai proiettili.

Silas e Zeke sono gli ultimi rimasti, perché la loro baracca ha preso fuoco più lentamente.

- Non diamo a quei figli di puttana la soddisfazione di ammazzarci.

- Vuoi bruciare vivo?

Silas scuote la testa.

- No. Abbiamo le nostre pistole.

Zeke sorride e annuisce.

- Hai ragione, ma… lascia che lo faccia io, Silas.

Silas ride e scuote la testa. Conosce bene Zeke, l’uomo di cui ha ancora lo sborro in culo.

- Hai sempre detto che ti piace uccidere…

- Infatti.

Silas annuisce. Butta a terra la pistola. Si accarezza il cazzo. Il fumo sta invadendo il locale.

Zeke punta la pistola contro il petto di Silas. Questi continua a stimolare il cazzo, che si è riempito di sangue e ora batte, duro, contro il ventre.

- Fallo quando vengo.

- Va bene, ma muoviti. Non reggo più.

Zeke tossisce.

Silas ride e accelera il ritmo.

Il fumo gli sta facendo bruciare gli occhi. Silas si lascia andare in ginocchio, perché in basso il fumo è meno denso. Sente il piacere crescere e infine esplodere. Lo sborro schizza in alto e Zeke spara. Il proiettile colpisce Silas al cuore e il bandito cade, mentre ancora lo sborro fluisce dalla cappella.

Zeke guarda l’amico a terra. Sorride, si punta la pistola alla tempia e preme nuovamente il grilletto. Cade sul corpo di Silas.

 

Le fiamme hanno distrutto tutte le baracche. A terra ci sono i corpi di sette banditi: quelli di Danny, Bart, Silas e Zeke sono bruciati. Leroy, Arthur e Johnny sono ancora vivi, ma gli uomini dello sceriffo gli infilano le canne delle pistole in bocca e li finiscono, uno dopo l’altro. Poi pisciano sui corpi nudi stesi al suolo, ridendo e facendo battute.

In totale i morti sono undici: anche se li chiamavano i Dodici Apostoli, il loro numero è sempre stato variabile. Ora non ne è rimasto nessuno.

Lo sceriffo dà gli ordini. I suoi uomini prendono i cavalli dei banditi per trasportare i cadaveri, ma uno osserva:

- Non possiamo metterli di traverso sulle selle, il passaggio è troppo stretto.

- Hai ragione.

Li legano per i piedi e attaccano le corde alla sella dei cavalli, che trascinano i cadaveri attraverso la fenditura nella roccia. Quando sono fuori dalla valle, caricano i corpi sui cavalli dei banditi, recuperano i propri e raggiungono la città.

I sette cadaveri vengono impiccati alle porte della città, come monito per i banditi e spettacolo per tutti.

 

*

 

Una settimana dopo Louis si presenta al luogo dove Ken lo aspetta. Questi non si fa vedere subito, ma quando è sicuro che non ci sia nessun altro nelle vicinanze, raggiunge Louis.

- Ecco la borsa con la ricompensa. Come vedi ho mantenuto la parola, Ken.

Ken sorride.

- Sei intelligente.

Il viaggio dal Colorado al confine del Messico richiede diversi giorni, ma sono entrambi abituati a lunghi spostamenti. Si tengono alla larga dalle cittadine ed evitano le piste più battute.

Raggiungono infine il sud dell’Arizona. Da lì Ken conta di passare in Messico. Conta di riuscire a superare l’area in cui opera la banda del Diablo Loco, spingendosi molto più a sud, dove nessuno lo conosce.

 

 

 

 

 

 

 

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