8 Kralj non è interessato al
potere e la vita di corte lo annoia, ma non può sottrarsi ai suoi obblighi di
principe ereditario. È curioso di conoscere il mondo e ha viaggiato nei Sette
Regni. Da ragazzo ogni anno ha trascorso un periodo oltre i confini
settentrionali di Sjevekral, presso lo zio Vareni, e ha sempre pensato che
gli sarebbe piaciuto vivere nelle terre abitate dai guerrieri liberi e fieri
delle tribù. L’anno in cui lo zio non è
stato al villaggio, Osmikr non ha permesso a Kralj di raggiungere le terre
del Nord, per cui Kralj non ha potuto spingersi oltre Nocigranica,
il grande centro fortificato, posto all’estremità settentrionale del regno,
in riva al Fiume dei Ghiacci. Qui ogni estate si tengono
le grandi gare di uso delle armi. Kralj assiste a tutti i tornei. Le gare con
la spada, l’ascia, l’arco e la lancia attirano molti guerrieri e i nobili del
regno assistono volentieri. Invece le gare di lotta e bastone sono
disprezzate dai nobili, che ritengono queste armi indegne di loro e non
seguono le competizioni. A Kralj piacerebbe
partecipare ai tornei, ma il padre gliel’ha proibito: non lo considera degno
di un principe. D’altronde anche i nobili di rado prendono parte alle gare,
non volendo misurarsi con guerrieri liberi e altri uomini di condizione
inferiore alla loro. A Kralj, in quanto
principe ereditario, tocca il compito di premiare i vincitori. Ne approfitta
per parlare con loro e chiedere di misurarsi con lui, nel palazzo del
governatore, dove è ospitato. Nell’uso dell’arco e della lancia, che ha
praticato di meno, non può certo competere con i migliori. E ovviamente
neanche con il bastone, che non ha mai avuto modo di usare: il campione in
carica ha la meglio su di lui più volte. Ma nell’uso dell’ascia Kralj mette
in serie difficoltà il vincitore del torneo e con la spada batte il campione.
Nella lotta si rivela capace, grazie anche alla sua forza, ma la sua minore
esperienza spesso non gli permette di avere la meglio. Kralj si ferma un mese e
prende lezioni sull’uso delle armi che conosce meno e soprattutto di lotta,
facendo rapidi progressi. Gli piace affrontare un avversario a mani nude,
cercando di bloccarlo. Il contatto tra i corpi gli trasmette sensazioni molto
forti e spesso il cazzo gli si irrigidisce. L’anno seguente Kralj ritorna
nelle terre del Nord e ritrova Vareni, ma quando viene a sapere della
scomparsa di Jebesin, Osmikr gli vieta di tornare presso le tribù. Nuovamente
Kralj è costretto a fermarsi a Nocigranica, dove prende
lezioni di lotta e di uso della lancia, del bastone e dell’arco. Per quanto
riguarda la spada e l’ascia, ormai nessuno è in grado di dargli lezioni. Kralj rimane volentieri a Nocigranica, ma non poter andare nelle terre del Nord gli
pesa moltissimo. Quando Kralj compie ventun anni Osmikr cede, perché il
figlio soffre troppo: lo autorizza a tornare nelle terre del Nord, con una
scorta. Sapendo che Vareni trascorre solo una parte dell’anno con la tribù,
gli chiede di non allontanarsi troppo dagli accampamenti in cui i guerrieri
del Nord si stabiliscono per la stagione della caccia e di fermarsi presso le
tribù dell’Orso e del Lupo, i cui territori di caccia sono meno lontani dal
regno e perciò meno esposti ai pericoli del Nord. Così alla fine
dell’estate, Kralj si dirige a Nord e raggiunge gli accampamenti di caccia
delle tribù del Lupo e dell’Orso. Dona ai sovrani alcuni gioielli d’oro,
spade e asce affilate. I regali sono apprezzati e Kralj ottiene il diritto di
cacciare nei territori delle tribù. Il principe caccia da
solo, lasciando all’accampamento la piccola scorta che il padre gli ha
imposto. I soldati non possono disobbedire al principe, ma sono preoccupati:
se succedesse qualche cosa all’erede, sarebbero puniti duramente per non
essere stati al suo fianco. Ogni tanto Kralj incontra
i guerrieri delle tribù, che sono informati della sua presenza. Nel regno è
abituato, in quanto principe ereditario, a essere trattato con grande
deferenza. Questi uomini invece non mostrano nei suoi confronti nessun
particolare riguardo: per loro è un guerriero, il cui valore dipende dal
coraggio e dalla capacità di maneggiare un’arma. Solo i guerrieri del Leone
di Montagna lo conoscono bene e ne apprezzano il valore, mentre quelli
dell’Orso, del Lupo e delle altre tribù
non lo hanno mai visto combattere. In diverse occasioni ha
modo di vedere alcuni degli esseri che popolano le foreste del Nord. Di
solito appaiono e scompaiono in un attimo, non appena si accorgono della sua
presenza. Talvolta non fuggono, ma utilizzano i loro poteri. Kralj si bagna spesso nei
laghi e nei torrenti. Mentre nuota in un torrente, sulla riva appare una
krilovil, che gli dà la schiena: per la statura e il viso sembra una
ragazzina di dodici anni, ma ha il corpo perfettamente formato, un paio di
ali trasparenti e le orecchie appuntite. Kralj è curioso: vorrebbe parlarle,
per cui esce dall’acqua. La krilovil si volta, lo vede e lo guarda. Il
principe cade a terra, addormentato. Quando si sveglia, non c’è traccia della
krilovil. Una sera incontra uno
strano essere che si muove con grandi salti, su una gamba sola. È alto la
metà di un uomo, ma ha una grossa testa. Quando vede Kralj, allarga la
braccia e incomincia a girare su se stesso, vorticosamente. Il principe lo guarda e gli sembra che
tutto il bosco stia vorticando intorno a lui. Chiude gli occhi, perché ha la
sensazione di cadere. Quando li riapre si ritrova steso a terra. L’essere è
scomparso. Un giorno, mentre insegue
un cinghiale, incrocia un blud, che gli fa perdere completamente
l’orientamento, per cui Kralj non riesce a tornare al suo accampamento. Solo
dopo due giorni di vagabondaggio Kralj ritrova le tende e la sua scorta. Qualche giorno dopo l’incontro
con il blud, Kralj cammina nel bosco quando sente dietro di sé un rumore di
fronde che si muovono e un grande orso si avventa su di lui. L’animale è
ferito, ma non per questo meno pericoloso. Kralj si sottrae con un balzo alla
sua furia, ma la zampata dell’orso gli lascia un segno sul braccio. Kralj
attacca con la spada e riesce a colpire l’animale, uccidendolo. Si pulisce la ferita a un
vicino torrente, poi torna a esaminare la sua preda. Mentre guarda l’orso
steso a terra, compare un guerriero. È chiaramente un uomo delle tribù.
Questi lo fissa e dice: - Così l’hai finito tu. - Sì, mi ha assalito. - Il primo colpo l’ho dato
io e lo stavo inseguendo. La pelliccia spetta a me. Kralj sa che questo è
l’uso tra le tribù del Nord, per cui non obietta. D’altronde non caccia per
le pellicce, ma per misurarsi con animali feroci. Per questo non caccia mai i
cervi o le piccole prede, ma solo lupi, orsi, cinghiali e leoni di montagna. - So che questo è l’uso.
La pelliccia è tua. - Non avresti dovuto
ucciderlo. L’hai visto che era già ferito. Kralj ride. - Dovevo lasciarmi
sbranare perché tu potessi finirlo? Ti ho detto che mi aveva assalito. L’uomo annuisce. Poi
guarda Kralj e dice: - Sei un bel maschio. Ci
sfidiamo? Se vinco te lo metto in culo. Se perdo me lo prendo in culo io e la
pelliccia è tua. Kralj rimane sorpreso. Sa
che nelle tribù i maschi si sfidano spesso e che il guerriero battuto si
offre al vincitore: gli uomini del Nord ritengono che il seme di un guerriero
vigoroso ne trasmetta la forza. È però la prima volta che riceve una proposta
diretta: quando era nel villaggio dello zio, nessuno lo aveva mai sfidato. Da quando è arrivato in
autunno non ha avuto molti contatti con gli uomini delle tribù: si è
presentato con i suoi doni al re, ma poi ha sempre preferito cacciare da
solo. Con i guerrieri che ha incontrato finora ha scambiato poche parole. La franchezza di
quest’uomo e il suo linguaggio brutale gli piacciono, gli sembrano più
sinceri dell’ossequio degli uomini di corte. Ma non ha mai ricevuto una sfida
di questo tipo e non ha mai avuto rapporti sessuali, nonostante il suo
vigore. A volte viene la notte, mentre sogna, ma al risveglio non ricorda ciò
che ha sognato. Più raramente, quando il bisogno è troppo forte, è la sua
mano a dargli sollievo. L’uomo coglie la sua
esitazione e dice: - Non ce li hai i coglioni
per farlo, eh? Sei uno del regno, tu, non sei di queste parti, anche se devi
essere un figlio di Lilith pure tu. Vi cagate addosso, voi, ad affrontare un
guerriero. Il giovane principe ritrova
la voce e nella risposta non nasconde la sua irritazione: - La tua proposta mi ha
sorpreso, ma non mi tiro certo indietro. Non ho paura di te, né di nessun
altro. L’uomo ride, una risata
cordiale. - Bravo, bella risposta!
Questo è avere i coglioni. Kralj pensa che se
vincerà, rinuncerà a prendere il doppio premio che il suo avversario gli
offre. Se perderà, accetterà quello che la sfida comporta, per quanto l’idea
lo turbi. L’uomo aggiunge: - Il mio nome è Slojeb e sono della tribù del Cinghiale. - Io mi chiamo Kralj e,
come hai capito, vengo dal regno. Come ci affrontiamo? - Io ti ho sfidato, tocca
a te scegliere. A mani nude, la spada o l’ascia? Kralj esita. Sa di essere
imbattibile con la spada e non vuole approfittarne. Con l’ascia il rischio di
uccidere l’avversario anche senza volerlo è molto forte. Forse la lotta a
mani nude è la scelta migliore. - Per me va bene lottare a
mani nude. Slojeb ride. - Paura di farti male, eh?
Ma ti farà male il culo, dopo che ti avrò fottuto. Nuovamente Kralj è irritato. - Non ho paura. Se vuoi
che proviamo con un’arma, per me va bene. L’uomo ride di nuovo. - Non ti arrabbiare,
Kralj. Tra avversari ci si punzecchia sempre un po’. Poi Slojeb
incomincia a spogliarsi. - Affrontiamoci nudi, così
siamo già pronti per il… dopo. Si toglie la camicia di
lino, scoprendo un torace tanto muscoloso quanto villoso, e poi si abbassa i
pantaloni, mettendo in mostra un grosso cazzo, che non è più del tutto a
riposo. - Muoviti a spogliarti. Te
la fai sotto, adesso, che hai visto che cosa ti tocca prendere in culo? Kralj scuote la testa e
ride. Ha capito che nelle provocazioni di Slojeb
non c’è cattiveria, né disprezzo. - Non pensare che ti andrà
meglio. Anche Kralj è molto
dotato, una caratteristica della sua stirpe. Slojeb
lo guarda spogliarsi e quando il cazzo emerge dai pantaloni dice: - Merda! Sarà meglio che
vinca, altrimenti dovrò rinunciare a cacciare, perché il culo mi farà troppo
male. Poi ride, una risata
fragorosa. È evidente che non ha paura di prenderselo in culo. L’idea invece
turba alquanto Kralj, che non vuole tirarsi indietro, ma è a disagio all’idea
di perdere ed essere inculato da questo guerriero alquanto dotato. Ora sono pronti, uno
davanti all’altro. Si muovono con cautela, attaccando senza troppo impeto,
mirando a studiare l’avversario e le sue reazioni prima di dare davvero
inizio alla lotta. Poi è Slojeb a lanciarsi su
Kralj. Finiscono entrambi a terra, ma il principe riesce a non farsi
bloccare. Lottano un buon momento, cercando di immobilizzare l’avversario. A
un certo punto Slojeb sembra aver ottenuto il
risultato desiderato: Kralj è stretto nella morsa delle braccia del suo
avversario e non riesce a liberarsi. Il contatto tra i due corpi lo turba, il
cazzo gli si irrigidisce e contro il ventre sente, ugualmente rigido, il
cazzo di Slojeb. Gli sembra che gli manchino le
forze. - Mi sa che mi gusto il
tuo culo, oggi, Kralj. Il guerriero ride, ma
Kralj si scrolla di dosso la debolezza e riesce a liberarsi dalla morsa e a
scivolare via. Si alza e l’avversario lo imita. Ora si fronteggiano
nuovamente in piedi. Slojeb si butta sulle gambe di
Kralj e lo fa cadere, ma una ginocchiata lo prende al mento e lo stordisce.
Il principe gli salta addosso e lo blocca. Slojeb
ora è disteso a terra prono, Kralj è steso su di lui e gli impedisce di
rialzarsi. Il guerriero si dibatte, ma si rende conto che non riuscirà a
liberarsi. - Ti arrendi? Slojeb annuisce. - Non ho altra scelta.
Perdo la pelle dell’orso e avrò male al culo per un po’. Kralj aveva intenzione di rinunciare
al premio, ma il contatto con questo corpo caldo ha acceso il suo desiderio.
No, non ha motivo per non prendersi ciò che ha vinto nella lotta. Desidera
provare ciò che non ha mai fatto e quest’uomo non ha paura di offrirglisi. E
poi è stato Slojeb a proporre la sfida: potrebbe
offendersi se Kralj rifiutasse di prendersi il premio. Kralj non sa bene come
muoversi. Non ha mai posseduto un uomo. Chiede: - Come vuoi metterti? - Ti va bene se mi metto a
quattro zampe? Dovrei riuscire a reggere meglio la tua arma. - Benissimo. Slojeb si mette a quattro zampe, le forti
braccia e le gambe piantate nel terreno. Kralj guarda il culo che gli si
offre: grosso e muscoloso, alquanto peloso, come per tutti i figli di Lilith.
Il cazzo è già teso e Kralj lo avvicina all’apertura. Slojeb dice: - Inumidisci un po’,
altrimenti non ce la faccio. Kralj si sputa sulla mano
e inumidisce la cappella. Poi sputa sul solco e sparge un po’ di saliva
intorno al buco. Sputa ancora e introduce un dito bagnato di saliva nell’apertura.
Quando lo ritira, Slojeb ride e dice: - Speravo che fosse il tuo
cazzo, ma doveva essere solo un dito. - È così. Kralj arretra leggermente,
con la mano dirige il cazzo verso l’apertura, preme e lentamente entra. Slojeb geme. Kralj spinge, muovendosi
prima con molta cautela e poi più deciso. Sente che Slojeb
si tende: gli sta facendo male, evidentemente. Kralj allora riprende a
muoversi lentamente, facendo affondare il cazzo ben dentro il culo di Slojeb e poi ritraendolo, piano. Slojeb
geme di nuovo. Kralj procede a lungo,
fino a che il desiderio è troppo forte e prende a spingere più forte. Il
piacere diventa sempre più intenso e infine il principe viene, con un grido
strozzato. Slojeb geme. Kralj gli passa le braccia intorno
alla vita e trova il cazzo di Slojeb, gonfio di
sangue. Lo afferra, senza delicatezza, e incomincia a muovere la mano
rapidamente. Slojeb sussulta. Chiude gli occhi e
lascia che la mano di Kralj lavori, mentre il cazzo si tende ancora di più.
In culo sente ancora la massa calda, ora meno rigida e meno grande. La tensione cresce. Slojeb geme, questa volta più forte. Infine il piacere
esplode e il seme schizza in avanti. Slojeb chiude gli occhi e si lascia scivolare a
terra. Kralj rimane su di lui e dentro di lui. Ancora disteso, Slojeb gli dice: - Grazie, Kralj, per
avermi fatto venire. Da noi non si usa. Ma una buona sega fa sempre piacere. Ride. Kralj rimane in
silenzio. Ciò che ha fatto gli è piaciuto, molto, ma lo ha profondamente
turbato. Dopo un po’ Kralj si alza.
Slojeb lo imita, ma gli sfugge un gemito. - Merda, Kralj! Non
conviene sfidarti. - Se avessi vinto tu,
credo che non starei meglio di come stai tu ora. Mi spiace per il tuo male al
culo. Slojeb ride di nuovo, la sua risata franca e
allegra. - Passerà, non è un gran
problema. Certo che sei fortissimo. Spero che un po’ della tua forza sia
passata a me con il tuo sborro. - Su questo non so che
cosa dirti. Conosco questa credenza, ma non so se corrisponde al vero. - Non lo so neanch’io, ma
è comunque una buona scusa per divertirsi un po’ tra maschi… Ride. Parlano ancora un
momento, poi Kralj dice: - La pelle dell’orso te la
lascio: l’hai colpito tu per primo. E per la sfida il tuo culo è stato un
premio più che sufficiente. Slojeb pare perplesso. - Perché non vuoi la
pelle? - Non caccio per le pelli.
Caccio per misurarmi con gli animali feroci. - Va bene, allora ti
ringrazio. Slojeb tace un momento, poi aggiunge: - Vuoi venire con me, al
nostro accampamento? Se vuoi misurarti con altri guerrieri, lì ne troverai
diversi molto forti. Ride e poi conclude: - Avrai modo di gustare
diversi culi. E magari anche qualche cazzo. - Perché no? L’idea che qualcuno
potrebbe vincerlo e incularlo turba Kralj, ma ha voglia di misurarsi con i
forti guerrieri del Nord, questi uomini indomiti da cui discende la sua
stessa stirpe. Slojeb scuoia l’orso. Kralj l’osserva. Ammira
la precisione con cui muove il coltello e l’efficacia dei suoi gesti. Quando
ha finito, si mettono in marcia e raggiungono l’accampamento: la tribù del
cinghiale vive più a Nord, ma ha dei terreni di caccia nell’area vicina al
confine e in autunno gli uomini vi stabiliscono alcuni accampamenti per la
stagione della caccia. I guerrieri fanno
apprezzamenti nei confronti di Slojeb, che ha
ucciso un magnifico orso, poi qualcuno chiede: - E chi è questo guerriero
che ti accompagna? - Lui è Kralj, che caccia
in queste terre con l’autorizzazione dei re. Ha finito l’orso che io avevo
ferito e poi… ho fatto l’errore di sfidarlo. Ho ancora un male cane al culo. Tutti ridono. Kralj è
stupito della franchezza di Slojeb, che ha
raccontato la sua sconfitta senza mostrare vergogna. - Come vi siete
affrontati? - A mani nude. Uno dei guerrieri guarda
Kralj e gli dice: - Sei molto giovane, ma se
hai battuto Slojeb, devi essere davvero forte. Mi
piacerebbe sfidarti con la spada, se è un’arma che usi volentieri. Kralj sorride: - Ho imparato a servirmi
della spada da bambino e per me sarà un onore battermi con te. Sei di certo
un avversario temibile. Il mattino dopo Kralj
affronta il guerriero, che è molto bravo, ma viene sconfitto. Gli uomini
della tribù rimangono molto stupiti nel vedere che il nuovo arrivato ha
ragione senza grosse difficoltà di uno dei guerrieri più forti della tribù. Lo sconfitto si inchina di
fronte a Kralj, poi gli offre uno splendido pugnale: -Ti prego di accettare
questo dono. È la prima volta che un avversario mi batte con tanta facilità:
per quanto ti credessi forte, ti sottovalutavo. Il mio culo ti spetta, ma mi
farebbe piacere che tu prendessi anche quest’arma. Kralj non vuole rifiutare
l’arma che gli viene offerta, per non apparire scortese. - Ti ringrazio del dono. E
gusterò volentieri il tuo culo. Kralj è ben contento di
scopare nuovamente. Ora che ha scoperto il piacere che gli dà possedere un
maschio forte, desidera ripetere l’esperienza il più spesso possibile. Nei giorni successivi
altri guerrieri sfidano Kralj, anche se diventa presto evidente che nessuno è
in grado di batterlo. Ma a questi maschi vigorosi piace misurarsi con un
avversario molto forte. E nessuno di loro ha paura di essere posseduto,
neanche quelli che sono abituati ad avere la meglio. Un giorno un guerriero che
ha battuto per la seconda volta gli propone di usare la bocca per farlo
venire. Kralj ha sentito qualche volta gli uomini della tribù parlare di
questo tipo di rapporti: tra maschi non esiste nessun pudore e in generale
gli uomini del Cinghiale parlano volentieri di sesso. Di fatto, è il loro
argomento preferito. Non ne parlano soltanto: scopano spesso e volentieri,
senza nascondersi. D’altronde sono tutti maschi vigorosi e non ci sono donne
nell’accampamento autunnale. Kralj accetta e per la
prima volta un uomo si inginocchia davanti a lui e prende in bocca il suo
cazzo. Il guerriero ci sa fare e Kralj sente il piacere crescere, mentre il
suo cazzo si irrigidisce e le mani dell’uomo gli stringono il culo. Il guerriero lavora a
lungo, fino a che il piacere di Kralj esplode. L’uomo beve ogni goccia, poi
lascia la sua preda e dice: - Hai un gran bel cazzo e
un bellissimo culo. Il cazzo l’ho gustato. Mi spiace non riuscire a gustare
il tuo culo, ma sei troppo forte. Kralj scuote la testa. Si
chiede se un giorno qualcuno lo inculerà. Non sa che cosa si prova. Agli
uomini del Cinghiale sembra piacere. Kralj sta benissimo con
loro e non bada al trascorrere del tempo: misurarsi con guerrieri valorosi,
cacciare, scopare, che altro può desiderare dalla vita? Dopo alcune settimane
però, giungono gli uomini della sua scorta, che sono riusciti a scoprire dove
si trova. L’ufficiale che li guida
s’inchina davanti al principe e gli dice: - Perdona se non siamo
rimasti all’accampamento dove ci avevi ordinato di rimanere. Avevi detto che
saresti stato via pochi giorni ed è ormai passato un mese. Eravamo tutti
molto preoccupati. Ho preso l’iniziativa di trasgredire ai tuoi ordini, per
cui, se ritieni che questo meriti una punizione, che essa ricada su di me. Kralj non ha nessuna
intenzione di punire l’ufficiale. Si rende conto che la sua assenza
prolungata ha messo in seria difficoltà i suoi uomini, che hanno ricevuto dal
re l’ordine di vegliare su di lui, proteggendolo dai pericoli. Sa che ormai è quasi ora
di rientrare alla capitale. Non lo fa volentieri: preferirebbe rimanere tra i
guerrieri del Cinghiale, ma anche loro tra non molto smonteranno
l’accampamento e raggiungeranno i loro villaggi. Kralj si accomiata dai
guerrieri con cui ha condiviso la caccia e il letto. Lascia la tribù e, dopo
qualche giorno speso ancora a vagare e cacciare da solo nelle terre del Nord,
fa ritorno a Nocigranica con gli uomini della
scorta. Ormai l’autunno è alla fine e la neve ha imbiancato i monti. Il periodo trascorso lo ha
cambiato profondamente. Non solo è diventato un guerriero più forte e più
esperto nella lotta, ma ha acquisito coscienza del proprio valore. E
l’incontro con Slojeb e poi con altri guerrieri gli
ha rivelato ciò che in parte sospettava: ha conosciuto il piacere che dà il
possedere un maschio vigoroso e ora sa che è quello che desidera. Rientrato nella capitale,
continua a esercitarsi con le armi, ma nessuno è in grado di batterlo. Anche
i più forti sono costretti ad arrendersi. Affronta spesso i guerrieri della
guardia personale del re, ma l’unico che riesce a tenergli testa è il giovane
Samohrab, a cui lo lega una profonda amicizia. I
loro duelli si concludono perlopiù senza vincitore: non volendo certo ferirsi
o uccidersi, i due contendenti non possono colpirsi e non riescono ad avere
la meglio l’uno sull’altro. A Sjevredava
Kralj per alcuni mesi non ha rapporti con nessuno. Nella capitale non è
usuale che un guerriero sconfitto si offra al vincitore. Qualcuno forse
accetterebbe di essere posseduto, se il principe glielo chiedesse, ma Kralj
non vuole approfittare della sua posizione. Tra i giovani servitori, qualcuno
non nasconde l’attrazione che prova per il suo vigoroso signore, ma Kralj non
è interessati ai ragazzi: ormai si considera un uomo e si interessa ad altri
uomini. Potrebbe prendersi uno schiavo, ma non gli piacerebbe possedere un
maschio che gli si dà solo perché non è libero. Dopo alcuni mesi di
rapporti frequenti e soddisfacenti, l’astinenza a cui era abituato prima
dell’autunno gli pesa moltissimo. Kralj ottiene dal padre
l’autorizzazione a prendere lezioni di lotta. Sa di essere già molto forte,
ma preferisce non rimanere senza esercitarsi per molti mesi. Il maestro di lotta si
chiama Majstor e viene dal Nord. È chiaramente un
figlio di Lilith, massiccio e fortissimo. È un ottimo maestro e un avversario
formidabile: Kralj si rende conto che in uno scontro con lui avrebbe la
peggio. Scoprirsi in condizione di netta inferiorità lo stimola a impegnarsi
moltissimo. Fa rapidamente progressi e Majstor lo
loda, ma Kralj sa che il maestro rimane molto più forte di lui: c’è tra Majstor e lui la stessa distanza che nell’uso della spada
c’è tra lui e gli altri guerrieri. Dopo le lezioni
chiacchierano un po’. Majstor ha viaggiato molto,
ha visitato tutti e sette i regni e si è spinto oltre i confini delle terre
abitate dai figli di Eva. Kralj gli chiede di parlargli delle regioni e dei
popoli che non conosce e Majstor racconta. Non si
sottrae a nessuna domanda. Parla dei luoghi che ha visitato, delle creature
dei boschi che ha imparato a conoscere, di altri esseri che nelle terre del
Nord non si trovano, dei nove popoli dei figli di Adamo. Racconta anche le esperienze
fatte nei suoi viaggi e Kralj ascolta e chiede, affascinato da quest’uomo che
sembra conoscere i Sette Regni e le terre oltre i confini meglio di chiunque
altro. Talvolta nell’impeto della
lotta Kralj si fa male: un movimento brusco provoca la tensione eccessiva di
un muscolo o di un’articolazione. Majstor lo fa stendere e massaggia la parte
dolorante con le sue abili mani, qualche volta spalmando anche una crema
vegetale che lenisce il dolore. Un giorno Kralj finisce la
lezione con la schiena dolorante: cercando di bloccare il maestro ha fatto un
movimento sbagliato. Majstor lo fa spogliare e gli
massaggia la schiena, dal collo al culo. È una sensazione piacevole. Il
dolore si attenua e svanisce. Kralj si sente bene sotto
il tocco capace di queste mani. Mentre si riveste, dice: - È stato molto bello. - Un buon massaggio è
sempre piacevole dopo uno sforzo fisico. Ogni sera il mio servitore mi
massaggia. - Ho sentito parlare di
massaggi, ma da noi non è usuale. - Neanche nelle terre da
cui provengo io, ma non occorre che te lo dica: tu le conosci, principe. Ho
imparato l’arte dei massaggi a Usredava: nel regno
di Usredkral molti amano i massaggi. - Tu ci sai fare. Vedo che
riesci a eliminare o almeno ridurre il dolore quando mi faccio male. E il
massaggio di oggi è stato molto piacevole. Non solo per ridurre il dolore. - Ci sono molti tipi di
massaggi. Alcuni servono per curare, altri servono soprattutto per stare
bene. O per il piacere. - Il piacere? - Sì, i massaggi sono usati
anche per il piacere. -
Intendi dire… - Il
piacere della carne, principe. Quello che un maschio prova quando ha un
rapporto o quando è la sua mano a dargli soddisfazione. Kralj
è stupito. Gli sfugge: -
Ma… tu sai fare questi massaggi? Appena
ha formulato la domanda, Kralj se ne pente: gli appare indiscreta. Aggiunge
subito: -
Scusa… Majstor sorride: - Ho
imparato anche questi massaggi, che mi piace ricevere, ma anche fare. Kralj
vorrebbe provare, ma gli sembra che sia una richiesta sconveniente da fare al
suo maestro. Majstor però ha colto, per cui gli
dice: - Se
un giorno vorrai provare, possiamo farlo. Kralj
lo guarda, incerto. Chiede: -
Davvero non ti pesa? - E
perché mai dovrebbe? -
Allora domani me ne farai uno. Il giorno
dopo, al termine della lezione, Kralj si lava, poi si stende supino su una
stuoia, ma Majstor gli dice: -
Cominciamo dalla schiena. Girati. Kralj
si mette sulla pancia. Majstor si toglie la tunica.
Poi si unge le mani d’olio e le strofina una contro l’altra. Quando è pronto
incomincia a passarle sulla schiena di Kralj, dal collo al culo. Le sue mani
percorrono il corpo, con movimenti ora lenti ora più veloci, premendo o
sfiorando appena, dando piccoli colpi. La
sensazione è molto piacevole. Dal culo le mani scendono lungo le gambe, le
avvolgono in una carezza, le frizionano decise, tracciano cerchi più o meno
ampi, poi risalgono fino a ritornare al culo, dove indugiano a lungo. Kralj
sente che il cazzo gli si tende. Si dice che è davvero bello. Le dita
scorrono sul solco, più volte, poi i pollici stuzzicano l’apertura. Kralj
geme di piacere. Ha il cazzo duro come la lama di una spada. Le
mani scendono, indugiano a lungo nell’area tra il buco del culo e i coglioni,
dove si trova uno dei segni a stella. Kralj geme di nuovo. Poi le mani Majstor riprendono a passare lungo la schiena, le gambe e
le braccia, ritornano al culo e stringono con forza, danno piccoli colpi,
scivolano ancora sul solco. Majstor si ferma. -
Voltati, principe. Kralj
si volta. Il cazzo è una pietra. Majstor si versa
di nuovo un po’ d’olio sulle mani e riprende a passarle sul corpo di Kralj. Majstor accarezza le braccia, le gambe, il torace
villoso, il ventre. Le mani sfiorano spesso il cazzo, stuzzicano i coglioni.
Kralj è sul punto di venire. Il
movimento delle mani si ferma, poi riprende, ma questa volta senza più
avvicinarsi al cazzo. Majstor passa dietro la testa
di Kralj e gli accarezza il collo e le guance, poi si china in avanti su
Kralj, che può vedere il corpo che incombe su di lui. Majstor
fa scivolare le mani fino al ventre, ma non tocca il cazzo, teso allo
spasimo. Poi Majstor si alza, passa davanti, sposta le gambe di Kralj,
aprendole, e si inginocchia. Le sue mani riprendono a scorrere sul torace e
sul ventre di Kralj, fino al sesso. Kralj sente che il piacere sta per
esplodere. Le dita di Majstor avvolgono il cazzo e
i coglioni di Kralj, poi una mano accarezza con un movimento rotatorio il
cazzo, mentre l’altra si infila dietro i coglioni e stuzzica il buco del
culo. Kralj sente l’ondata del piacere travolgerlo. Geme, mentre un orgasmo
violento lo scuote. Il
maestro lo accarezza ancora, poi passa dietro di lui, gli solleva il capo e
lo poggia sulle sue gambe, mentre le sue dita scivolano sul viso del
principe. Tutto il massaggio si è
svolto in assoluto silenzio. Solo un buon momento dopo la conclusione, Majstor parla: - Com’è stato, principe? - Bellissimo. Per Kralj è stata
un’esperienza molto intensa, che lo ha completamente appagato. Perciò vuole
saperne di più. Dopo essersi messo a sedere, chiede dove e da chi Majstor ha imparato. Il maestro risponde. A un
certo punto dice: - Ci sono molti modi di
praticare questi massaggi. Dipendono dalle esigenze di ciascuno, ma anche
dalle sue esperienze. - Che cosa intendi dire? - Tu non hai mai accolto
il membro di un uomo dalla porta posteriore, per cui ho lavorato solo in
superficie. Kralj non sa come il
maestro abbia capito che non è mai stato posseduto. Probabilmente l’ha capito
dalla reazione del suo corpo quando ha massaggiato l’anello di carne. Nelle settimane seguenti,
Kralj si fa massaggiare alcune altre volte. Non lo chiede con frequenza, per
quanto gli piaccia molto e gli permetta di ridurre la tensione: non vuole che
Majstor si faccia una cattiva opinione di lui. Le lezioni di lotta
continuano regolarmente. Kralj diventa sempre più bravo e riesce a resistere
più a lungo a Majstor, ma questi finisce sempre per
vincerlo. Un giorno Kralj dice: - Nelle tribù del Nord,
almeno in alcune, i guerrieri si sfidano e il vincitore possiede lo sconfitto.
Non so se vale per tutte. - È un uso frequente,
soprattutto presso alcune, come quella del Cinghiale e quella dell’Orso.
Anche le tribù che vivono oltre i confini orientali di Istokrali
e in diversi altri luoghi hanno lo stesso uso. D’altronde il guerriero
sconfitto in battaglia diventa schiavo e può essere usato anche per il
piacere. Forse, se Majstor gli avesse fatto un massaggio da poco, Kralj non
direbbe nulla, ma il desiderio preme. - Ho lottato spesso,
prendendomi il mio premio. Affrontare un avversario sapendo di mettere in
gioco il culo è una bella sfida. Majstor lo guarda un attimo senza parlare, poi
dice: - Lo è, senza dubbio. - Tu l’hai mai fatto? - Sì, diverse volte. - E hai sempre vinto,
suppongo. - Che maestro sarei,
altrimenti? Ma anche tu hai sempre vinto. - Fino a che ho incontrato
te, sì. Sanno entrambi benissimo
che Kralj, per quanto forte, non è ancora in grado di battere il maestro. - Nelle nostre lotte non
abbiamo mai messo in palio nulla. - Non sarebbe corretto da
parte mia, visto che ti do lezioni. - Ma se lo proponessi io… C’è un momento di
silenzio, poi Majstor dice: - Se un giorno vorrai
provare, potremo farlo. Ma ti avviso che io lotterò con tutte le mie forze,
come sempre. - Così farò anch’io. Il giorno dopo Kralj propone
la sfida. Il maestro non si sottrae. Majstor si cala i pantaloni. Kralj gli guarda
il cazzo. Lo ha già visto, quando si lavano dopo le lezioni e qualche volta
quando svuotano la vescica prima degli incontri. Ora però sa che gli entrerà
in culo, anche se intende lottare per impedirlo. Lo guarda in modo diverso. È
grosso, non particolarmente lungo, ma alquanto voluminoso. Mentre
si spoglia, Kralj si rende conto, con stupore, che il cazzo gli si sta
irrigidendo: l’idea di essere inculato lo eccita. Quando
sono pronti si mettono in posizione. Kralj si scaglia su Majstor,
che cerca di evitarlo, riuscendoci solo in parte. Finiscono entrambi a terra.
Kralj riesce a impedire al maestro di bloccarlo e lo manda a gambe all’aria,
ma prima che sia riuscito a saltargli addosso, Majstor
si è già sottratto. Kralj si getta di nuovo su di lui e rotolano insieme; per
un momento gli sembra di essere riuscito a immobilizzarlo, ma Majstor sguscia nuovamente via, sottraendosi alla
stretta, poi si scaglia su di lui e lo fa cadere. Kralj si rialza prima di
essere bloccato. Sono di nuovo uno di fronte all’altro, chinati in avanti. Kralj
sorride e dice: -
Intendo difendere il mio culo! Ma
mentre lo dice, è turbato. -
Fai bene. Si
avvinghiano ancora, poi si staccano e si guardano. Lo stringersi dei corpi ha
attizzato il desiderio: i loro cazzi hanno drizzato il capo. La lotta
prosegue, si stringono e si separano, si avviluppano l’uno all’altro, per poi
lanciarsi lontano. E
infine Majstor si lancia su Kralj e quando rotolano
a terra, riesce a bloccarlo a pancia in giù. Con le ginocchia puntate a
terra, gli tiene un braccio dietro la schiena e con la mano gli preme la
testa contro il suolo. La presa è troppo salda perché Kralj possa liberarsi. -
Hai vinto, Majstor. Kralj
pensa che ora il maestro lo inculerà. Il pensiero lo spaventa e insieme lo
eccita. Majstor lo libera e si siede di fianco a lui.
Poi lo volta sulla schiena e le sue dita indugiano sul petto, accarezzando il
torace e stringendo con forza i capezzoli, scivolando nella peluria folta,
sulla pelle bagnata di sudore. Kralj chiude gli occhi e si abbandona
completamente a queste sensazioni così intense. Majstor
lo accarezza a lungo. Le sue mani scendono fino al cazzo, come in un
massaggio, e poi risalgono. Con un movimento brusco, il maestro lo volta,
mettendolo prono e gli accarezza la schiena, poi si inginocchia, si china in
avanti e incomincia a mordicchiargli il culo. Morsi ora leggeri, ora più
decisi. La sua lingua si infila tra le natiche, lungo il solco, fino al buco,
che stuzzica e accarezza. Infine sono le dita che incominciano a giocare con
l’apertura, prima in superficie, poi spingendosi dentro, uscendo, ritornando
ad avanzare, mentre l’altra mano stringe delicatamente le palle, le
accarezza, percorre il cazzo e risale lungo il ventre. Kralj geme, mentre il
piacere sale, sempre più forte. Si dice che se Majstor
continua così, verrà. Kralj volta la testa e
guarda il grande cazzo che tra poco gli entrerà in culo. Per un attimo prova
l’impulso di sottrarsi, ma sa che desidera essere penetrato. Majstor si stende su di lui. È pesante e al giovane piace
sentire il suo peso, gli piace la sensazione di essere prigioniero di questo
corpo forte. Poi Majstor si stacca, gli allarga le
gambe e nuovamente la sua lingua scorre lungo il solco. - Sei pronto, Kralj? - Sì. Majstor passa ancora una volta la sua lingua tra
i fianchi di Kralj, giocherella un po’ con le dita, stuzzicando ancora
l’apertura, e infine il giovane sente la pressione della cappella che entra
dentro il suo culo. Majstor si muove con lentezza,
dandogli il tempo di abituarsi. Kralj aveva paura di provare dolore, ma
l’ingresso è avvenuto molto dolcemente e la sensazione di questo cazzo dentro
il suo culo è splendida e solo leggermente dolorosa. Majstor
si muove lentamente, a lungo, avanti e indietro, mentre le sue mani ancora
accarezzano il viso e le spalle di Kralj, gli stringono il culo. - Tutto bene? - Sì. Majstor avanza ancora. La sensazione di dolore
cresce, ma il piacere domina. A lungo Majstor procede e il piacere sale dal culo di Kralj, più
forte del dolore, facendolo gemere senza ritegno. E quando infine Majstor spinge con più forza, Kralj sente il piacere
esplodere, violentissimo. Kralj grida. Dopo una rapida successione di spinte
il seme di Majstor si riversa nel culo di Kralj. È stato bello, molto
bello. Rimangono così, Majstor steso su Kralj, il
cazzo ancora nel culo del giovane, mentre la sua mano lo accarezza. - Non pensavo di provare
piacere mentre tu… mi prendevi. - Per alcuni è così. Ti
sarà capitato anche con i guerrieri del Nord. - Sì, diverse volte.
Alcuni venivano mentre io li prendevo. - Può dare molto piacere.
Può anche essere molto doloroso. - Dolore c’è. Il culo mi
fa male, non poco. Ma è stato bello lo stesso. Majstor parte a primavera. Kralj è diventato un lottatore fortissimo e più volte lo ha messo in difficoltà, ma non è mai riuscito a batterlo. E Kralj si è abituato a essere penetrato, provando ogni volte un piacere intenso, non meno forte di quello che prova inculando un maschio vigoroso. |
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