Il piacere di uccidere - III

 

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Lo sceicco di Abu Hadar

 

Ibrahim esce dal bagno, con l’accappatoio aperto, asciugandosi i capelli bagnati. Si trova di fronte Tariq e si ferma, guardandolo, disorientato. Tariq sorride.

- Mi scusi, ho bussato più volte, ma non rispondeva. Allora sono entrato a vedere se non c’era qualche problema.

Ibrahim annuisce. Era sotto la doccia, probabilmente non ha sentito bussare. Sa che dovrebbe chiudere l’accappatoio, ma le sue mani sembrano intorpidite, non riescono ad annodare la cintura. Lo sguardo di Tariq lo turba. Ha occhi scuri, grandi, profondi, Tariq. Ibrahim guarda quel viso che conosce bene: il naso leggermente aquilino, che dà vigore ai lineamenti altrimenti troppo regolari, una bocca con labbra carnose, la barba di un nero di pece, come i capelli. È bello Tariq, di una bellezza che lascia senza fiato.

Ibrahim ha l’impressione di non riuscire a reggersi in piedi.

- Vuole che l’aiuti?

 Tariq si è avvicinato, come se davvero volesse aiutarlo a stringere il nodo. Ibrahim lo fissa negli occhi, la gola secca. Le sue mani ricadono inerti. L’accappatoio è ancora aperto.

Tariq passa le mani sotto la stoffa e gliele poggia sui fianchi. Lo attira a sé. Lo bacia, a lungo. Ibrahim lo stringe con le braccia.

Tariq gli fa scivolare l’accappatoio dalle spalle. Ibrahim rimane nudo davanti a lui. Tariq lo prende, lo solleva e lo porta fino al letto. È forte, Tariq, un’aquila che ghermisce la preda e senza fatica la solleva. Ibrahim non chiede altro, vuole soltanto essere preda.

Tariq lo depone sul letto. Poi incomincia a spogliarsi.

Ibrahim guarda il corpo che si svela ai suoi occhi. Ha spalle larghe, Tariq, e braccia forti. Un torace possente, con un vello nero fitto. Tariq si sfila i pantaloni e infine rimane nudo. Ibrahim guarda il vigoroso sperone che già si rizza. Scuote leggermente la testa. Tariq sorride, si china su di lui, lo bacia e poi lo volta. Gli allarga le gambe e si stende su di lui. Lo stringe e di nuovo lo bacia, finché sente che la tensione nel corpo di Ibrahim svanisce. Allora si inumidisce la cappella, l’avvicina all’apertura e la forza, muovendosi con lentezza. Entra e poi incomincia a spingere vigorosamente.

 

Il culo dell’uomo si muove ritmicamente, con spinte decise, sollevandosi e abbassandosi. Le sue mani accarezzano la testa del ragazzo.

- Credo che possa bastare, no?

La voce di Colton riporta Rod e Herman al momento presente. Si lanciano un’occhiata. Tutti e due guarderebbero volentieri il seguito, anche se tecnicamente le riprese non sono il massimo. Ma sono nella sede dei servizi segreti inglesi e non in un club gay.

- Se lo dici tu…

Colton ghigna.

- Temo che abbiamo altro da dirci.

- Peccato.

Colton chiude il filmato e apre un altro file. Appare una carta della penisola arabica. Con il puntatore, Colton indica un’area.

- Qui c’è Abu Hadar.

Herman si dice che alla lezione di geografia preferiva quella di scopologia, ma ha l’impressione che avrà modo di conoscere bene il posto di cui sta parlando Colton.

Con un clic Colton passa a una seconda immagine, in cui si vede la carta dello stato.

- Abu Hadar è uno dei vari emirati della penisola. Qui il petrolio è stato ritrovato negli anni ’50. Un grande giacimento, che ancora oggi rende discretamente, e alcuni altri minori. Le prospezioni però sono sempre state limitate ad alcune aree, perché Abu Hadar non è un posto… facile.

Colton si ferma. Herman e Rod lo guardano, attendendo il seguito.

- Il vecchio sceicco morì nel 1988. Era stato un sovrano assoluto e sotto il suo regno il paese era rimasto fermo al Medioevo, con pochi contatti con gli altri paesi. Gli successe il figlio Alì, che non fece nessuna concessione alla democrazia, ma favorì gli scambi commerciali e un certo rinnovamento. Il paese incominciò a cambiare volto, anche se era ad anni-luce da emirati come Abu Dhabi: furono costruiti ospedali e venne migliorata l’assistenza sanitaria; vennero realizzate infrastrutture essenziali, come autostrade e un moderno aeroporto; si formò una classe media e i figli delle famiglie ricche presero a viaggiare e studiare all’estero. Insomma, dal Medioevo al Novecento, ma senza grattacieli e alberghi di super-lusso, senza locali notturni e comitive di turisti.

Prima geografia, ora pure storia: sempre peggio. Herman sospira, sconfortato.

- Fu persino introdotta l’istruzione obbligatoria per le ragazze, ma rimasero in vigore norme del passato: tenete conto che ancora oggi nel paese il velo è obbligatorio ed è prevista la lapidazione per le adultere e l’impiccagione per i gay.

Niente male, se dovranno lavorare lì. Perché di sicuro la lezione di geografia e storia non fa parte di un’iniziativa di aggiornamento per migliorare la cultura generale degli agenti segreti.

Colton prosegue:

- Lo sceicco Alì mandò a studiare i due figli all’estero, dando loro un’educazione occidentale.

Adesso anche la genealogia! Herman sbuffa.

- Alì è morto sei mesi fa, ucciso da un fanatico che lo accusava di tradire l’insegnamento divino per aver autorizzato le donne a guidare e a viaggiare senza essere accompagnate da un parente maschio. Sul trono è salito il figlio maggiore, che ha subito introdotto notevoli cambiamenti. Tra l’altro ha creato una commissione che sta studiando una costituzione e un’altra che sta riscrivendo il codice civile: a quanto pare ci saranno cambiamenti radicali.

Rod sbadiglia. Herman si dice che tra un po’ si addormenterà.

- Tutto ciò è stato accolto con entusiasmo da una parte della popolazione e ha provocato forti proteste da parte di altri, tra cui alcuni religiosi integralisti. Adesso lo sceicco Ibrahim  si trova a Londra per pochi giorni…

Colton fa una pausa. Herman e Rod lo guardano. Il pezzo forte dev’essere in arrivo.

- …è quello che avete appena visto, il più giovane dei due.

- Però!

Per essere lo sceicco di un paese in cui i gay sono impiccati, non è male.

Colton fa un altro clic. Appare la faccia di un uomo sui quaranta, con turbante.

- Questo è l’imam Taarji il principale capo religioso del paese. Si oppone a qualsiasi riforma e si dice che ci sia lui dietro l’omicidio dello sceicco Alì.

- Se il video che abbiamo visto finisse nelle sue mani…

- Crediamo che Ibrahim sia stato… sedotto da una delle sue guardie del corpo e filmato dall’altra, di nascosto, proprio per dare ai suoi nemici un’arma mortale. Il file è stato spedito dall’albergo a un indirizzo iraniano due ore fa, ma noi eravamo pronti e l’abbiamo intercettato.

- Quando scopriranno che non è arrivato, lo rimanderanno.

Colton guarda l’orologio.

 

Ibrahim esce dal palazzo. Tariq lo segue e lo osserva. Quel ragazzo ha il più bel culo che gli sia capitato di gustare e guardarlo glielo fa venire duro. Spera di avere modo di gustarlo ancora qualche volta, in questi due giorni che mancano al rientro. Dopo non sarà possibile: appena lo sceicco sarà ad Abu Hadar, verrà fuori quel video. A lui hanno detto che Ibrahim sarà costretto a lasciare il trono e andare in esilio, ma Tariq sospetta che lo uccideranno. Sul trono andrà il fratello, che ha appena dodici anni e potrà essere facilmente controllato, oppure il paese diventerà una repubblica islamica.

Tariq spera che tutto fili liscio. Gli hanno promesso che lo faranno scappare prima che il video sia tirato fuori, ma se qualche cosa andasse storto, la sua pelle varrebbe ancora meno di quella dello sceicco. Rimarrebbe volentieri in Inghilterra, ma come giustificarlo allo sceicco?

Mentre Tariq è immerso nei suoi pensieri, una macchina arriva veloce. Tariq non è vigile: qui nessuno può voler uccidere lo sceicco. Ma dal finestrino spunta un mitra. Un uomo che sta venendo loro incontro afferra Ibrahim e si getta a terra con lui. La raffica risuona in quel momento. Tariq sente le fitte al torace e al ventre, lame di fuoco che lo attraversano e lo squarciano. Il suo corpo viene sbattuto indietro, urta contro la cancellata e scivola a terra. Il sangue sgorga dalle ferite e forma un rivolo sul marciapiede.

 

Colton annuisce e riprende:

- Si dà il caso che oggi, più o meno a quest’ora, penso, cercheranno di uccidere lo sceicco Ibrahim. L’attentato fallirà, ma due delle sue guardie del corpo rimarranno uccise.

- Credo di sapere chi sono questi due.

- Bene, si vede che la materia grigia funziona.

Dopo una pausa Colton riprende:

- Lo sceicco, alquanto scosso dall’accaduto, richiederà la nostra protezione e gli daremo due guardie del corpo, che lo proteggeranno nei prossimi mesi, permettendo al processo di democratizzazione di procedere.

- Credo di sapere anche chi sono le due guardie del corpo.

- Wow! Sei più sveglio di quanto pensassi! Non sarete gli unici, ma voi due sarete sempre al fianco dello sceicco.

Colton fa una pausa, poi aggiunge:

- Probabilmente dopo l’attentato lo sceicco anticiperà la partenza, quindi forse già domani mattina sarete in volo per Abu Hadar via Kuwait City.

Herman ha la sensazione che gli manchi ancora un pezzo. Loro faranno da guardie del corpo, il che è insolito perché non è un compito per cui abbiano una preparazione specifica, ma ci sta: con ogni probabilità il loro incarico comprende anche qualche sessione a letto, in modo che lo sceicco non si ficchi più nei guai per svuotare i coglioni, e questo è un motivo sufficiente per aver scelto loro due. Ma perché tanto interesse per uno staterello che non è tra i maggiori produttori di petrolio?

- Non c’è altro?

Colton lo guarda. Annuisce. Un altro clic. Un’altra carta, più dettagliata.

- Ibrahim, il nuovo sceicco, ha permesso a una compagnia petrolifera inglese di fare alcune prospezioni nel deserto del Rihab, quest’area qui. Non era mai stato possibile farne, prima.

Nuova pausa.

- Rihab non è un deserto. È un immenso mare di petrolio sotto un po’ di sabbia e roccia. Un giacimento enorme, di ottima qualità, facilmente sfruttabile, in un mondo in cui il petrolio diventa sempre più raro e costoso da estrarre.

Ottimo motivo per cercare di tenere in vita lo sceicco e ingraziarselo.

- Farà gola a molti.

- Già. Dietro all’imam Taarji ci sono l’Iran e la Cina. Anche la Russia ci terrebbe ad avere le mani in pasta.

Colton ritorna alla foto dell’imam.

- Quest’uomo è un pericolo per la nascente democrazia e per la sicurezza dello sceicco Ibrahim. Ma è molto popolare.

Il che significa che non si può uccidere subito, ma prima o poi bisognerà farlo, nel modo giusto.

Colton passa a una nuova foto: un altro uomo barbuto con il turbante.

- Questo è l’imam Mahjoub, la seconda figura religiosa più importante. Ha rapporti stretti con la Russia e sicuramente c’è anche lui dietro l’assassinio del vecchio sceicco. Se Taarji morisse, lui prenderebbe il suo posto.

Herman si chiede se quindi bisognerà uccidere anche lui, ma le parole di Colton gli danno la risposta:

- Questa sarebbe un’ottima cosa. Mentre l’imam Taarji è un uomo morigerato e coerente, all’estero Mahjoub ha spesso tenuto comportamenti… poco consoni al suo ruolo. Abbiamo diverse foto.

Quindi può essere sputtanato in qualsiasi momento o ricattato. Va bene, i conti tornano.

Il telefono di Colton squilla.

Colton risponde. Non dice nulla, tranne alla fine, quando commenta:

- Perfetto!

Poi li guarda e dice:

- Sì, due guardie del corpo sono morte, ma lo sceicco è illeso. Credo che tra due ore sarete convocati. Tenetevi pronti.

- Va bene.

- In fondo state per partire per una vacanza in un paese caldo.

- Vaffanculo, Colton!

Ridono e si salutano.

Herman si chiede se Rod ha seguito qualche cosa, perché sembrava che si stesse addormentando mentre Colton parlava, ma Rod lo prende in contropiede:

- Allora, ci dividiamo i compiti: io fotto il ragazzo e quando è il momento faccio secco quel figlio di puttana del prete. Tu fai la guardia.

- Comodo, eh!? Ti prendi la parte migliore.

- Va bene, per scopare possiamo fare a metà: uno la bocca, l’altro il culo. Ma il prete lo faccio secco io.

- Non è un prete. È un imam.

- Se non è zuppa, è pan bagnato… Quello lo fotto volentieri, ma con il piombo.

Herman scuote la testa.

- Ti piace, eh?

- Sì, lo sai. Mi tira. E se devo uccidere un figlio di puttana è proprio il massimo.

- Un giorno o l’altro fai fuori anche me.

Rod lo guarda e sorride, un sorriso da lupo.

- Mi piacerebbe un casino: più figlio di puttana di te non c’è nessuno.

Herman ghigna, ma sa benissimo che la frase di Rod contiene un fondo di verità, in tutte e due le affermazioni. Forse non solo un fondo.

- Grazie!

- Ma per il momento preferisco fotterti. Dove andiamo?

- Come, dove andiamo?

Herman ha capito benissimo, ma fa finta di niente. Rod spiega, come se Herman fosse un bambino piccolo, un po’ ritardato:

- Questa sera avremo da fare. Adesso è inutile che andiamo a casa mia: ci vuole quasi un’ora e dobbiamo essere di ritorno a Londra più tardi. Dobbiamo darci da fare. Direi che la Hotbox a Soho è la più comoda.

Rod ha già deciso. Herman non dice nulla. Sa che non ci metteranno molto a preparare i bagagli: un agente deve essere sempre pronto a partire su due piedi e si tratta solo di infilare in una valigia qualche capo di vestiario adatto al clima e le buste già pronte per l’igiene personale, gli strumenti di lavoro e i medicinali. Ma in ogni caso a Herman l’idea di Rod va benissimo: lo dimostra, senza lasciare dubbi, la protuberanza che si è rapidamente formata all’altezza del cavallo dei pantaloni.

Non vanno spesso in sauna, ma in effetti è il posto più comodo per scopare se sono in giro per Londra: non costa molto e c’è il divertimento di avere un pubblico. La Hotbox è un postaccio, mal frequentato e non proprio pulito, ma a Rod piace.

Quando sono all’ingresso, Rod dice:

- Entriamo separati.

Non è una proposta, è una decisione e Herman non discute. Con Rod, Herman si scopre docile come con nessuno dei (numerosi) uomini che ha conosciuto. C’è in Rod qualche cosa che lo soggioga completamente.

Rod entra e Herman aspetta un momento prima di seguirlo. Quando arriva negli spogliatoi, Rod non c’è. Herman si dice che gli avranno messo gli occhi addosso già in tanti, perché un maschio come quello è da leccarsi i baffi e l’attrezzatura è fuori misura. Pensare a Rod fa sempre un certo effetto e, anche se l’asciugamano è ben stretto in vita, c’è un rigonfio inequivocabile.

Herman raggiunge la sala, in cui diversi uomini sono seduti sulle panche alle pareti. Sente su di sé gli occhi di parecchi di loro. Dà una rapida occhiata, senza soffermarsi troppo su nessuno. Ci sono almeno due tipi niente male. E Rod, dove cazzo si è cacciato?

Herman rimane in piedi e dopo nemmeno un minuto uno si avvicina e si ferma di fianco a lui. Herman lo guarda. Non è male il tipo: un bel biondo con gli occhi chiari, molto giovane. In attesa di Rod si potrebbe anche

Il colpo al culo interrompe i pensieri di Herman. È una staffilata, gli sembra che la pelle bruci. Il tipo con cui Herman stava per avviare le trattative sussulta, mentre guarda alle sue spalle. Herman si volta, sapendo già che si troverà di fronte Rod.

È lui, naturalmente, un ghigno in faccia e un frustino in mano. Herman si dice che questa sera si presenterà allo sceicco con una serie di segni rossi. Per fortuna saranno sotto gli abiti. Il pensiero di quello che sta per succedere lo eccita ancora di più.

Rod gli mette una mano dietro al collo e lo forza ad accovacciarsi su un ripiano piastrellato che si trova in mezzo alla sala. Gli toglie l’asciugamano e intanto gli dà un’altra frustata. Gli uomini presenti in sala sembrano impietriti. Hanno intuito che lui e Rod si conoscono o che comunque Herman è consenziente, ma non sono abituati a scene di questo tipo nella sala centrale.

Herman si dice che Rod potrebbe almeno portarlo in una saletta riservata, ma il suo cazzo non è dello stesso parere, perché al pensiero che tutti gli altri clienti della sauna assistano alla scena, alza sempre di più la testa.

Rod frusta deciso e a ogni colpo Herman sussulta. Guarda le facce degli uomini, che li stanno tutti fissando. Uno ha già aperto l’asciugamano e si sta accarezzando il cazzo, altri due tengono la mano sul rigonfio. Rod colpisce ancora. Herman ha il culo in fiamme. Questa sera farà fatica a sedersi.

Dopo una dozzina di colpi, Herman ha le lacrime agli occhi. Rod preme il frustino contro il buco del culo. Ci sono almeno sette o otto uomini davanti a Herman, che assistono alla scena, e altri devono essere ai lati e dietro: loro due sono l’attrazione della sauna. Il frustino stuzzica brutalmente, poi Rod si china sul culo di Herman e sputa. Lo fa due volte e un po’ di saliva cola fino al buco.

Rod sta per incularlo e gli farà un male porco. E Herman sente che il cazzo è sempre più teso. Gli uomini intorno a loro hanno perso ogni ritegno e tutti si stanno facendo una sega senza curarsi di nascondersi.

Rod appoggia la cappella contro il buco e poi spinge. Herman chiude gli occhi: il dolore è violento, perché, anche se Rod non entra con violenza, le dimensioni del suo attrezzo sono tali da renderlo un’arma d’offesa.

Rod spinge come se volesse trapassarlo completamente. Poi si ritrae e incomincia il movimento a stantuffo.

Rod va avanti, senza fermarsi: quando lo fotte, lo fa sempre almeno per mezz’ora. Diversi degli uomini nella sala vengono. L’odore di sborro riempie il locale. Uno fa per avvicinarsi e sborrare in faccia Herman, ma Rod fa guizzare il frustino e l’uomo si ritrae, spaventato. Ormai nella stanza c’è una piccola ressa, ma tutti si tengono a distanza.

Herman sente il piacere crescere, lottando contro il dolore bestiale che sale dal culo.

Rod grugnisce, forte, e viene con una serie di spinte finali. Herman emette un gemito che è quasi un urlo e viene anche lui.

 

Sono le sei quando Colton li chiama: sono passate due ore, come previsto.

- Avete preparato i bagagli?

- I bagagli? E che cazzo!?

- Tra mezz’ora vi presentate al Diamond, in King’s Road. I bagagli li fate questa notte perché domani mattina avete il volo alle nove. Lo sceicco ha anticipato la partenza, come previsto. A dopo.

La democrazia potrebbe arrivare ad Abu Hadar in futuro, ma dai servizi segreti inglesi si tiene rigorosamente alla larga.

 

Alla reception dell’albergo chiedono i documenti, poi li fanno salire. Sulla porta c’è un collega che li fa passare.

Visto di persona lo sceicco è un bel ragazzo. Almeno questo aspetto del lavoro sarà piacevole. Probabilmente sarà l’unico.

Colton li presenta:

- Altezza, Herman e Rod saranno le sue due guardie del corpo. Sono persone in cui può avere completa fiducia. Saranno i due che non la lasceranno mai, in nessun momento. Può contare su di loro per qualunque cosa. Per qualunque cosa.

Parlano un buon momento. Alcuni specialisti inglesi affiancheranno il personale arabo che si occupa della sicurezza dello sceicco. Herman e Rod faranno da guardie vere e proprie.

Prendono accordi e poi si lasciano.

 

Ibrahim si stende sul letto. Cerca di mettere insieme i pezzi. È sconvolto. La morte di Tariq e Yussef è stato solo il primo di una serie di colpi. Il filmato che gli ha mostrato l’agente gli ha rivelato il tradimento delle sue guardie. E le minacce che gravano sulla sua vita. Sapeva già di essere in pericolo. Ma non sospettava che a tradirlo fossero proprio gli uomini che avevano il compito di proteggerlo. Adesso i servizi segreti inglesi hanno nelle loro mani un filmato che per lui è una condanna a morte. Gli hanno assicurato che lo distruggeranno, ma Ibrahim dubita che lo faranno davvero: è un’arma di ricatto troppo importante. In ogni caso i servizi segreti per il momento vogliono quello che desidera anche lui: trasformare Abu Hadar in un paese democratico. Ma se nasceranno conflitti per il controllo del petrolio? Si vedrà. Ibrahim non vuole svendere il suo paese.

E adesso avrà queste due guardie a sua disposizione. “Per qualsiasi cosa”. Che cosa significa questa frase? L’agente non è uno che parla a vanvera. Quei due… Ibrahim preferisce non completare il pensiero. Si sente umiliato. In che casino s’è cacciato per aver ceduto al desiderio di un momento! Si era ripromesso di muoversi con molta cautela, ma Tariq ha preso l’iniziativa e lui non ha saputo resistere. Eppure sa benissimo che nella sua situazione il più piccolo errore può essere fatale.

Vedrà di non fare altre cazzate. Rinuncerà ad avere una vita sessuale, almeno finché il paese non avrà una costituzione, un parlamento e un codice moderni. Poi si vedrà.

 

L’aereo atterra. Rod e Herman scendono subito dopo lo sceicco. Una vampata di calore pare incendiargli gli abiti. Rod mormora:

- Merda!

All’aeroporto ci sono solo le guardie e un picchetto d’onore, per cui non dovrebbero esserci problemi, ma Herman preferisce vigilare. Dopo il saluto, lo sceicco si dirige verso l’uscita, accompagnato dai soldati e dal suo seguito. Rod si mette dietro al gruppo, Herman davanti, un po’ di lato. C’è un movimento tra le guardie che aspettano vicino all’ingresso. Uno degli uomini avanza, come se volesse parlare allo sceicco che sta arrivando.

Herman ha già la mano sulla pistola, pronto a intervenire. Le guardie dovrebbero bloccare l’uomo, anche se è un militare, ma non lo fanno e il soldato che si è fatto avanti improvvisamente estrae un’arma e spara, mentre anche Herman fa fuoco. Lo sceicco Ibrahim verrebbe colpito, se un uomo non gli facesse scudo con il suo corpo.

L’attentatore cade, colpito da Herman. Anche l’uomo che si è gettato davanti allo sceicco crolla a terra.

Rod e Herman sono addosso all’attentatore. L’uomo, colpito al ventre, dice qualche cosa, in cui ritorna il nome di Allah. Deve averlo mandato l’imam Taarji, ad attendere lo sceicco, Herman ci scommetterebbe.

Rod dice, a denti stretti:

- Certo che come accoglienza, questo posto di merda… Uno che spara e gli altri che neanche intervengono…

Lo sceicco e gli altri soldati sono attorno all’altro uomo, che è stato ferito al torace. È il capo delle guardie del corpo dello sceicco. L’ambulanza arriva subito: ce n’è sempre una vicino alla pista, pronta per ogni evenienza. Carica i due feriti e alcuni soldati.

Rod, Herman e lo sceicco salgono sull’auto che li attende. Mentre viaggiano, tra due altre auto di scorta, Herman dice:

- Non hanno perso tempo, sceicco.

Lo sceicco annuisce. È pallido e sembra avere gli occhi umidi. Guarda Herman, poi chiede:

- Si salverà, agente? Fu’ad, intendo, l’uomo che si è gettato davanti a me perché non mi uccidessero. È il capo delle mie guardie personali.

Herman ha visto appena l’uomo ferito, ma lo sceicco gli sembra molto scosso, per cui gli dice:

- Credo di sì, sceicco. Avete buoni ospedali qui?

- Sì, già mio padre ne aveva creato uno di alto livello qui nella capitale. 

- Lo opereranno e senz’altro se la caverà.

Arrivati al palazzo, Herman e Rod scendono la pistola in mano. I soldati di servizio li guardano con ostilità, ma nessuno parla: dall’aeroporto hanno telefonato e a palazzo tutti sanno già che proprio un militare ha cercato di uccidere lo sceicco. I soldati di guardia si sentono umiliati: il loro sceicco deve essere difeso da due stranieri perché nell’esercito ci sono traditori.

Per Herman e Rod viene preparata una camera di fianco a quella dello sceicco, su un piccolo giardino interno i cui accessi sono tutti sbarrati. Le due stanze si affacciano su un balcone che corre lungo tutta la facciata e sono collegate anche da una porta.

Per due giorni una squadra di specialisti inglesi controlla la presenza di microfoni o videocamere nascoste e un’altra verifica tutte le misure di sicurezza e ne impone di nuove. Alla fine la situazione del palazzo reale è sotto controllo.

 

Ibrahim si è tenuto in contatto con l’ospedale fin dal suo arrivo a palazzo per avere notizie di Fu’ad. Per fortuna la ferita non è molto grave, l’intervento è riuscito perfettamente e la prognosi è favorevole.

Per Ibrahim è un gran sollievo: Fu’ad è forse l’unico su cui sa che può davvero contare, che non lo tradirebbe mai. Lo ha nominato lui capo delle sue guardie, quando è salito al trono, proprio perché ha piena fiducia in quest’uomo che ha vent’anni in più di lui e che conosce fin da quando era bambino. Fu’ad gli ha insegnato a cavalcare, poi gli ha fatto conoscere le armi. Quando Ibrahim era ragazzo e voleva girare per la città in incognito, era lui ad accompagnarlo e assicurare la sua protezione.

Già il giorno successivo Ibrahim si reca in ospedale, per far visita al ferito.

- Grazie, Fu’ad. Mi hai salvato la vita.

- Era il mio compito, sceicco. E avrei dovuto fermarlo prima che potesse sparare, ma gli altri soldati non si aspettavano un’azione simile e non sono intervenuti. 

Quanto il mancato intervento delle guardie all’aeroporto sia dipeso dalla sorpresa, quanto da negligenza o da tradimento, nessuno dei due lo sa ed entrambi se lo chiedono.

Ibrahim stringe la mano di Fu’ad. In lui ha piena fiducia. Ha mani grandi e forti, Fu’ad.

 

A parte le visite in ospedale, Ibrahim esce solo in occasione di cerimonie pubbliche: inutile esporsi a gravi rischi. Tutti sanno che ci sono stati due attentati, uno a Londra e uno all’aeroporto di Abu Hadar, e non si stupiscono che lo sceicco preferisca rimanere nel suo palazzo.

Quando Fu’ad viene dimesso dall’ospedale, per riprendere le sue funzioni di capo delle guardie, le uscite dello sceicco si diradano ulteriormente.

Questo semplifica il lavoro di Herman e Rod.

 

Ibrahim si consulta con Fu’ad ogni giorno. Discutono a lungo della situazione. Per Ibrahim Fu’ad è un punto di riferimento costante, non prende mai una decisione senza avergli parlato. Non sempre segue i suoi consigli, ma non li ignora mai.

Ibrahim non è sereno. Il suo progetto di modernizzare il paese sta procedendo, sia pure tra innumerevoli difficoltà, ma la sua situazione personale è fonte di frustrazioni continue.

Fu’ad gli sta suggerendo di cercare alleati per portare avanti la sua opera.

- La tribù dei Fatiwi ha un grande potere. Per il momento non si è schierata né a favore, né contro le riforme, ma sarebbe importante portarla dalla nostra parte.

- E come?

- Il giovane Oman ibn Hasr è un uomo intelligente. Ha studiato all’estero ed è aperto alle nuove idee. Potrebbe assegnargli un incarico nel governo.

- Gli parlerò.

- E, per garantire un appoggio incondizionato, c’è sempre sua sorella.

Ibrahim non capisce:

- Che intendi dire?

- Se lo sceicco volesse sposarsi, la giovane Fatima ibn Hasr è tanto bella quanto la sua famiglia è potente e sicuramente suo padre sarebbe ben contento di vederla sul trono.

Ibrahim abbassa la testa. Poi la rialza e fissa Fu’ad.

- Non mi parlare di matrimonio, Fu’ad.

- Non voglio interferire nelle sue scelte, sceicco.

- Fu’ad

- Sì?

- Quand’ero ragazzo mi davi del tu.

- Molto tempo è passato. Il giovane allievo è diventato un uomo. E uno sceicco.

- E perciò non ha più diritto ad avere amici. Solo sudditi.

Fu’ad rimane disorientato.

- Sceicco…

Fu’ad non completa la frase. 

- Fu’ad, un tempo ti consideravo un amico. Un amico più grande e più saggio.

- Sceicco, può contare in ogni momento sulla mia completa dedizione.

Ibrahim si alza, irritato. Vorrebbe abbattere la distanza che il suo ruolo stabilisce tra lui e il capo delle guardie, ma non sa come fare. E confusamente avverte che vorrebbe anche altro, che per quest’uomo, a cui ora volta la schiena, prova un sentimento forte, che va molto oltre l’attrazione fisica. Sa che può fidarsi di lui. Ma ha paura di perdere la sua stima, il suo affetto.

Ibrahim guarda fuori, oltre la finestra, il giardino con la grande vasca al centro.

- La dedizione non è l’amicizia.

Fu’ad non risponde subito.

- Sceicco…

- Sono solo, Fu’ad. E l’unico amico sincero che avevo, mi volta le spalle.

- Non è vero altezza.

C’è un attimo di silenzio, poi Fu’ad aggiunge, con una nota ironica nella voce:

- In questo momento non sono io a voltarti le spalle, Ibrahim.

Ibrahim si gira, sorridente.

- Grazie, Fu’ad.

Anche Fu’ad sorride e Ibrahim pensa che vorrebbe baciarlo.

- Ho bisogno di un amico sincero, Fu’ad. Che sappia dimenticare che sono lo sceicco.

- Puoi contare su di me per questo. Ti ho sempre voluto bene, Ibrahim.

- Anch’io, Fu’ad. E ho pensato spesso a te. Vorrei poter parlare liberamente con te.

- Puoi farlo, Ibrahim, di qualsiasi cosa.

Ibrahim lo guarda e poi incomincia a raccontare.

- A Londra, non è stato un attentato. Sono stati i servizi segreti a organizzarlo, non me l’hanno detto esplicitamente, ma ne sono sicuro.

Fu’ad è sbalordito.

- Cosa? Ma perché?

- Per uccidere Tariq e Zuhair.

Fu’ad non dice nulla. Aspetta una spiegazione, che non riesce a intuire.

Ibrahim esita, ma il bisogno di confidarsi è più forte dei suoi dubbi. E oscuramente, dentro di sé sa che lo fa anche per un altro motivo.

 

Lo sceicco ha sempre rapporti molto formali con le sue due guardie del corpo inglesi. Se ha colto che loro sono disponibili anche per un’attività per cui normalmente ci si rivolgerebbe a escort, non lo dimostra e comunque non appare interessato.

Rod ne parla con Herman una sera, dopo che lo sceicco si è ritirato nel suo appartamento.

- Non sembra intenzionato a scopare. Vive come un monaco.

- Ti scoccia, eh? Ha un bel culo.

- Puoi dirlo! Ma non è quello. È che se non ce la fa più a reggere e fa qualche colpo di testa, magari esce di nascosto, siamo fottuti, noi e lui.

Herman annuisce. Rod ha ragione: i nemici dello sceicco devono intervenire prima dell’approvazione della costituzione e delle elezioni che seguiranno. Di sicuro non hanno rinunciato a ucciderlo. Se venisse ammazzato, la loro missione fallirebbe e probabilmente farebbero fuori anche loro due.

Rod guarda verso la camera dello sceicco, poi aggiunge:

- E comunque è davvero un peccato.

Herman ridacchia. Rod riprende:

- Che ne diresti se provassimo a stuzzicarlo un po’?

- Come?

- Secondo te?

E mentre lo dice Rod si avvicina, afferra Herman, lo attira a sé, lo bacia, infilandogli la lingua in bocca, poi lo solleva di peso e lo sbatte sul letto.

Herman ride.

- Che fai?

- Lo scopri tra poco.

Rod ha risposto a voce alta. Di solito parlano piano, la notte, per non disturbare lo sceicco: solo un muro separa le loro camere. Ma questa volta Rod sembra avere tutte le intenzioni di farsi sentire. Aggiunge:

- Questa sera te lo becchi in culo.

Il “questa sera” non ha molto senso: Herman se lo prende in culo quasi tutte le sere e spesso anche la mattina. Ma l’annuncio non è rivolto a lui, ma a qualcuno che dalla camera a fianco di certo sentirà benissimo.

Herman decide di stare al gioco: l’idea di Rod non gli sembra malvagia.

- Prima però voglio gustarlo in bocca.

Rod ha incominciato a spogliarsi. Herman lo ha visto nudo un fottio di volte, ma è sempre uno spettacolo magnifico. Rod ora è nudo, il cazzo ancora a riposo, ma che già sta sollevando la testa.

- Dai, datti da fare a succhiarmi il cazzo, che poi te lo infilo in culo fino alle palle.

- Ai tuoi ordini. Riesci ancora a farmi bere il tuo piscio o è troppo duro, ormai?

- In ginocchio, che ti disseto.

E mentre Herman esegue e si riempie la bocca del piscio di Rod, questi aggiunge:

- Questa sera sei più porco del solito. Scommetto che ti piacerebbe fare qualche cosa a tre.

- Perché, a te no?

- A me sì, sempre. Lo sai benissimo.

Lo sceicco deve sentire tutto. Deciderà di entrare per partecipare?  La porta del balcone è aperta, quella di comunicazione tra le due stanze non è chiusa a chiave. Può accomodarsi.

Herman beve tutto, con gran gusto.

- Ora pulisci bene, troia.

Herman lecca, succhia, mordicchia il cazzo, sempre più teso. Davvero una vista superba, così, da sotto, enorme e rigido.

- Adesso leccami il culo.

Rod si volta. Ora è di fronte alla porta e se Ibrahim sta guardando dal buco della serratura, lo vede tutto benissimo.

Mentre Herman passa la lingua lungo il solco, Rod aggiunge:

- Ci vorrebbe qualcuno che mi succhia il cazzo, intanto. O che si fa infilzare.

Dall’altra stanza non si sente nessun rumore.

È allora Herman a passare davanti e farsi trafiggere dall’arma di Rod. L’ingresso non è certo indolore, ma la sofferenza che lo accompagna fa tendere ancora di più il cazzo a Herman.

Rod incomincia la sua cavalcata. Rod ansima, grugnisce, insulta Herman. Herman geme, sospira, ansima. A un certo punto dice:

- Mi piacerebbe avere davanti un bel cazzo da succhiare.

- Sarebbe una bella idea.

Ma dall’altra stanza non arriva nessuno. E infine Rod viene in un crescendo di spinte, tanto violento che finiscono entrambi a terra. La sua mano guida al piacere anche Herman e rimangono sul pavimento, sporchi di seme, esausti e sudati.

Lo sceicco non si è fatto vivo. Peccato. Ora Rod e Herman parlano piano.

- Magari gli abbiamo fatto venire la voglia, ma non ha avuto il coraggio.

- Se è così, riproviamo domani sera…

- Se continuiamo a stuzzicarlo, magari perde la pazienza ci fa arrestare e impiccare per sodomia.

- Non credo proprio…

 

La sera successiva qualcuno entra dallo sceicco a tarda sera. Herman e Rod sentono la porta aprirsi e chiudersi e poi le voci. Si guardano, perplessi. Lo sceicco non ha detto che attendeva visite. La sera dopo una certa ora non si sentono mai voci.

Rod passa sul balcone. La stanza dello sceicco è illuminata dalla luce di una lampada, ma, contrariamente al solito, le tende non sono accostate. Rod può vedere benissimo dentro.

Fu’ad sta spogliando lo sceicco. Le sue mani stanno sciogliendo la fascia che gli cinge i fianchi, poi si infilano sotto la tunica e la sollevano. Ma quando la stoffa è all’altezza del culo, le mani stringono la carne e Fu’ad bacia Ibrahim sulla bocca.

Dalla porta del balcone Rod fa un cenno a Herman e torna al suo posto di osservazione. Herman si mette di fianco a lui. Loro due sono immersi nel buio e dalla stanza non li possono vedere.

Le mani di Fu’ad riprendono a scorrere sulla pelle di Ibrahim, sollevando del tutto la tunica, finché lo sceicco è nudo. Fu’ad lo bacia ancora. Ibrahim si inginocchia davanti a lui e prende in bocca il sesso vigoroso del capo delle guardie. Lo avvolge con la lingua, poi incomincia a succhiarlo.

Rod passa dietro a Herman e si appoggia contro di lui. La scena a cui stanno assistendo ha avuto un effetto prevedibile e Herman sente contro il suo culo la pressione di un cazzo che conosce benissimo.

Fu’ad accarezza la testa dello sceicco, mentre il suo cazzo si tende nella bocca di Ibrahim, che ora lo lascia andare e lo guarda ergersi, maestoso, davanti al suo viso. Lo percorre con la lingua, dalla base alla cappella, e poi in senso opposto, accarezzando anche i coglioni.

Rod sta armeggiando con la cintura di Herman. Slaccia la fibbia, poi la estrae completamente. Herman si chiede che cosa cazzo intenda fare (in realtà lo sospetta: lo conosce abbastanza). La risposta arriva subito, mentre la sinistra di Rod gli tiene fermo il collo: la cinghia si abbatte sul culo di Herman, che trattiene un urlo a fatica.

Fu’ad sta accarezzando il corpo di Ibrahim, le sue mani scorrono delicate sulla pelle. Le dita forti di Rod hanno aperto con uno strattone la camicia di Herman (facendo saltare almeno un bottone) e ora martoriano i capezzoli. Herman geme, piano. Sembra che Rod voglia staccarglieli.

Fu’ad si inginocchia e la sua lingua scorre sul solco tra le natiche di Ibrahim, più volte. Rod ha afferrato il culo di Herman, divarica le natiche e la punta della cappella preme contro il buco. Lo infilza con una spinta e anche questa volta a Herman quasi sfugge un urlo. Le mani di Rod mollano il culo e stringono la cinghia intorno al collo di Herman, tirandola. Herman sente che il respiro gli manca.

Fu’ad si stende sul corpo di Ibrahim, lo abbraccia, gli bacia il collo, la nuca, le spalle. Poi, lentamente, avanza il suo sperone, conquistando il territorio. Ibrahim spalanca la bocca ed emette un mugolio di piacere.

Rod allenta la cinghia. Herman riprende a respirare. Rod incomincia a fotterlo, con spinte violente che lo sbilanciano. Le sue mani tolgono la cinghia dal collo di Herman e ora la stringono, ripiegata. Rod vibra colpi decisi contro il culo di Herman e altri meno forti contro il cazzo. Poi passa la cinghia sotto i coglioni e Herman si tende. Il colpo non è violento, ma il dolore è un’ondata che lo travolge e quasi gli fa perdere i sensi.

Fu’ad lavora con vigore e costanza, instancabile. Sul suo viso appaiono goccioline di sudore. Ibrahim geme. Le spinte di Fu’ad diventano più intense. Ibrahim geme più forte.

Rod spinge con più forza e nuovamente colpisce  coglioni di Herman, poi gli passa la cinghia sul cazzo con la destra. Herman sente il dolore esplodere e dalla conflagrazione emerge un’ondata di piacere che lo travolge. Il suono strozzato che emette Rod gli dice che anche lui è venuto.

Fu’ad si abbandona sul corpo di Ibrahim, sussurrando parole d’amore.

Rod passa di nuovo la cinghia intorno al collo di Herman, la stringe e gli sussurra:

- Muoviti.

Tira, dirigendosi verso la porta della loro stanza.

Herman inciampa nei pantaloni che gli impacciano le caviglie e cadrebbe, se Rod non lo sostenesse. Rod lo bacia, allenta la cinghia e lo spinge in camera.

Dopo aver chiuso la porta che dà sul balcone, Rod osserva:

- Così lo sceicco ci ha restituito il favore di ieri sera, con un piccolo spettacolino.

Herman annuisce. Ha la gola in fiamme e non riesce a parlare. Rod prosegue:

- Ha deciso di farci sapere che non dobbiamo preoccuparci di lui.

Herman cerca di dire qualche cosa, ma non ci riesce. Rod continua:

- Mi sa che dovremo proprio fare a meno di quel bel culo.

Infine Herman ritrova il fiato. Ha la voce roca.

- È davvero un peccato, ma è meglio così. Anche quando saremo andati via non correrà più rischi.

Rod lo guarda, come se fosse stupito:

- Non riesci a parlare?Ti sta venendo mal di gola?

-Fanculo.

- Questa parte della missione non è stata interessante come prometteva. Speriamo che arrivi presto l’ordine di fottere il prete.

 

Da un mese l’imam Taarji viene invitato ogni giovedì a palazzo. Discute con lo sceicco le riforme in progetto. Lo sceicco ascolta tutte le obiezioni dell’imam e assicura sempre che mediterà su quanto il capo religioso gli dice. Poi prosegue per la sua strada. L’imam cela a stento la sua irritazione.

Un giorno, dopo la conversazione, l’imam sembra molto insonnolito.

- Non sta bene, imam?

Taarji scuote la testa. Fa fatica a tenere aperti gli occhi.

- È meglio che io vada.

- Le mie guardie la accompagneranno.

- Non è necessario, sceicco.

- Imam, mio padre è stato ucciso e io sono sfuggito per poco a due attentati, uno a Londra e uno qui. Lei non sta bene. Preferisco che l’accompagnino.

L’imam barcolla. Lo fanno salire su un’auto con i vetri schermati e partono. L’imam si addormenta: il sonnifero che gli hanno servito nel tè ha fatto effetto. Rod appoggia la mano sul ventre dell’imam e sente il cazzo teso: anche il Viagra ha fatto effetto. Rod ride. Anche lui ha il cazzo teso e il desiderio che preme. Sta per fottere questo figlio di puttana e l’idea gli piace un casino.

L’auto raggiunge una casa isolata, ai margini della città, e l’autista parcheggia dietro l’edificio. Herman e Rod scendono. Un uomo apre la porta e i due agenti trascinano dentro l’imam, ormai incosciente, che emette appena qualche verso mentre viene sballottato e trasportato. L’autista riparte.

L’uomo, che è il gestore del bordello, accompagna Herman e Rod a una stanza al piano inferiore. L’arredamento indica subito il tipo di locale in cui ci si trova: un letto a baldacchino, con tende di velluto rosso aperte, e grandi specchi sulle pareti. Appoggiano l’imam sul letto e Rod fa cenno all’uomo di andarsene.

Rod e Herman spogliano l’imam, gettando gli abiti alla rinfusa sulla poltrona dorata che sta in un angolo. L’imam ha un corpo forte, piuttosto villoso. Herman pensa che non è malaccio. Ha un signor cazzo, non lungo, ma voluminoso e bello teso.

Ora l’imam è steso sul letto. Rod incomincia a spogliarsi.

- Che cazzo fai, Rod? Non è il caso di rimanere più del necessario.

-Sto prete è venuto a fottere, no? Dagli il tempo. Schiatta fottendo. O fottuto.

Rod è nudo, il cazzo favoloso perfettamente in tiro. Volta l’imam sulla pancia, lo sposta fino al bordo del letto, facendo ricadere le gambe a terra e poi avvicina l’uccello al buco.

- Dammi il preservativo.

Herman prende dalla tasca un preservativo, apre la bustina e si avvicina. Con la sinistra accarezza il cazzo di Rod, poi srotola il preservativo e glielo infila.

Rod ha avvicinato la cappella al buco del culo dell’imam ed entra dentro con una spinta decisa. Taarji emette un verso. Rod spinge con forza. Herman lo guarda, poi osserva l’immagine nello specchio, e intanto attraverso la stoffa dei pantaloni si accarezza il cazzo, perfettamente teso.

Rod fotte con la sua solita energia. Herman si dice che il suo uomo è davvero uno splendido stallone. Dovrebbe fare film porno.

Infine Rod si ritrae. Non è ancora venuto. Sorride e prende la pistola, che ha il silenziatore. La infila in culo all’imam, spingendo a fondo. Taarj emette un suono inarticolato.

- Tappagli la bocca.

Herman mette uno straccio davanti alla bocca di Taarji e ne porge uno a Rod, che lo appoggia sotto la pistola: non devono esserci tracce di sangue.

Rod sorride. Sulla cappella la luce del lampadario si riflette in una goccia di sborro.

Rod si accarezza il cazzo, un’unica volta, e spara. Taarji ha un movimento spasmodico, spalanca gli occhi, in preda a un dolore più forte del sonno in cui il farmaco lo ha sprofondato, agita le braccia, le porta al ventre. Herman gli tiene lo straccio contro la bocca, ma non esce sangue. Un po’ cola invece dal culo, ma Rod lo pulisce con il tessuto.

Quando Taarji rimane del tutto immobile e l’emorragia dal culo si arresta, sollevano le gambe del cadavere e lo distendono, mettendolo su un fianco. Rod ghigna. Si accarezza ancora il cazzo e sborra sull’uccello di Taarji e sul lenzuolo. Sembra che l’imam sia venuto.

Il cazzo di Herman è talmente duro che gli fa male. Adesso se ne devono andare, ma Rod non si riveste. Con un movimento brusco afferra Herman, lo stringe a sé, gli infila una mano nei pantaloni, gli accarezza (o gli strizza) i coglioni, facendolo sussultare, gli passa la mano sul cazzo, lo stringe con forza, strappandogli un gemito di dolore, e Herman viene, con un urlo strozzato.

Rod si riveste. Herman scatta alcune fotografie del cadavere con il telefonino, poi Rod raccoglie gli stracci e se ne vanno. Il tenutario se n’è già andato: raggiungerà la frontiera entro un’ora e poi partirà per Londra. La collaborazione gli è valsa una nuova identità, un visto d’ingresso, un biglietto aereo e una discreta sommetta. Se non starà zitto, gli spetterà anche la giusta dose di piombo, ma l’uomo sa farsi gli affari propri.

 

Due ore dopo una telefonata anonima informa la polizia che l’imam Taarji è morto in una casa d’appuntamenti mentre scopava. Il cadavere viene ritrovato nella casa deserta.

Lo sceicco chiede un’autopsia, ma, come previsto, i capi religiosi, Mahjoub in testa, protestano, dicendo che l’imam era contrario a queste pratiche occidentali e lo sceicco cede, naturalmente solo per rispetto all’imam. La versione ufficiale è che l’imam ha avuto un infarto mentre tornava a casa ed è stato soccorso, ma è morto subito, per cui le persone che l’hanno aiutato sono fuggite, spaventate. Ma in tutto il paese circolano voci insistenti che raccontano della morte dell’imam in una casa d’appuntamenti. A un certo punto, foto inequivocabili del cadavere appaiono in Internet, su un sito straniero, e incominciano a circolare. Il sito viene subito oscurato dalle autorità, ma ormai le dicerie sono una certezza.

Il funerale è seguito da molte persone, ma non dalla grande folla che tutti si sarebbero aspettati se le circostanze della morte fossero state diverse.  

Due giorni dopo, la costituzione viene firmata dallo sceicco e il nuovo codice civile entra in vigore. Le elezioni sono previste tra sei mesi. Il nuovo parlamento avrà il compito di ratificare o emendare la costituzione.

 

Rod e Herman sono tornati in Inghilterra da due giorni, sostituiti da altre guardie: la loro presenza non è più necessaria, visto che l’imam è stato eliminato e lo sceicco ha trovato un altro modo per soddisfare le sue esigenze.

Possono godersi una vacanza, dopo mesi di lavoro, e adesso, alle dieci del mattino, da poco svegli, si stanno dedicando alla loro attività preferita.

Herman è disteso sul letto, a pancia in giù. Rod lo sta infilzando come un pollo allo spiedo. Herman ha davvero la sensazione che il cazzo di Rod stia trapassandolo e che tra poco gli arriverà in bocca (dove peraltro era un momento fa).

Il cellulare squilla.

- Cazzo, il numero della base!

- Che rompicoglioni! – protesta Rod.

Herman risponde, inserendo il vivavoce.

- Herman.

- Colton. Vi interessa avere nuove di Abu Hadar, visto che ci avete fatto una lunga vacanza?

-Fanculo, Colton, ma dicci.

- L’imam Mahjoub, sai, quello che ha preso il posto di Taarji, quello che tuonava contro le norme del nuovo codice, la parità tra uomo e donna, l’abolizione delle pene corporali, la parità di diritti per i froci… tutta quella roba lì, insomma.

Rod imprime due spinte più forti, mentre dice:

- I froci bisognerebbe impiccarli tutti.

Herman trattiene a fatica un gemito. Risponde:

- Ebbene?

- Hanno incominciato a circolare foto di lui a Mosca, mentre beve alcolici in compagnia di donne… come dire… alquanto scollacciate e probabilmente non di provata moralità.

- Ma no, non mi dire! Chi l’avrebbe mai detto?!

- E sì! C’è anche un filmato. Si è già dimesso…

- Che combinazione fortunata. Argh!

Rod ha dato una spinta più violenta, mentre assestava un morso alla spalla.

- Che ti succede?

- Niente, niente.

- Bene. Pare che le prossime elezioni saranno un trionfo per il partito vicino allo sceicco.

- Ottimo. Abbiamo fatto un lavoro eccellente.

- Avete fatto solo la metà di quello che dovevate.

- Colton, lo sai che sei proprio stronzo?

- Grazie. Adesso venite qui.

- Cosa!? Cazzo! Ma siamo appena tornati! Abbiamo diritto a una pausa, no?!

- Diritto? Dove pensi di essere? Ad Abu Hadar? C’è un lavoro urgente per voi. La signora vi aspetta tra un’ora.

- Tra un’ora? Cazzo! Un’ora ci vuole tutta per arrivare.

- Appunto, per quello vi lascio un’ora. Se abitavate più vicini, col cazzo che vi lasciavo tutto ‘sto tempo.

- Non abbiamo neanche fatto colazione.

In effetti non hanno mangiato niente. Herman ha solo fatto una bella bevuta, direttamente alla fonte, della birra prodotta quotidianamente da Rod.

- La farete dopo. Muovetevi.

Colton riattacca.

- Cazzo! Rod, forse dovremmo trasferirci ad Abu Hadar.

 

2012

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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