La casa di Piera

 

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Dal punto in cui si trova, Danilo può vederla bene. La casa di Piera gli mostra la sua facciata e da quando sono iniziati i lavori di ristrutturazione tutta la zona che la circoscrive è diventata un cantiere. La finestra dello studio dove Danilo lavora è aperta e i suoni che arrivano dall’esterno da mesi ormai sono diventati la sua musica da ascolto: ora l'elettricista canta a squarciagola con una bella tonalità da tenore e altri sembrano tenergli il tempo mentre, con violente mazzate, buttano giù una parete. Una leggera e impalpabile nuvola di polvere bianca, sta penetrando dentro la stanza per posarsi sulla sua scrivania. Danilo si decide, suo malgrado, a chiudere il mondo fuori. Mentre si avvia verso la finestra, qualcuno bussa con decisione alla porta.

Lo studio occupa il pianterreno di un basso edificio, sul lato opposto è situato l’ingresso dell’appartamento dei proprietari. Al primo piano ci si arriva da una rampa di scale esterne: il locale è arredato di tutto punto, ma è sfitto da tempo. 

Nel vasto cortile Ringhio abbaia e si avvicina scodinzolante a fiutare le gambe dello sconosciuto. Danilo, aperto il portoncino d’ingresso, si trova davanti l’uomo che accarezza il pelo ispido e il muso rincagnato del cane.  È di statura media ma di costituzione forte, bruno, dal viso calmo e deciso: una presenza ormai famigliare che Danilo spesso si è sorpreso ad osservare attraverso i vetri.

- Mi scusi, ma dovrebbe spostare la macchina dal vialetto: stiamo aspettando un camion con un carico di materiale.... Senza prendersi il disturbo di terminare la frase l'operaio si volta a indicare con lo sguardo lo stretto passaggio, come a dire: “Lo vedi bene anche tu che non c’è posto a sufficienza”.

Danilo affonda le mani nel vuoto delle tasche dei pantaloni cercando invano le chiavi dell’auto e ripetendo un: “Certo, certo”. Ci mette un attimo a rendersi conto di avere la testa nel pallone; ma per fortuna se ne accorge solo lui l’altro infatti gli ha già voltato le spalle e, attraversata la strada dissestata, è sparito dentro la casa. 

Spostata l'auto Danilo ha ormai perso l’entusiasmo nei confronti di un lavoro che lo occupa da diverse ore, così decide per una pausa caffè. Ne desidera uno buono davvero e sa dove andarlo a prendere: al bar di Aurelio, uno di quei bar del centro, con i tavolini all’aperto. L’unico caffè che si concede, quello che rende un rito l’accendersi la prima sigaretta della giornata. La seconda, e ultima, fa parte del rito serale e la condivide con Edoardo.

 

Maggio porta con sé temperature gradevoli eppure a quell’ora tarda, seduti davanti al tavolo della cena sotto la veranda, i discorsi di Danilo e Edoardo non vertono sul buono o cattivo tempo: i due discutono sul futuro che a breve chiederà loro importanti cambiamenti. Una nota malinconica accompagna il fumo delle sigarette e il bicchierino del liquore è stato già colmato diverse volte.

- Dall’ufficio del personale della Banca hanno deciso: partirò per Dublino alla fine del mese.

- Per quanto tempo?

- Non lo so, non per mesi, questo è certo: uno o due anni, come minimo. Poi potrei tornare a lavorare in Italia ma non è detto. Ne abbiamo parlato a lungo; eravamo d’accordo, ricordi? Su, non fare quella faccia adesso.

Danilo si alza dalla sedia e incomincia a sparecchiare. Non può stare fermo: la cena gli è rimasta bloccata sullo stomaco e se continua a bere cercando di mandarla giù, finirà per sbronzarsi.

- Ti dispiace continuare tu qui? Io rimetto la bottiglia nel freezer e vado a letto.

- Ti raggiungo tra un po’. Finisco di sparecchiare e porto fuori l’immondizia. Ehi, vieni qui!

Edoardo ha bloccato Danilo sulla soglia che li separa dalla cucina-soggiorno. Danilo preme il viso contro il petto del suo compagno e con le braccia inermi lungo i fianchi cerca di non lasciar scivolare dalla mano la bottiglia ghiacciata.

Edoardo gli massaggia la schiena: - Supereremo questa prova Danilo: cambierà il nostro modo di stare insieme ma ce la faremo. Io ci credo in noi e tu?

- Certo che ci credo, ma ho paura di non essere abbastanza forte per affrontare questo distacco: sto male al solo pensiero.

- Ti abituerai, ci abitueremo. E se cambierai idea puoi sempre decidere di venire a stabilirti a Dublino.

-  Non lo so Edoardo. Sono un freelance ma non me la sento di trasferirmi all’estero. Non ora almeno. No, io resto qui; ma ti prometto che ce la metterò tutta per non perderti.

Rimasto solo Edoardo sprofonda nella poltrona di vimini che Danilo ha recuperato dallo scantinato di un suo amico. Ripulita e verniciata di bianco è diventata la sua preferita. Con la testa inclinata all’indietro e gli occhi chiusi Edoardo si concede un lungo sospiro: Danilo è una persona meravigliosa e lui lo ama tantissimo. Partendo da questo presupposto le cose non possono e non devono andare male. 

 

Danilo è un creativo. Lo è sempre stato, fin da ragazzino. La sua passione sono i fumetti e molte delle sue vignette a tematica gay le ha pubblicate su un sito web, ottenendo un discreto numero di visualizzazioni.

Fare il grafico invece è il suo mestiere: il lavoro se lo deve procacciare da sé e lui non si stanca mai di proporsi in lungo e in largo.

Il trasferimento di Edoardo era nell’aria da tempo, lo sapevano bene entrambi, ma la loro esistenza è andata avanti con l’abitudinaria, rassicurante cadenza. Ora, con l’avvicinarsi del distacco, Danilo si sente fiacco e disorientato: sente che Edoardo con la testa è già lontano e inizia a sentirne la mancanza.

Mezz’ora dopo che lui era andato a letto, la sera prima, Edoardo lo ha raggiunto portando con sé due tazze di tisane fumanti. Hanno parlato ancora e poi hanno fatto l’amore, per addormentarsi subito dopo tenendosi abbracciati.

 

 

Con la schiena appoggiata alla sedia con le rotelle, davanti alla scrivania e le dita della mano sinistra impegnate in un complicato gioco di destrezza con una matita, Danilo non riesce a trovare la giusta concentrazione per seguire il lavoro che ha davanti. Ha perso il controllo dei suoi pensieri e lo sguardo vaga oltre la finestra aperta.

Fuori e dentro la casa di Piera le attività non si sono interrotte e per tutta la mattinata c’è stato un andirivieni di mezzi e di uomini. Le voci e gli scoppi improvvisi di risa maschili hanno rimbalzato nelle stanze vuote; ma prima dell’ora di pranzo anche gli ultimi che si sono trattenuti a parlare si stanno apprestando ad andare via. L’uomo robusto e bruno, quello in cui Danilo s’imbatte più spesso, passando davanti al vano della finestra incrocia lo sguardo con il suo e con un cenno della testa si scambiano un saluto.

Lo squillo del telefonino interrompe quello scambio e la voce di un cliente riporta Danilo alla realtà.

L’ora di staccare è arrivata anche per lui. Il cantiere ora deserto gli permette di osservare più da vicino l’intera area, con una sbirciatina anche all’interno. Il muro che è stato abbattuto al piano rialzato ha creato un vasto salone luminoso che si affaccia su un balcone. Sul soffitto piuttosto alto stanno lavorando a un soppalco e un intrico di fili elettrici lo attraversa. 

La sagoma della costruzione a Danilo ha sempre ricordato una fazenda messicana: con gli archi, il portico e tutto il resto, tra cui la scelta originaria della tinta bianca sui muri esterni che di sicuro, a lavori ultimati, tornerà a sostituire quella patina nera che segna i lunghi anni di incuria.

Per Danilo, che per convivere con Edoardo si è trasferito nella cittadina quattro anni fa, su questa casa ha sempre aleggiato un’aura di mistero: una casa così grande gli appare un po’ spettrale nella sua solitudine.

All’interno del cortile l’occhio è attratto dalla vista di palme gigantesche che negli anni si sono sviluppate senza controllo: le foglie pennate diventate secche soffocano il fogliame verde sottostante. L’erba alta tutt’intorno alla costruzione centrale è stata calpestata dalle scarpe antinfortunistiche e all’ombra di un groviglio di edera e gelsomino selvatico è stata portata una betoniera; di fianco a questa sono stati impilati diversi sacchi di cemento.

A Danilo fa piacere che la casa di Piera riprenda vita. Ignora chi sia il nuovo proprietario e quali siano le sue idee rispetto all’utilizzo. Lui ci ha sempre visto bene una locanda, magari con gli interni dal gusto un po’ retrò. Per pura curiosità, gli piacerebbe insistere per conoscere più a fondo la storia racchiusa in queste mura: sa che Piera aveva un marito e due figli. Che fine avranno fatto tutti? Quel pensiero lo accompagna per tutto il tragitto in macchina; fino all’arrivo a casa. Una casa vuota: Edoardo è partito da un mese. Mettendo da parte i pensieri e ignorando il magone che nel frattempo gli si è accoccolato sul petto, Danilo si dedica al pranzo.

 

 

Il video del computer gli rimanda delle immagini che a Danilo lasciano l’amaro in bocca: Edoardo, tutto sorrisi e un ridicolo cappellino a forma di cono in testa, abbraccia un collega. Il collegamento è disturbato ma si capisce chiaramente che nell’ufficio stanno festeggiando il compleanno del Rosso. Danilo sa bene che sta esagerando con la cafonaggine, ma davvero il nome di quello lì non c’è verso di tenerlo a mente. E poi è più forte di lui: lo chiama il Rosso per via dei capelli, ma andrebbe bene anche: Chi-ti-credi-di-essere?

Con la scusa di un lavoro urgente Danilo interrompe la connessione.

Il giorno dopo ne nasce una discussione al cellulare:

- Che cosa vuoi che ti dica Danilo? Sto cercando di inserirmi: al lavoro, in questa città, dov'è tutto diverso rispetto al nostro modo di vivere. Ho conosciuto persone in gamba e con loro ci sto bene. Tu invece, sei sempre così freddo, distaccato, non vuoi dirmi niente di come ti senti e per me saperlo conta più di ogni altra cosa.

È vero, Danilo non riesce a sbloccarsi: fa fatica ad accettare questa nuova situazione . È un problema tutto suo, se ne rende conto; Edoardo sta facendo il possibile per renderlo partecipe della sua nuova vita a Dublino e per lui le difficoltà i primi tempi non sono state per niente facili: oltre a superare il trauma della separazione c'è stato tutto il lavoro di inserimento e ancora vive la difficile fase di adattamento.

Tra loro c'è sempre stata onestà e fiducia reciproca: la gelosia che Danilo sta cercando di gestire è solo un sintomo di insicurezza rispetto a quella che nel suo profondo percepisce come una forma di abbandono. Danilo sente maledettamente forte la mancanza dell'uomo con il quale ha sempre condiviso tutto ed è chiaro che questa lontananza lo sta mettendo a dura prova. Sono passati due mesi dalla partenza e ora sulla sua pagina di facebook si ritrova con un vasto campionario di foto e di citazioni in inglese fatte da perfetti sconosciuti; di un mondo variegato che a lui non dice assolutamente niente. La faccia del Rosso, Steve, sì, certo, si chiama Steve, presente in ogni foto fatta insieme o nei racconti di fine giornata, spesso gli rovina quegli incontri che Danilo vorrebbe esistessero solo per loro due. 

“Forse sto sbagliando tutto”, dice a se stesso, “all’inizio ho creduto che far finta di nulla fosse il modo giusto di affrontare questo momento. Speravo che così facendo avrei sofferto di meno. Ma non è così: quello che stiamo vivendo con Edoardo non è un momento e poi dopo riprenderà tutto uguale a prima. Questo non è solo il nostro presente, se sopravviviamo sarà anche il nostro futuro. Prima lo capisco e meglio sarà per tutti e due”.

Si sono salutati così, con la promessa di non buttare all’aria una storia importante e la determinazione di Edoardo fa sentire Danilo un po’ più forte e ottimista.

Il prossimo mese di agosto Edoardo tornerà a casa. Tre settimane insieme: gli sembra un sogno.  

Nel frattempo ognuno riempie il tempo impegnandolo con le proprie occupazioni: Danilo cerca di fare il possibile per organizzare incontri di lavoro con clienti che, lo sa benissimo, ad agosto spariranno. Un paio di lavoretti sono in dirittura di arrivo e altri aspetteranno settembre prima di definirsi. In linea di massima è soddisfatto di sé: ha in testa un mucchio di progetti e quando incontra Dario, colui che tra gli amici ha più affinità con il suo lavoro, si incoraggiano a vicenda, trascorrendo ore e ore a costruire e smontare idee, in una sorta di frenesia creativa che ubriaca entrambi.

A conclusione di giornata Danilo e Edoardo si ritrovano davanti al computer per dare l'avvio al loro rapporto a distanza, cercando di rendere tutto il più possibile in sintonia con quelle che erano le vecchie abitudini. Quando si stancano di parlare, ognuno di loro sbriga le proprie faccende: ogni attività, in un certo modo, viene condivisa con chi sta dall'altra parte. Quando sono lontani dalla vista bastano i rumori e i suoni per tenersi compagnia. I primi tempi si bloccavano sulla sedia davanti allo schermo e non smettevano di guardarsi attraverso la webcam, poi piano piano hanno iniziato a vivere in maniera più spontanea quei contatti.  Riconoscersi in quel nuovo ménage famigliare gli ha permesso di creare una nuova intimità che, data la situazione,  per quei primi mesi ha significato un bel passo avanti.

Stasera però Edoardo non si è ancora collegato e Danilo, deciso a concedersi qualche istante di pausa da un lavoro che per l'intera giornata gli ha risucchiato tutte le energie per la sua complessità, lo chiama al telefonino. Edoardo risponde subito, come sempre. Tanto che Danilo è quasi sicuro che lo faccia per non destare sospetti. Danilo ci sorride sopra.

Edoardo sussurra: - Danilo. Non ora tesoro, sono a una riunione con i colleghi. Ti chiamo io più tardi. Un bacio. Ciao.

- Ciao.

Danilo sospira e con aria sconsolata guarda oltre la finestra aperta: fuori imbrunisce e l'aria ancora calda gli suggerisce una passeggiata sul lungomare dove, a quell'ora, il suo gruppo di amici se ne sta comodamente seduto sulle panchine a chiacchierare e a osservare le persone che gli passeggiano davanti. D'improvviso un movimento all'esterno cattura la sua attenzione: è sicuro che qualcuno ha attraversato il suo campo visivo, ma il cervello non ha fatto in tempo a registrarlo. Nonostante il caldo, il sangue gli si gela nelle vene, provocandogli un brivido di paura.

Quella costruzione, insieme alla casa bianca, si trova in una zona piuttosto isolata rispetto al centro della cittadina e i proprietari stasera sono usciti, salutandolo, per recarsi a una cena fuori casa; essendoci a quell'ora ancora luce, non hanno pensato di accendere i lampioni che illuminano il cortile. Nel frattempo l'oscurità si è infittita: solo il frinire delle cicale riempie l'aria. Ringhio è addormentato sullo zerbino. Nel vederlo così rilassato un po' Danilo si tranquillizza anche lui, ma nel momento in cui spegne l'interruttore della lampada posta sulla scrivania, l'ultimo tratto della stanza lo deve percorrere al buio e lo fa trattenendo il respiro. La sensazione di sentirsi osservato non lo abbandona neanche quando raggiunge la sua auto e si siede. I fari illuminano la strada davanti a lui e quel luogo, da anni innocuo e piacevole, tutto d'un tratto ha acquisito dei contorni inquietanti. Arrivato a casa (la serata con gli amici è stata cancellata dalla mente), Danilo si ferma per pochi attimi in cucina, poi si spoglia e si mette sotto il getto della doccia: l'irrigidimento dei muscoli si attenua sensibilmente. Nel mentre l'acqua che ha versato nel pentolino inizia a prendere bollore.

Alle undici, un'ora in meno a Dublino, Edoardo richiama. Danilo si accende la sigaretta seduto sulla poltrona di vimini: nell'attesa ha lasciato che i pensieri se ne andassero a zonzo. In diversi momenti la casa di Piera si è affacciata alla sua mente e, tralasciando il resoconto degli ultimi accadimenti, per non preoccuparlo, si ritrova a parlarne con Edoardo.

- Sai che la storia di quella famiglia l'ho sentita raccontare un sacco di volte dai miei? Anche a me ha sempre incuriosito. Io li ho anche conosciuti, pur non abitando in quella zona. Quando Piera venne ad abitare  in paese, con il marito e i due figli, saranno stati gli inizi degli anni sessanta e la loro vita prima di allora era un mistero per tutti. Per un anno vissero in una pensione: il tempo di farsi costruire quella grande casa. Il maggiore dei figli aveva circa otto anni, il piccolo ne avrà avuti cinque. Per dieci anni, apparentemente, non successe assolutamente niente: vissero in buoni rapporti con più o meno tutti i loro compaesani. Il capofamiglia usciva al mattino presto e andava a lavorare nella tenuta di campagna: possedevano anche del bestiame. Piera badava alla casa e si prendeva cura dei figli che faceva frequentare nella scuola del paese. Ma dopo la scuola, divenuti ormai ragazzini, i figli di Piera subivano una ben diversa istruzione: il padre li portava con sé in campagna e lì ogni giorno venivano sottoposti a una vera e propria scuola di violenza. Il figlio maggiore, più sanguigno e dall'indole aggressiva, aspettava quegli incontri con una sete di sangue che riempiva d'orgoglio suo padre; il minore, d'animo docile aveva il terrore di suo padre e di tutti quei ragazzotti sballati raccattati dalle campagne vicine, contro i quali soccombeva sempre. Piera, quando poteva, con una scusa teneva il piccolo con sé. Il marito brontolava, ma il figlio grande gli dava grandi soddisfazioni: l'altro poteva restare anche nell'ombra, da quel codardo che era. Poi avvenne la tragedia e le cose cambiarono.  Ma ti prego Danilo, non vorrai sentire tutta la storia stanotte? Sono a pezzi.

- Ma come? proprio adesso? Va . Vado a letto anch'io.

 

 

Il lavoro di Danilo procede spedito e di giorno la presenza degli operai proprio di fronte al suo studio gli dà una certa sicurezza. Durante la settimana in due sole occasioni gli è capitato di doversi trattenere sino a una certa ora, ma era in compagnia di due clienti e quella tensione che temeva di provare in effetti non si è manifestata. Questa mattina però, arrivando presto allo studio per godere di un po' di frescura, ha notato una vecchia Panda parcheggiata proprio all'inizio della stradina che porta sia alla casa di Piera che al suo studio. Passandoci vicino con la sua auto Danilo, incuriosito, ha rallentato: all'interno non ha visto nessuno, ma una volta superata, guardando dallo specchietto retrovisore, dall'angolo della strada ha visto arrivare un uomo di media corporatura, con addosso un paio di jeans e una felpa scura. Il cappuccio tirato sulla testa non gli ha permesso di vederlo bene in faccia ma per una frazione di secondo, mentre apriva lo sportello per entrare dentro l'auto, quello si è voltato e ha puntato Danilo con una certa insistenza.

Danilo non può negare a se stesso che questa situazione gli sta creando un certo disagio e durante il giorno si sorprende a osservare con più attenzione gli uomini che entrano ed escono dalla casa in ristrutturazione. Il tizio che passa spesso davanti alla finestra alcune volte lo ha sorpreso immobile, in attesa che Danilo si accorgesse di lui: questo atteggiamento lo rende sospettoso. Così, senza desiderarlo veramente, i suoi saluti sono diventati più freddi, i sorrisi più forzati.

La sera stessa, dopo l'episodio avvenuto nella stradina, Danilo, rompendo gli indugi, si è sfogato con Edoardo che, come Danilo temeva, ha reagito facendosi subito prendere dal panico. Rivolgersi ai carabinieri solo perché uno lo ha guardato storto a Danilo pare eccessivo, perciò ha subito cercato di abbassare il proprio livello di ansia per far sì che anche Edoardo ridimensionasse la propria. La Panda comunque nei giorni successivi non gli è più capitato di vederla; anche se almeno in due occasioni è certo che qualcuno estraneo al cantiere si aggira nei paraggi. Non può dire con certezza che si tratti della stessa persona, ma a Danilo resta comunque una sensazione insolita, mai provata prima, un fastidio che gli solletica la base della nuca.  

 

Esattamente in quegli stessi giorni Edoardo non aveva più nessuna certezza matematica, non solo di poter partire, ma nemmeno di potersi godere le ferie nel mese di agosto. Aveva già preparato Danilo a quest'eventualità e dopo la delusione iniziale avevano deciso che fosse lui a raggiungerlo: un viaggio gli avrebbe senz'altro fatto bene. Poi l’arrivo della buona notizia e Danilo e Edoardo trascorrono le ultime due settimane in uno stato di euforia più simile a quello di due bambini in attesa del Natale. 

Finalmente, dopo un lungo ed estenuante viaggio, Edoardo apre la porta di casa, in un orario che va oltre le due di notte. Trova Danilo che dorme di fianco, nudo, con il lenzuolo aggrovigliato fra le gambe e immediatamente il desiderio gli fa girare la testa; ma le ore di viaggio sono state massacranti e ha bisogno di fare una doccia. Si spoglia senza fare rumore nel piccolo bagno e lasciati gli abiti per terra, si mette sotto l’acqua tiepida. Il piacere gli provoca un fremito e la promessa del corpo sinuoso del suo uomo lo fa tremare d'eccitazione. Nella stanza da letto ne riconosce il profumo forte e intenso che tanto gli è mancato e che ora gli stuzzica l'olfatto. Mentre Edoardo si sdraia sul lenzuolo che si appiccica alla pelle ancora umida, Danilo apre gli occhi. Sorridendo Danilo lo saluta, baciandolo delicatamente sulle labbra.

Con un sospiro violento Edoardo chiude gli occhi per socchiuderli un secondo dopo e guardarlo. Le dita della mano si insinuano fra le ciocche disordinate dei capelli schiariti dal sole. Danilo si stringe ancora di più al corpo di Edoardo baciandolo con avidità.

- Ehi, bell'uomo!

- Sono qui tesoro!

Ben presto l'aurora estiva li sorprende, invadendo la stanza. All'alba Edoardo e Danilo lasciano il loro letto: un appetito mostruoso li porta in cucina. Mentre si buttano a capofitto sulla colazione, con gli occhi si cercano in continuazione: non riescono a crederci di essere uno di fianco all'altro e di potersi toccare. E parlano senza sosta. E ancora si accarezzano e si baciano e al caldo della stanza si aggiunge l'eccitazione che dilata i pori della pelle: gocce di sudore stillano dal petto e lungo la schiena di entrambi. Ancora uno sguardo malizioso e il desiderio si riaccende.     

 

Tre settimane passano in fretta e alla fine di agosto si ripresenta il momento dei saluti. Stavolta spetta a Danilo tranquillizzare il compagno. La separazione si sta rivelando traumatica per Edoardo che abbraccia Danilo confessandogli il bisogno di stargli ancora vicino.

- Non so se ce la faccio a reggere i prossimi mesi senza di te. Non so nemmeno quando potrò tornare. Cazzo! Non credevo di dover stare così male.

Fuori dall'aeroporto Danilo osserva Edoardo: ha le borse sotto gli occhi e la pelle del viso è tirata e pallida; preso da un impeto d'affetto Danilo lo stringe a sé. Gli sussurra che va tutto bene, che loro insieme sono forti. Ma Edoardo continua a fare di no con la testa e quella è l’ultima immagine che Danilo si riporta a casa.

L’indomani le cose sono cambiate di poco: Edoardo sta soffrendo di nostalgia e non sa se ce la fa a resistere. Danilo cerca di incoraggiarlo; anche stavolta tocca a lui ricordargli le promesse e tutte le buone intenzioni iniziali; a fine giornata, durante l’ultima connessione, sembra che un po’ si sia ripreso.

Intanto per Danilo è iniziato un lungo periodo di impegni lavorativi: ha un sacco di scadenze e nuove richieste. Il lavoro a tempo pieno lo distrae anche dalle preoccupazioni: il problema è che non tutti sono puntuali con i pagamenti e di conseguenza il suo conto in banca è sempre in rosso o al limite. Anche l'uomo misterioso continua a infliggergli un tormento psicologico che lo sta esaurendo: Danilo non lo ha più incontrato, ma sotto la finestra dello studio ha trovato delle cicche di sigaretta che immediatamente ha raccolto con scopa e paletta e gettato nell'immondizia, con i nervi a fior di pelle: “Se qualcuno mi sta osservando che si fotta!”.

Edoardo frattanto ha recuperato la sicurezza di sé e la presenza di Steve pare sia stata fondamentale. Il fatto che Edoardo gliene parli con tanto candore a Danilo un po' lo disturba e lo fa presente a Edoardo che però non vede il problema: - Steve è un caro amico, ma perché non lo vuoi capire? A volte sei talmente assurdo Dani, che non ti capisco proprio.

Danilo, per sfogarsi, si rivolge a Dario che naturalmente non prende le parti di nessuno dei due suoi amici.

- Ti stai agitando troppo Dani. Ossessionarti non ti fa bene. Avete accettato entrambi questa situazione, fate in modo di non farvi del male. Io ti consiglio di andare da lui. Va' a Dublino per qualche giorno, vivi con lui la vita che si è creato lì. Penso che sia il modo migliore per ritrovare serenità in questo rapporto che altrimenti rischi di soffocare con la troppa gelosia.

Danilo, nonostante tutto, dà pienamente ragione a Dario e lo farà, appena gli sarà possibile raggiungerà Edoardo. Ma non adesso.

A fine settembre la casa di Piera è ancora disabitata e Danilo inizia a chiedersi il perché di quei lavori se poi nessuno si fa vedere; ma sono domande fugaci per le quali non è interessato di ricevere nessuna risposta e si concentra solo sul suo lavoro.

La storia di Piera però Danilo non riesce a togliersela dalla testa e Edoardo, tra una discussione e l'altra, prosegue nel racconto. 

Quello che avvenne all'epoca sconvolse il paese intero: una notte, dopo una lunga giornata di attesa, il corpo del marito di Piera fu scaricato dal pianale di un furgoncino e lasciato sulla soglia di casa sua. Una disgrazia, dissero a Piera: era morto per un colpo di fucile sparato per sbaglio durante la battuta di caccia.  Piera, che era una donna dal carattere forte non cedette al dolore e davanti a quegli estranei riuscì, con l'aiuto dei figli, a portare il corpo del povero marito sul divano del salotto. Poi mandò fuori tutti, rimanendo da sola dentro la stanza: innanzitutto spogliò il corpo dai vestiti macchiati di sangue. Successivamente lavò quel corpo martoriato dalla scarica dei pallettoni. Infine compose la salma; per poi aprire la porta di casa e lasciare che tutto il paese sfilasse per porgerle le condoglianze. Arrivarono in paese anche i parenti del defunto e subito dopo il funerale si portarono via il ragazzo appena diciottenne. Piera pianse in silenzio quell'ulteriore dolore.

Trascorso qualche anno il figlio minore di Piera diventò uomo pure lui; ma mentre il fratello alla sua età si presentava alto di statura, dalle spalle larghe, la faccia sempre rossa e un pugno formidabile; lui era magro, pallido e taciturno. Piera si preoccupava per quel figlio: dentro di sé sapeva di doverlo proteggere per cui, all'insaputa di tutti, iniziò a prendere contatti con un parente che viveva a Milano.

 

La curiosità di Danilo anche per oggi è stata soddisfatta: Edoardo a fine giornata sente il bisogno di parlare di cose che li riguardano più da vicino. Danilo lo vuole anche lui perciò raggiungono un compromesso e interrompono il racconto. Oggi poi Danilo trova Edoardo particolarmente insofferente: gli ultimi cinque minuti del racconto li ha spesi velocemente e poi ha buttato lì la sua proposta.

- Ho un'idea che mi stuzzica da un po' e voglio parlarne con te.... È solo un'idea, se non ti va...

- Quale idea?

- Voglio fare sesso con te, adesso.

Edoardo, steso sul suo letto, sposta il portatile sulle gambe, Danilo si allunga sul divano sul quale stava seduto e anche lui posiziona lo schermo. Edoardo con il tono della voce suadente e caldo invita Danilo ad accarezzarsi. Il membro di Danilo è già teso ma il boxer limita i movimenti e poi vuole che Edoardo veda la sua erezione. Le mutande finiscono in terra e Edoardo si sente mancare mentre anche lui completamente nudo inizia a masturbarsi. L'eccitazione è troppo forte per entrambi: raggiungono l'orgasmo quasi nello stesso istante. Qualche respiro profondo e quella situazione inizia ad apparire talmente ridicola che non riescono a trattenersi dal ridere: è uno sfogo che li aiuta a rilassarsi. 

Danilo quella notte non riesce a prendere sonno. Il soffitto verso cui si è fissato il suo sguardo, gli proietta l'immagine di Edoardo nudo che si masturba davanti a lui. Il desiderio lo infiamma ancora una volta aggredendolo con violenza. A pancia sotto, con il viso contro il cuscino, Danilo si lascia andare al piacere. Raggiunto il culmine stringe gli occhi e affonda i denti nell'imbottitura, attraverso la federa umida di saliva e sudore. Rimane così: il cuore in accelerazione e il respiro pesante. Poi, quando sente che tutto il suo essere ha acquisito una consistenza liquida, l'eccitazione cede il posto alla nostalgia che gli fa desiderare l'abbraccio forte del suo uomo. Il telefonino è sul tavolino accanto, il numero è già impostato, basta un clic e dopo due squilli Edoardo risponde.

- Ehi! Tutto bene?

- Credo di no. Ti va di parlare un po'?

 

Un pomeriggio di pioggia autunnale, una manna dopo il caldo opprimente delle ultime settimane, Danilo, chiuso nel suo studio, viene distratto dall'arrivo di un taxi che si ferma sulla strada di fronte. Ne scende un uomo di circa cinquant’anni. Ha il portamento fiero ma non altero. Non ha con sé un ombrello che lo ripari dalla pioggia e dopo aver chiuso lo sportello dell’auto si dirige a passo svelto verso il cancello. La scelta della chiave gli prende un po’ di tempo e ora è completamente bagnato. Danilo lo vede correre verso il portico, davanti all’ingresso. Da quel momento non riesce a distogliere gli occhi dalla casa.  

Mezz’ora è parecchio tempo soprattutto quando si attende imbambolati e Danilo inizia a sentirsi un po’ a disagio. Nell’istante in cui abbassa lo sguardo sul suo telefonino per leggere un messaggio, non si accorge della figura che attraversa la strada, sparendo subito dopo dalla visuale. 

Appena un attimo dopo Danilo viene sorpreso da un tocco leggero alla porta e davanti a sé si ritrova l'uomo che ha spiato poco prima. Ne prova un certo imbarazzo e arrossisce leggermente quando l'altro gli sorride giustificandosi per il disturbo.

- Non volevo spaventarla.

- Non mi ha spaventato. Posso fare qualcosa per lei?

Danilo è rimasto folgorato dalla voce dell'uomo che lo sovrasta in altezza e in prestanza fisica.  L'aria matura e sicura di sé infonde nell'animo di Danilo una calma e una fiducia che come un colpo di bacchetta magica cancellano tutte le preoccupazioni, le incertezze e le inquietudini accumulate in quegli ultimi mesi. Nello stringergli la mano una scossa gli pervade il corpo intero.

- Intanto le presentazioni: mi chiamo Salvatore.

- Danilo. Possiamo accomodarci se vuole.

Salvatore fa pochi passi nel piccolo studio e si blocca davanti alla scrivania di Danilo.

- Mi dispiace, non intendevo interrompere il suo lavoro. Il fatto è che sono arrivato qui con l'idea di rivedere la casa e i lavori di ristrutturazione sono magnifici, ma (qui il senso di sconforto malcelato da una timida risata, ruba al cuore di Danilo un battito), una casa grande e vuota non mette di certo il buonumore e questa pioggia poi...Così ho pensato che fare conoscenza con il vicinato fosse ancora una buona usanza; ma adesso è meglio che vada.

- Ma che dice? Non mi disturba affatto, piuttosto non ho niente da offrirle: qui in studio ho solo qualche bottiglietta di acqua.

- Penso che l'acqua vada benissimo. La ringrazio.

La visita di Salvatore dura solo pochi minuti: la loquacità non è una delle sue caratteristiche e dopo poche frasi che fanno riferimento alla bellezza della sua casa e alla soddisfazione che prova nel rivederla rinascere a una nuova vita, si ritrovano sulla soglia d'ingresso a salutarsi. Danilo si offre di dargli un passaggio al centro, Salvatore ringrazia ma l'autista della macchina che lo ha portato lì aspetta una sua chiamata per tornare a prenderlo. La pioggia nel frattempo si è intensificata e gli abiti dell'uomo, già abbondantemente bagnati al suo arrivo, nel breve tragitto di ritorno verso la casa s'inzuppano ancora di più. Danilo lo osserva e intanto gli tornano alla mente i racconti di Edoardo: la tragedia che Salvatore ha vissuto da bambino dev'essere stata terribile. A questo punto muore dalla voglia di conoscere il resto della storia e mentre si ripromette di esortare Edoardo a proseguire nel racconto, nella sua coscienza esplode prepotente un rumore che le sue orecchie non hanno mai sentito (non dal vero almeno), ma che tuttavia riconosce subito: è il rumore forte e sordo di uno sparo, probabilmente di un fucile. Di certo proveniva dalla casa bianca. Con l’eco ancora nelle orecchie Danilo si ritrova sotto la pioggia a correre senza sapere dove; ma arrivato all’altezza della recinzione, prima di oltrepassare il cancello, un altro sparo si propaga nell’aria. La violenza della pioggia stordisce Danilo insieme al terrore che lo investe da dentro. Riesce a vedere il proprietario del suo studio che gli urla qualcosa, ma è come se quegli spari avessero violato una barriera e ora il cielo mostra tutta la sua potenza: fulmini e, appresso, tuoni assordanti, disorientano gli uomini che si sono stretti in gruppo; formando peraltro un ottimo bersaglio a chiunque decidesse di sparargli addosso.

Una donna grida loro di andarsene via da lì, ma lo scudo umano non si sposta di un millimetro. Intanto l’urlo delle sirene si avvicina sempre di più e presto lo stretto passaggio si affolla fino all’inverosimile. Dalla casa di Piera non arriva nessun segnale. Danilo rivede con la mente la bella persona che pochi minuti prima parlava con lui e sente che le gambe gli cedono. La spinta di un carabiniere lo butta quasi a terra e anche Danilo, insieme agli altri intrepidi, deve allontanarsi il più possibile dalla zona che viene subito presa d’assedio dalle forze dell’ordine. È arrivata anche un’ambulanza ma è rimasta indietro e non può procedere oltre. Un paio di carabinieri, pistole in pugno, si avvicinano alla porta e, trovandola già spalancata, entrano guardinghi dentro la casa. Poi, per dieci minuti, più niente: silenzio totale. Il temporale si è allontanato e anche i tuoni borbottano in lontananza ormai. L’unico movimento percettibile è quello dell’acqua che scende come un fiume dalle scale esterne.

All’improvviso, e Danilo qui ha un sussulto, i quattro uomini in divisa escono dalla casa tenendo sottobraccio un uomo visibilmente ferito ad una gamba. Il sangue che ha intriso la stoffa del pantalone continua a colare, lasciando sul pavimento del patio, chiazze rosso scuro. A Danilo pare di riconoscere l'uomo che lo ha terrorizzato. Non capisce se la sua è solo suggestione, ma la felpa scura, ora con il cappuccio abbassato sembra proprio la stessa. La testa dell'individuo ciondola in avanti rispetto al resto del tronco, ma passandogli a pochi metri di distanza improvvisamente tutta la persona si irrigidisce e con un ghigno stampato sul viso fissa proprio Danilo. A questo punto Danilo ne è certo, è lo stesso uomo che si aggirava furtivo intorno alla casa: evidentemente per tenerla d'occhio e allo stesso tempo controllare i vicini. Ma le domande da porsi sono tante e la confusione nella sua testa cresce, mentre cerca di ricomporre tutti i tasselli.

Gli addetti al soccorso arrivano con una barella e caricato il ferito lo portano via, seguiti da una volante.

- Largo, largo, lasciate passare.

Un'altra spinta e stavolta Danilo scivola e cade seduto per terra. Una mano si offre ad aiutarlo per rimettersi in piedi.

- Tutto bene?

Non fa in tempo a rispondere che la sua attenzione, l’attenzione di tutti i curiosi che hanno raggiunto il luogo, viene catturata da un altro gruppo che si appresta ad uscire dall'abitazione: nessun’ altro ferito, per fortuna. L’uomo, circondato da altri due carabinieri, mostra i segni di una colluttazione: ha un grosso graffio sull'avambraccio destro e la camicia risulta strappata in diversi punti. Salvatore è visibilmente provato ma è illeso. Danilo riprende a respirare quasi normalmente, fa il gesto di avvicinarsi, ma Salvatore, con un cenno impercettibile, gli fa capire di non farlo. Danilo si blocca.

Cosa sia successo se lo chiedono in molti: tutti vorrebbero avere notizie e si guardano l’un l’altro con lo sguardo attraversato dallo stesso sbigottimento. Qualcuno bisbiglia: non finirà mai. Ma i più lo ignorano.

Danilo ha seguito con gli occhi Salvatore, fino alla jeep dei carabinieri. Poi lo ha visto sparire nel disordine di quella stradina impervia.

A mano a mano che la folla si disperde anche Danilo si allontana per rientrare nel suo studio. Dietro di sé lascia tracce di fango che non si preoccupa di ripulire. Non ha voglia di stare lì dentro, pensa a Edoardo e una nostalgia feroce lo afferra alle viscere. Seduto sulla sedia si ritrova a tremare ma riesce a controllarsi e pian pianino la tensione scorre via, insieme all’acqua che gli gocciola dai gomiti. 

La mattina del giorno dopo la notizia è su tutti i giornali ma Danilo non si è mosso da casa.

Appena rientrato, la sera prima, dopo una doccia bollente si è messo a letto e rannicchiato in posizione fetale ha incastrato l’apparecchio tra l’orecchio e il cuscino, in barba alle radiazioni e al calore che poco c’è mancato gli perforassero il cervello. 

Ha resistito in quella posizione per pochi minuti, il tempo di assumere, oltre agli effetti negativi del cellulare, anche quelli benefici delle parole di Edoardo. Poi si è alzato e dopo aver mangiato poche forchettate di insalata di pollo, si è messo davanti al computer con la webcam accesa. Edoardo lo ha guardato e ascoltato con apprensione e solo dopo aver superato lo shock per quella notizia è riuscito ad arrivare alla conclusione di quella tragica storia.

- Una faida tra due famiglie?

- Esatto. Ricordi il figlio maggiore di Piera che fu portato via dagli zii il giorno del funerale? BÈ venne poi preso in custodia da suo nonno. Gli zii lo protessero, in un certo senso; ma lo scopo era quello di perfezionare l'addestramento a uccidere: Massimo doveva vendicare suo padre. L'occasione capitò diversi anni dopo: Massimo era pronto. L'altro fu sorpreso al mattino presto nel podere della famiglia: fu sgozzato brutalmente e lasciato nella porcilaia. Massimo visse solo dodici ore in più della sua vittima: gli spararono da una macchina in corsa mentre rientrava a casa. Piera in quello stesso momento stava salutando Salvatore dalla banchina del porto. Dopodiché si rinchiuse definitivamente dentro la casa grande, dove solo poche donne erano ammesse.

Salvatore, a Milano, apprese la notizia della morte del fratello e, anni dopo, gli arrivò anche quella della morte della madre. Tornò in paese per darle l'ultimo saluto ma non parlò con nessuno. Ebbe contatti solo con il notaio che gli fece avere il testamento, lasciatogli in custodia da Piera: naturalmente era l'unico erede. Il notaio gli suggerì di vendere la casa e di tornarsene a Milano. Salvatore ascoltò solo il secondo consiglio e ripartì; del resto pareva essersi dimenticato.

Fino a quando non ha deciso di ritornare in paese e fare ristrutturare la casa dei suoi genitori. E la notizia  è giunta alle orecchie di chi crede che Salvatore possa ancora rappresentare una minaccia.

Chissà se i due uomini, vittime entrambi di un odio assurdo nato prima ancora di loro per chissà quale antico sgarbo, si sono scambiati parole all'interno della casa? quando esausti dalla lotta e feriti  si sono guardati negli occhi. I giornalisti nei loro articoli ipotizzano che Salvatore abbia volontariamente scelto di mirare in basso, evitando di uccidere l'uomo. Questo non c'è dato saperlo: di sicuro l'altro non gli avrebbe ricambiato lo stesso favore; ma il forte dolore alla gamba spezzata dalla pallottola e la perdita copiosa di sangue, lo immobilizzava a terra.

  

 

I fatti accaduti e i loro risvolti, compreso l’epilogo, hanno tenuto alto l’interesse dell’intera comunità per lungo tempo. Poi, come se niente fosse successo, nessuno ne ha più fatto cenno: nuovi fatti hanno richiamato l’attenzione della gente e alla fine ognuno ha ripreso la vita di sempre. 

La casa di Piera ora è diventata un B & B e Salvatore lo ha dato in gestione a una coppia di amici dalle idee stravaganti, ma molto simpatici. Uno dei due l'ha conosciuto il giorno dell'accaduto e subito nei suoi confronti ha provato un'attrazione molto forte.

Il capo della Squadra mobile che si stava occupando delle indagini entrò nella casa di Piera insieme a Salvatore, accompagnato dal suo avvocato. Dentro la casa Salvatore raccontò la sua versione dei fatti, dal momento in cui si era accorto dell'uomo che entrava di soppiatto dentro la casa, con il fucile in mano. Salvatore, che si aspettava di vivere quel momento da tutta una vita, non si era fatto sorprendere e il suo corpo, un tempo gracile e smunto, negli anni era stato sottoposto a un duro allenamento; essendo in possesso di un'ottima preparazione sapeva  bene come colpire senza uccidere. L'uomo di fronte a lui non era stato abbastanza svelto e venne disarmato all'istante. Fu in quel momento che avvenne il primo sparo e la pallottola andò a vuoto; l'aggressore, accecato dalla rabbia si era avventato a corpo morto su Salvatore e lì era partito il secondo sparo. Diciamo accidentale anche quello; ma tant'è: non fu un colpo mortale.

Terminata la sua testimonianza Salvatore si era soffermato sotto il bel portico della casa per scambiare ancora due chiacchiere con il suo avvocato. Sarebbe passata ancora qualche settimana prima di ricevere l'autorizzazione a ripartire, ma l'incontro con Danilo era stato una sorpresa per lui che difficilmente si lascia impressionare dalle persone. Danilo, dopo l'imbarazzo iniziale, aveva dimostrato un entusiasmo che lo aveva catturato totalmente e nel giro di due giorni si era ritrovato in mano un progetto che non poteva non approvare. Le settimane divennero due mesi e in tutto quel tempo Salvatore e Danilo, diventati inseparabili, avevano rivisto e rielaborato l'idea originaria. I due si erano intesi immediatamente e insieme ad un terzo componente, Dario naturalmente, avevano firmato un contratto che soddisfaceva tutti e tre.

 

Conoscere Salvatore per Danilo è significato non solo buttarsi in un’avventura che sia a lui che a Dario ancora sembra irreale; ma è servito soprattutto a smuoverlo da quell'apatia che, al di fuori del lavoro, lo stava rendendo schivo con gli amici e diffidente con la persona che ama. Danilo ha iniziato a rivedere il rapporto con Edoardo: la loro vita di coppia al momento è ancora fatta di spostamenti e incontri che avvengono nei weekend o durante le feste. Spesso, quando Danilo non resiste alla tentazione, lascia tutto e a sorpresa, raggiunge Edoardo a Dublino, in quella che ormai è diventata la loro seconda casa.

Nella casa bianca, la casa di Piera, come preferiscono chiamarla, abitano l'appartamento al piano rialzato. Al piano terra ci sono altri tre appartamenti: le stanze sono soleggiate e confortevoli; l'arredamento ha un'impronta un po' retrò, dagli effetti molto romantici.

Danilo e Edoardo hanno imparato l'arte di sapersi adattare a una lunga serie di cambiamenti e questo rende ancora più speciale il rapporto: ne hanno fatto il loro punto di forza.

Danilo continua a divertirsi con la sua passione per i fumetti e porta avanti discretamente il suo lavoro di grafico pubblicitario e Edoardo avanza di carriera nella splendida città che lo ha ospitato. Il numero di amici irlandesi è cresciuto in questo primo anno e sono diventati anche gli amici di Danilo. Naturalmente il primo che ha conosciuto è stato Steve che, a dire la verità, a Danilo non ha fatto un grande effetto visto da vicino, ma a lui i rossi non sono mai piaciuti molto. Gli riconosce però una simpatia che lo ha conquistato, facendo crollare tutti i pregiudizi e le tensioni iniziali. Insieme a Steve ha conosciuto anche Alex e Michael e Sandy e un sacco di altra gente. Insieme hanno partecipato a feste memorabili: Danilo e Edoardo non si sono mai tirati indietro quando si tratta, una volta ogni tanto, di compiere qualche piccola trasgressione. La loro frase tipica all'uscita di casa è: - Ricordati chi siamo. Significa: non superiamo i limiti che sappiamo e buon divertimento!

Il mal di testa del giorno dopo a quarantacinque anni inizia a perdurare un po' di più; ma i due hanno fatto propria anche un'altra frase di rito: - Chiodo scaccia chiodo. E di solito funziona. 

La casa bianca è diventata il luogo magico, quello dove Edoardo e Danilo stanno più volentieri, soprattutto Danilo che l' ha desiderata e voluta: all'inizio in forma latente, poi d'improvviso l'attrazione verso la casa di Piera è scoppiata come una bomba.

Il rapporto di amicizia con Salvatore non si è interrotto nel momento in cui questi è dovuto tornare a Milano e Danilo, scherzando, gli dice sempre che un letto e una colazione gratis per lui sono sempre disponibili. Ripensando agli eventi di un anno prima Danilo diventa pensieroso per la loro drammaticità, ma esiste anche un episodio che ancora lo fa sorridere. Edoardo lo prende in giro per la sua ingenuità ma se l'è vista brutta quando Danilo si mostrava palesemente rapito da quella persona e non faceva che parlare di lui: la lontananza è una brutta bestia e di colpo Edoardo aveva vissuto sulla propria pelle le stesse sensazioni sgradevoli che Danilo aveva vissuto a causa sua. Durante il mese di permanenza tra Danilo e Salvatore i rapporti si erano fatti sempre più stretti e amichevoli e spesso si ritrovavano a cenare insieme, da soli, sotto la veranda. Finita la cena, davanti alla bottiglia gelata del liquore fatto in casa, Danilo si rilassava accendendosi la sua sigaretta serale e Salvatore si concedeva qualche boccata da uno dei suoi sigari preferiti. Durante uno di questi piacevoli incontri Danilo aveva intuito che Salvatore volesse spingersi un po' oltre i soliti discorsi; parlava d'amore e di sentimenti e lo faceva guardandolo dritto negli occhi: era imbarazzante. A Danilo spiaceva come si stavano mettendo le cose ed era determinato a stroncare sul nascere qualunque iniziativa Salvatore avesse in mente di prendere. Non che gli dispiacesse, al contrario, doveva confessare a se stesso di essersi un po' innamorato di Salvatore. Un uomo di mezz'età, ma nel pieno vigore fisico: da subito aveva solleticato le sue fantasie. Però no, non voleva storie che gli incasinassero l'esistenza. E non era nemmeno tentato da una botta e via. Salvatore gli piaceva, molto, ma desiderava soprattutto essergli amico. Questo pensava Danilo e nel frattempo Salvatore aveva terminato di parlare e con passo malfermo si era allontanato, dopo avergli augurato la buona notte. Danilo era rimasto sorpreso dall'ultima frase e solo concentrandosi e allontanando la nebbia causata dai fumi dell'alcool aveva visto tutto con chiarezza. A quel punto non aveva resistito: era scoppiato a ridere da solo. Salvatore parlava d'amore, certo, ma era la nostalgia di casa a rendere romantici i suoi argomenti. Danilo aveva equivocato tutto e alla fine, con un sospiro di sollievo, aveva capito: Salvatore amava un uomo da tanti anni e quell'uomo desiderava riabbracciarlo al più presto. 

Una settimana dopo hanno festeggiato il compleanno di Danilo, erano presenti: Edoardo, Salvatore, Alessandro, Dario e Cristina. Nella casa di Piera, naturalmente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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