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Kralj non è interessato al potere e la vita di corte lo annoia, ma non può sottrarsi ai suoi obblighi di principe ereditario. È curioso di conoscere il mondo e ha viaggiato nei Sette Regni. Da ragazzo ogni anno ha trascorso un periodo oltre i confini settentrionali di Sjevekral, presso lo zio Vareni, e ha sempre pensato che gli sarebbe piaciuto vivere nelle terre abitate dai guerrieri liberi e fieri delle tribù.

L’anno in cui lo zio non è stato al villaggio, Osmikr non ha permesso a Kralj di raggiungere le terre del Nord, per cui Kralj non ha potuto spingersi oltre Nocigranica, il grande centro fortificato, posto all’estremità settentrionale del regno, in riva al Fiume dei Ghiacci.

Qui ogni estate si tengono le grandi gare di uso delle armi. Kralj assiste a tutti i tornei. Le gare con la spada, l’ascia, l’arco e la lancia attirano molti guerrieri e i nobili del regno assistono volentieri. Invece le gare di lotta e bastone sono disprezzate dai nobili, che ritengono queste armi indegne di loro e non seguono le competizioni.

A Kralj piacerebbe partecipare ai tornei, ma il padre gliel’ha proibito: non lo considera degno di un principe. D’altronde anche i nobili di rado prendono parte alle gare, non volendo misurarsi con guerrieri liberi e altri uomini di condizione inferiore alla loro.

A Kralj, in quanto principe ereditario, tocca il compito di premiare i vincitori. Ne approfitta per parlare con loro e chiedere di misurarsi con lui, nel palazzo del governatore, dove è ospitato. Nell’uso dell’arco e della lancia, che ha praticato di meno, non può certo competere con i migliori. E ovviamente neanche con il bastone, che non ha mai avuto modo di usare: il campione in carica ha la meglio su di lui più volte. Ma nell’uso dell’ascia Kralj mette in serie difficoltà il vincitore del torneo e con la spada batte il campione. Nella lotta si rivela capace, grazie anche alla sua forza, ma la sua minore esperienza spesso non gli permette di avere la meglio.

Kralj si ferma un mese e prende lezioni sull’uso delle armi che conosce meno e soprattutto di lotta, facendo rapidi progressi. Gli piace affrontare un avversario a mani nude, cercando di bloccarlo. Il contatto tra i corpi gli trasmette sensazioni molto forti e spesso il cazzo gli si irrigidisce.

L’anno seguente Kralj ritorna nelle terre del Nord e ritrova Vareni, ma quando viene a sapere della scomparsa di Jebesin, Osmikr gli vieta di tornare presso le tribù. Nuovamente Kralj è costretto a fermarsi a Nocigranica, dove prende lezioni di lotta e di uso della lancia, del bastone e dell’arco. Per quanto riguarda la spada e l’ascia, ormai nessuno è in grado di dargli lezioni.

 

Kralj rimane volentieri a Nocigranica, ma non poter andare nelle terre del Nord gli pesa moltissimo. Quando Kralj compie ventun anni Osmikr cede, perché il figlio soffre troppo: lo autorizza a tornare nelle terre del Nord, con una scorta. Sapendo che Vareni trascorre solo una parte dell’anno con la tribù, gli chiede di non allontanarsi troppo dagli accampamenti in cui i guerrieri del Nord si stabiliscono per la stagione della caccia e di fermarsi presso le tribù dell’Orso e del Lupo, i cui territori di caccia sono meno lontani dal regno e perciò meno esposti ai pericoli del Nord. 

Così alla fine dell’estate, Kralj si dirige a Nord e raggiunge gli accampamenti di caccia delle tribù del Lupo e dell’Orso. Dona ai sovrani alcuni gioielli d’oro, spade e asce affilate. I regali sono apprezzati e Kralj ottiene il diritto di cacciare nei territori delle tribù.

Il principe caccia da solo, lasciando all’accampamento la piccola scorta che il padre gli ha imposto. I soldati non possono disobbedire al principe, ma sono preoccupati: se succedesse qualche cosa all’erede, sarebbero puniti duramente per non essere stati al suo fianco.

Ogni tanto Kralj incontra i guerrieri delle tribù, che sono informati della sua presenza. Nel regno è abituato, in quanto principe ereditario, a essere trattato con grande deferenza. Questi uomini invece non mostrano nei suoi confronti nessun particolare riguardo: per loro è un guerriero, il cui valore dipende dal coraggio e dalla capacità di maneggiare un’arma. Solo i guerrieri del Leone di Montagna lo conoscono bene e ne apprezzano il valore, mentre quelli dell’Orso, del Lupo e delle altre tribù  non lo hanno mai visto combattere.

In diverse occasioni ha modo di vedere alcuni degli esseri che popolano le foreste del Nord. Di solito appaiono e scompaiono in un attimo, non appena si accorgono della sua presenza. Talvolta non fuggono, ma utilizzano i loro poteri.

Kralj si bagna spesso nei laghi e nei torrenti. Mentre nuota in un torrente, sulla riva appare una krilovil, che gli dà la schiena: per la statura e il viso sembra una ragazzina di dodici anni, ma ha il corpo perfettamente formato, un paio di ali trasparenti e le orecchie appuntite. Kralj è curioso: vorrebbe parlarle, per cui esce dall’acqua. La krilovil si volta, lo vede e lo guarda. Il principe cade a terra, addormentato. Quando si sveglia, non c’è traccia della krilovil.

Una sera incontra uno strano essere che si muove con grandi salti, su una gamba sola. È alto la metà di un uomo, ma ha una grossa testa. Quando vede Kralj, allarga la braccia e incomincia a girare su se stesso, vorticosamente.  Il principe lo guarda e gli sembra che tutto il bosco stia vorticando intorno a lui. Chiude gli occhi, perché ha la sensazione di cadere. Quando li riapre si ritrova steso a terra. L’essere è scomparso.

Un giorno, mentre insegue un cinghiale, incrocia un blud, che gli fa perdere completamente l’orientamento, per cui Kralj non riesce a tornare al suo accampamento. Solo dopo due giorni di vagabondaggio Kralj ritrova le tende e la sua scorta.

Qualche giorno dopo l’incontro con il blud, Kralj cammina nel bosco quando sente dietro di sé un rumore di fronde che si muovono e un grande orso si avventa su di lui. L’animale è ferito, ma non per questo meno pericoloso. Kralj si sottrae con un balzo alla sua furia, ma la zampata dell’orso gli lascia un segno sul braccio. Kralj attacca con la spada e riesce a colpire l’animale, uccidendolo.

Si pulisce la ferita a un vicino torrente, poi torna a esaminare la sua preda. Mentre guarda l’orso steso a terra, compare un guerriero. È chiaramente un uomo delle tribù. Questi lo fissa e dice:

- Così l’hai finito tu.

- Sì, mi ha assalito.

- Il primo colpo l’ho dato io e lo stavo inseguendo. La pelliccia spetta a me.

Kralj sa che questo è l’uso tra le tribù del Nord, per cui non obietta. D’altronde non caccia per le pellicce, ma per misurarsi con animali feroci. Per questo non caccia mai i cervi o le piccole prede, ma solo lupi, orsi, cinghiali e leoni di montagna.

- So che questo è l’uso. La pelliccia è tua.

- Non avresti dovuto ucciderlo. L’hai visto che era già ferito.

Kralj ride.

- Dovevo lasciarmi sbranare perché tu potessi finirlo? Ti ho detto che mi aveva assalito.

L’uomo annuisce. Poi guarda Kralj e dice:

- Sei un bel maschio. Ci sfidiamo? Se vinco te lo metto in culo. Se perdo me lo prendo in culo io e la pelliccia è tua.

Kralj rimane sorpreso. Sa che nelle tribù i maschi si sfidano spesso e che il guerriero battuto si offre al vincitore: gli uomini del Nord ritengono che il seme di un guerriero vigoroso ne trasmetta la forza. È però la prima volta che riceve una proposta diretta: quando era nel villaggio dello zio, nessuno lo aveva mai sfidato.

Da quando è arrivato in autunno non ha avuto molti contatti con gli uomini delle tribù: si è presentato con i suoi doni al re, ma poi ha sempre preferito cacciare da solo. Con i guerrieri che ha incontrato finora ha scambiato poche parole.

La franchezza di quest’uomo e il suo linguaggio brutale gli piacciono, gli sembrano più sinceri dell’ossequio degli uomini di corte. Ma non ha mai ricevuto una sfida di questo tipo e non ha mai avuto rapporti sessuali, nonostante il suo vigore. A volte viene la notte, mentre sogna, ma al risveglio non ricorda ciò che ha sognato. Più raramente, quando il bisogno è troppo forte, è la sua mano a dargli sollievo.

L’uomo coglie la sua esitazione e dice:

- Non ce li hai i coglioni per farlo, eh? Sei uno del regno, tu, non sei di queste parti, anche se devi essere un figlio di Lilith pure tu. Vi cagate addosso, voi, ad affrontare un guerriero.

Il giovane principe ritrova la voce e nella risposta non nasconde la sua irritazione:

- La tua proposta mi ha sorpreso, ma non mi tiro certo indietro. Non ho paura di te, né di nessun altro.

L’uomo ride, una risata cordiale.

- Bravo, bella risposta! Questo è avere i coglioni.

Kralj pensa che se vincerà, rinuncerà a prendere il doppio premio che il suo avversario gli offre. Se perderà, accetterà quello che la sfida comporta, per quanto l’idea lo turbi.

L’uomo aggiunge:

- Il mio nome è Slojeb e sono della tribù del Cinghiale.

- Io mi chiamo Kralj e, come hai capito, vengo dal regno. Come ci affrontiamo?

- Io ti ho sfidato, tocca a te scegliere. A mani nude, la spada o l’ascia?

Kralj esita. Sa di essere imbattibile con la spada e non vuole approfittarne. Con l’ascia il rischio di uccidere l’avversario anche senza volerlo è molto forte. Forse la lotta a mani nude è la scelta migliore.

- Per me va bene lottare a mani nude.

Slojeb ride.

- Paura di farti male, eh? Ma ti farà male il culo, dopo che ti avrò fottuto.

Nuovamente Kralj è irritato.

- Non ho paura. Se vuoi che proviamo con un’arma, per me va bene.

L’uomo ride di nuovo.

- Non ti arrabbiare, Kralj. Tra avversari ci si punzecchia sempre un po’.

Poi Slojeb incomincia a spogliarsi.

- Affrontiamoci nudi, così siamo già pronti per il… dopo.

Si toglie la camicia di lino, scoprendo un torace tanto muscoloso quanto villoso, e poi si abbassa i pantaloni, mettendo in mostra un grosso cazzo, che non è più del tutto a riposo.

- Muoviti a spogliarti. Te la fai sotto, adesso, che hai visto che cosa ti tocca prendere in culo?

Kralj scuote la testa e ride. Ha capito che nelle provocazioni di Slojeb non c’è cattiveria, né disprezzo.

- Non pensare che ti andrà meglio.

Anche Kralj è molto dotato, una caratteristica della sua stirpe. Slojeb lo guarda spogliarsi e quando il cazzo emerge dai pantaloni dice:

- Merda! Sarà meglio che vinca, altrimenti dovrò rinunciare a cacciare, perché il culo mi farà troppo male.

Poi ride, una risata fragorosa. È evidente che non ha paura di prenderselo in culo. L’idea invece turba alquanto Kralj, che non vuole tirarsi indietro, ma è a disagio all’idea di perdere ed essere inculato da questo guerriero alquanto dotato.

Ora sono pronti, uno davanti all’altro. Si muovono con cautela, attaccando senza troppo impeto, mirando a studiare l’avversario e le sue reazioni prima di dare davvero inizio alla lotta. Poi è Slojeb a lanciarsi su Kralj. Finiscono entrambi a terra, ma il principe riesce a non farsi bloccare. Lottano un buon momento, cercando di immobilizzare l’avversario. A un certo punto Slojeb sembra aver ottenuto il risultato desiderato: Kralj è stretto nella morsa delle braccia del suo avversario e non riesce a liberarsi. Il contatto tra i due corpi lo turba, il cazzo gli si irrigidisce e contro il ventre sente, ugualmente rigido, il cazzo di Slojeb. Gli sembra che gli manchino le forze.

- Mi sa che mi gusto il tuo culo, oggi, Kralj.

Il guerriero ride, ma Kralj si scrolla di dosso la debolezza e riesce a liberarsi dalla morsa e a scivolare via. Si alza e l’avversario lo imita. Ora si fronteggiano nuovamente in piedi. Slojeb si butta sulle gambe di Kralj e lo fa cadere, ma una ginocchiata lo prende al mento e lo stordisce. Il principe gli salta addosso e lo blocca. Slojeb ora è disteso a terra prono, Kralj è steso su di lui e gli impedisce di rialzarsi. Il guerriero si dibatte, ma si rende conto che non riuscirà a liberarsi.

- Ti arrendi?

Slojeb annuisce.

- Non ho altra scelta. Perdo la pelle dell’orso e avrò male al culo per un po’.

Kralj aveva intenzione di rinunciare al premio, ma il contatto con questo corpo caldo ha acceso il suo desiderio. No, non ha motivo per non prendersi ciò che ha vinto nella lotta. Desidera provare ciò che non ha mai fatto e quest’uomo non ha paura di offrirglisi. E poi è stato Slojeb a proporre la sfida: potrebbe offendersi se Kralj rifiutasse di prendersi il premio.

Kralj non sa bene come muoversi. Non ha mai posseduto un uomo. Chiede:

- Come vuoi metterti?

- Ti va bene se mi metto a quattro zampe? Dovrei riuscire a reggere meglio la tua arma.

- Benissimo.

Slojeb si mette a quattro zampe, le forti braccia e le gambe piantate nel terreno. Kralj guarda il culo che gli si offre: grosso e muscoloso, alquanto peloso, come per tutti i figli di Lilith. Il cazzo è già teso e Kralj lo avvicina all’apertura.

Slojeb dice:

- Inumidisci un po’, altrimenti non ce la faccio.

Kralj si sputa sulla mano e inumidisce la cappella. Poi sputa sul solco e sparge un po’ di saliva intorno al buco. Sputa ancora e introduce un dito bagnato di saliva nell’apertura. Quando lo ritira, Slojeb ride e dice:

- Speravo che fosse il tuo cazzo, ma doveva essere solo un dito.

- È così.

Kralj arretra leggermente, con la mano dirige il cazzo verso l’apertura, preme e lentamente entra. Slojeb geme.

Kralj spinge, muovendosi prima con molta cautela e poi più deciso. Sente che Slojeb si tende: gli sta facendo male, evidentemente. Kralj allora riprende a muoversi lentamente, facendo affondare il cazzo ben dentro il culo di Slojeb e poi ritraendolo, piano. Slojeb geme di nuovo.

Kralj procede a lungo, fino a che il desiderio è troppo forte e prende a spingere più forte. Il piacere diventa sempre più intenso e infine il principe viene, con un grido strozzato.

Slojeb geme. Kralj gli passa le braccia intorno alla vita e trova il cazzo di Slojeb, gonfio di sangue. Lo afferra, senza delicatezza, e incomincia a muovere la mano rapidamente. Slojeb sussulta. Chiude gli occhi e lascia che la mano di Kralj lavori, mentre il cazzo si tende ancora di più. In culo sente ancora la massa calda, ora meno rigida e meno grande.

La tensione cresce. Slojeb geme, questa volta più forte. Infine il piacere esplode e il seme schizza in avanti.

Slojeb chiude gli occhi e si lascia scivolare a terra. Kralj rimane su di lui e dentro di lui.

Ancora disteso, Slojeb gli dice:

- Grazie, Kralj, per avermi fatto venire. Da noi non si usa. Ma una buona sega fa sempre piacere.

Ride. Kralj rimane in silenzio. Ciò che ha fatto gli è piaciuto, molto, ma lo ha profondamente turbato.

Dopo un po’ Kralj si alza. Slojeb lo imita, ma gli sfugge un gemito.

- Merda, Kralj! Non conviene sfidarti.

- Se avessi vinto tu, credo che non starei meglio di come stai tu ora. Mi spiace per il tuo male al culo.

Slojeb ride di nuovo, la sua risata franca e allegra.

- Passerà, non è un gran problema. Certo che sei fortissimo. Spero che un po’ della tua forza sia passata a me con il tuo sborro.

- Su questo non so che cosa dirti. Conosco questa credenza, ma non so se corrisponde al vero.

- Non lo so neanch’io, ma è comunque una buona scusa per divertirsi un po’ tra maschi…

Ride. Parlano ancora un momento, poi Kralj dice:

- La pelle dell’orso te la lascio: l’hai colpito tu per primo. E per la sfida il tuo culo è stato un premio più che sufficiente.

Slojeb pare perplesso.

- Perché non vuoi la pelle?

- Non caccio per le pelli. Caccio per misurarmi con gli animali feroci.

- Va bene, allora ti ringrazio.

Slojeb tace un momento, poi aggiunge:

- Vuoi venire con me, al nostro accampamento? Se vuoi misurarti con altri guerrieri, lì ne troverai diversi molto forti.

Ride e poi conclude:

- Avrai modo di gustare diversi culi. E magari anche qualche cazzo.

- Perché no?

L’idea che qualcuno potrebbe vincerlo e incularlo turba Kralj, ma ha voglia di misurarsi con i forti guerrieri del Nord, questi uomini indomiti da cui discende la sua stessa stirpe.

Slojeb scuoia l’orso. Kralj l’osserva. Ammira la precisione con cui muove il coltello e l’efficacia dei suoi gesti. Quando ha finito, si mettono in marcia e raggiungono l’accampamento: la tribù del cinghiale vive più a Nord, ma ha dei terreni di caccia nell’area vicina al confine e in autunno gli uomini vi stabiliscono alcuni accampamenti per la stagione della caccia.

I guerrieri fanno apprezzamenti nei confronti di Slojeb, che ha ucciso un magnifico orso, poi qualcuno chiede:

- E chi è questo guerriero che ti accompagna?

- Lui è Kralj, che caccia in queste terre con l’autorizzazione dei re. Ha finito l’orso che io avevo ferito e poi… ho fatto l’errore di sfidarlo. Ho ancora un male cane al culo.

Tutti ridono. Kralj è stupito della franchezza di Slojeb, che ha raccontato la sua sconfitta senza mostrare vergogna.

- Come vi siete affrontati?

- A mani nude.

Uno dei guerrieri guarda Kralj e gli dice:

- Sei molto giovane, ma se hai battuto Slojeb, devi essere davvero forte. Mi piacerebbe sfidarti con la spada, se è un’arma che usi volentieri.

Kralj sorride:

- Ho imparato a servirmi della spada da bambino e per me sarà un onore battermi con te. Sei di certo un avversario temibile.

 

Il mattino dopo Kralj affronta il guerriero, che è molto bravo, ma viene sconfitto. Gli uomini della tribù rimangono molto stupiti nel vedere che il nuovo arrivato ha ragione senza grosse difficoltà di uno dei guerrieri più forti della tribù.

Lo sconfitto si inchina di fronte a Kralj, poi gli offre uno splendido pugnale:

-Ti prego di accettare questo dono. È la prima volta che un avversario mi batte con tanta facilità: per quanto ti credessi forte, ti sottovalutavo. Il mio culo ti spetta, ma mi farebbe piacere che tu prendessi anche quest’arma.

Kralj non vuole rifiutare l’arma che gli viene offerta, per non apparire scortese.

- Ti ringrazio del dono. E gusterò volentieri il tuo culo.

Kralj è ben contento di scopare nuovamente. Ora che ha scoperto il piacere che gli dà possedere un maschio forte, desidera ripetere l’esperienza il più spesso possibile.

Nei giorni successivi altri guerrieri sfidano Kralj, anche se diventa presto evidente che nessuno è in grado di batterlo. Ma a questi maschi vigorosi piace misurarsi con un avversario molto forte. E nessuno di loro ha paura di essere posseduto, neanche quelli che sono abituati ad avere la meglio.

Un giorno un guerriero che ha battuto per la seconda volta gli propone di usare la bocca per farlo venire. Kralj ha sentito qualche volta gli uomini della tribù parlare di questo tipo di rapporti: tra maschi non esiste nessun pudore e in generale gli uomini del Cinghiale parlano volentieri di sesso. Di fatto, è il loro argomento preferito. Non ne parlano soltanto: scopano spesso e volentieri, senza nascondersi. D’altronde sono tutti maschi vigorosi e non ci sono donne nell’accampamento autunnale.

Kralj accetta e per la prima volta un uomo si inginocchia davanti a lui e prende in bocca il suo cazzo. Il guerriero ci sa fare e Kralj sente il piacere crescere, mentre il suo cazzo si irrigidisce e le mani dell’uomo gli stringono il culo.

Il guerriero lavora a lungo, fino a che il piacere di Kralj esplode. L’uomo beve ogni goccia, poi lascia la sua preda e dice:

- Hai un gran bel cazzo e un bellissimo culo. Il cazzo l’ho gustato. Mi spiace non riuscire a gustare il tuo culo, ma sei troppo forte.

Kralj scuote la testa. Si chiede se un giorno qualcuno lo inculerà. Non sa che cosa si prova. Agli uomini del Cinghiale sembra piacere.

Kralj sta benissimo con loro e non bada al trascorrere del tempo: misurarsi con guerrieri valorosi, cacciare, scopare, che altro può desiderare dalla vita? Dopo alcune settimane però, giungono gli uomini della sua scorta, che sono riusciti a scoprire dove si trova.

L’ufficiale che li guida s’inchina davanti al principe e gli dice:

- Perdona se non siamo rimasti all’accampamento dove ci avevi ordinato di rimanere. Avevi detto che saresti stato via pochi giorni ed è ormai passato un mese. Eravamo tutti molto preoccupati. Ho preso l’iniziativa di trasgredire ai tuoi ordini, per cui, se ritieni che questo meriti una punizione, che essa ricada su di me.

Kralj non ha nessuna intenzione di punire l’ufficiale. Si rende conto che la sua assenza prolungata ha messo in seria difficoltà i suoi uomini, che hanno ricevuto dal re l’ordine di vegliare su di lui, proteggendolo dai pericoli.

Sa che ormai è quasi ora di rientrare alla capitale. Non lo fa volentieri: preferirebbe rimanere tra i guerrieri del Cinghiale, ma anche loro tra non molto smonteranno l’accampamento e raggiungeranno i loro villaggi.

Kralj si accomiata dai guerrieri con cui ha condiviso la caccia e il letto. Lascia la tribù e, dopo qualche giorno speso ancora a vagare e cacciare da solo nelle terre del Nord, fa ritorno a Nocigranica con gli uomini della scorta. Ormai l’autunno è alla fine e la neve ha imbiancato i monti.

Il periodo trascorso lo ha cambiato profondamente. Non solo è diventato un guerriero più forte e più esperto nella lotta, ma ha acquisito coscienza del proprio valore. E l’incontro con Slojeb e poi con altri guerrieri gli ha rivelato ciò che in parte sospettava: ha conosciuto il piacere che dà il possedere un maschio vigoroso e ora sa che è quello che desidera.

Rientrato nella capitale, continua a esercitarsi con le armi, ma nessuno è in grado di batterlo. Anche i più forti sono costretti ad arrendersi. Affronta spesso i guerrieri della guardia personale del re, ma l’unico che riesce a tenergli testa è il giovane Samohrab, a cui lo lega una profonda amicizia. I loro duelli si concludono perlopiù senza vincitore: non volendo certo ferirsi o uccidersi, i due contendenti non possono colpirsi e non riescono ad avere la meglio l’uno sull’altro.

 

A Sjevredava Kralj per alcuni mesi non ha rapporti con nessuno. Nella capitale non è usuale che un guerriero sconfitto si offra al vincitore. Qualcuno forse accetterebbe di essere posseduto, se il principe glielo chiedesse, ma Kralj non vuole approfittare della sua posizione. Tra i giovani servitori, qualcuno non nasconde l’attrazione che prova per il suo vigoroso signore, ma Kralj non è interessati ai ragazzi: ormai si considera un uomo e si interessa ad altri uomini. Potrebbe prendersi uno schiavo, ma non gli piacerebbe possedere un maschio che gli si dà solo perché non è libero.

Dopo alcuni mesi di rapporti frequenti e soddisfacenti, l’astinenza a cui era abituato prima dell’autunno gli pesa moltissimo.

Kralj ottiene dal padre l’autorizzazione a prendere lezioni di lotta. Sa di essere già molto forte, ma preferisce non rimanere senza esercitarsi per molti mesi.

Il maestro di lotta si chiama Majstor e viene dal Nord. È chiaramente un figlio di Lilith, massiccio e fortissimo. È un ottimo maestro e un avversario formidabile: Kralj si rende conto che in uno scontro con lui avrebbe la peggio. Scoprirsi in condizione di netta inferiorità lo stimola a impegnarsi moltissimo. Fa rapidamente progressi e Majstor lo loda, ma Kralj sa che il maestro rimane molto più forte di lui: c’è tra Majstor e lui la stessa distanza che nell’uso della spada c’è tra lui e gli altri guerrieri.

Dopo le lezioni chiacchierano un po’. Majstor ha viaggiato molto, ha visitato tutti e sette i regni e si è spinto oltre i confini delle terre abitate dai figli di Eva. Kralj gli chiede di parlargli delle regioni e dei popoli che non conosce e Majstor racconta. Non si sottrae a nessuna domanda. Parla dei luoghi che ha visitato, delle creature dei boschi che ha imparato a conoscere, di altri esseri che nelle terre del Nord non si trovano, dei nove popoli dei figli di Adamo.

Racconta anche le esperienze fatte nei suoi viaggi e Kralj ascolta e chiede, affascinato da quest’uomo che sembra conoscere i Sette Regni e le terre oltre i confini meglio di chiunque altro.

 

Talvolta nell’impeto della lotta Kralj si fa male: un movimento brusco provoca la tensione eccessiva di un muscolo o di un’articolazione.

Majstor lo fa stendere e massaggia la parte dolorante con le sue abili mani, qualche volta spalmando anche una crema vegetale che lenisce il dolore.

Un giorno Kralj finisce la lezione con la schiena dolorante: cercando di bloccare il maestro ha fatto un movimento sbagliato. Majstor lo fa spogliare e gli massaggia la schiena, dal collo al culo. È una sensazione piacevole. Il dolore si attenua e svanisce.

Kralj si sente bene sotto il tocco capace di queste mani.

Mentre si riveste, dice:

- È stato molto bello.

- Un buon massaggio è sempre piacevole dopo uno sforzo fisico. Ogni sera il mio servitore mi massaggia.

- Ho sentito parlare di massaggi, ma da noi non è usuale.

- Neanche nelle terre da cui provengo io, ma non occorre che te lo dica: tu le conosci, principe. Ho imparato l’arte dei massaggi a Usredava: nel regno di Usredkral molti amano i massaggi.

- Tu ci sai fare. Vedo che riesci a eliminare o almeno ridurre il dolore quando mi faccio male. E il massaggio di oggi è stato molto piacevole. Non solo per ridurre il dolore.

- Ci sono molti tipi di massaggi. Alcuni servono per curare, altri servono soprattutto per stare bene. O per il piacere.

- Il piacere?

- Sì, i massaggi sono usati anche per il piacere.

- Intendi dire…

- Il piacere della carne, principe. Quello che un maschio prova quando ha un rapporto o quando è la sua mano a dargli soddisfazione.

Kralj è stupito. Gli sfugge:

- Ma… tu sai fare questi massaggi?

Appena ha formulato la domanda, Kralj se ne pente: gli appare indiscreta. Aggiunge subito:

- Scusa…

Majstor sorride:

- Ho imparato anche questi massaggi, che mi piace ricevere, ma anche fare.

Kralj vorrebbe provare, ma gli sembra che sia una richiesta sconveniente da fare al suo maestro. Majstor però ha colto, per cui gli dice:

- Se un giorno vorrai provare, possiamo farlo.

Kralj lo guarda, incerto. Chiede:

- Davvero non ti pesa?

- E perché mai dovrebbe?

- Allora domani me ne farai uno.

Il giorno dopo, al termine della lezione, Kralj si lava, poi si stende supino su una stuoia, ma Majstor gli dice:

- Cominciamo dalla schiena. Girati.

Kralj si mette sulla pancia. Majstor si toglie la tunica. Poi si unge le mani d’olio e le strofina una contro l’altra. Quando è pronto incomincia a passarle sulla schiena di Kralj, dal collo al culo. Le sue mani percorrono il corpo, con movimenti ora lenti ora più veloci, premendo o sfiorando appena, dando piccoli colpi.

La sensazione è molto piacevole. Dal culo le mani scendono lungo le gambe, le avvolgono in una carezza, le frizionano decise, tracciano cerchi più o meno ampi, poi risalgono fino a ritornare al culo, dove indugiano a lungo. Kralj sente che il cazzo gli si tende. Si dice che è davvero bello. Le dita scorrono sul solco, più volte, poi i pollici stuzzicano l’apertura. Kralj geme di piacere. Ha il cazzo duro come la lama di una spada.

Le mani scendono, indugiano a lungo nell’area tra il buco del culo e i coglioni, dove si trova uno dei segni a stella. Kralj geme di nuovo. Poi le mani Majstor riprendono a passare lungo la schiena, le gambe e le braccia, ritornano al culo e stringono con forza, danno piccoli colpi, scivolano ancora sul solco.

Majstor si ferma.

- Voltati, principe.

Kralj si volta. Il cazzo è una pietra. Majstor si versa di nuovo un po’ d’olio sulle mani e riprende a passarle sul corpo di Kralj. Majstor accarezza le braccia, le gambe, il torace villoso, il ventre. Le mani sfiorano spesso il cazzo, stuzzicano i coglioni. Kralj è sul punto di venire.

Il movimento delle mani si ferma, poi riprende, ma questa volta senza più avvicinarsi al cazzo. Majstor passa dietro la testa di Kralj e gli accarezza il collo e le guance, poi si china in avanti su Kralj, che può vedere il corpo che incombe su di lui. Majstor fa scivolare le mani fino al ventre, ma non tocca il cazzo, teso allo spasimo.

Poi Majstor si alza, passa davanti, sposta le gambe di Kralj, aprendole, e si inginocchia. Le sue mani riprendono a scorrere sul torace e sul ventre di Kralj, fino al sesso. Kralj sente che il piacere sta per esplodere. Le dita di Majstor avvolgono il cazzo e i coglioni di Kralj, poi una mano accarezza con un movimento rotatorio il cazzo, mentre l’altra si infila dietro i coglioni e stuzzica il buco del culo. Kralj sente l’ondata del piacere travolgerlo. Geme, mentre un orgasmo violento lo scuote.

Il maestro lo accarezza ancora, poi passa dietro di lui, gli solleva il capo e lo poggia sulle sue gambe, mentre le sue dita scivolano sul viso del principe.

Tutto il massaggio si è svolto in assoluto silenzio. Solo un buon momento dopo la conclusione, Majstor parla:

- Com’è stato, principe?

- Bellissimo.

Per Kralj è stata un’esperienza molto intensa, che lo ha completamente appagato. Perciò vuole saperne di più. Dopo essersi messo a sedere, chiede dove e da chi Majstor ha imparato.

Il maestro risponde. A un certo punto dice:

- Ci sono molti modi di praticare questi massaggi. Dipendono dalle esigenze di ciascuno, ma anche dalle sue esperienze.

- Che cosa intendi dire?

- Tu non hai mai accolto il membro di un uomo dalla porta posteriore, per cui ho lavorato solo in superficie.

Kralj non sa come il maestro abbia capito che non è mai stato posseduto. Probabilmente l’ha capito dalla reazione del suo corpo quando ha massaggiato l’anello di carne.

Nelle settimane seguenti, Kralj si fa massaggiare alcune altre volte. Non lo chiede con frequenza, per quanto gli piaccia molto e gli permetta di ridurre la tensione: non vuole che Majstor si faccia una cattiva opinione di lui.

Le lezioni di lotta continuano regolarmente. Kralj diventa sempre più bravo e riesce a resistere più a lungo a Majstor, ma questi finisce sempre per vincerlo.

Un giorno Kralj dice:

- Nelle tribù del Nord, almeno in alcune, i guerrieri si sfidano e il vincitore possiede lo sconfitto. Non so se vale per tutte.

- È un uso frequente, soprattutto presso alcune, come quella del Cinghiale e quella dell’Orso. Anche le tribù che vivono oltre i confini orientali di Istokrali e in diversi altri luoghi hanno lo stesso uso. D’altronde il guerriero sconfitto in battaglia diventa schiavo e può essere usato anche per il piacere.

Forse, se Majstor gli avesse fatto un massaggio da poco, Kralj non direbbe nulla, ma il desiderio preme.

- Ho lottato spesso, prendendomi il mio premio. Affrontare un avversario sapendo di mettere in gioco il culo è una bella sfida.

Majstor lo guarda un attimo senza parlare, poi dice:

- Lo è, senza dubbio.

- Tu l’hai mai fatto?

- Sì, diverse volte.

- E hai sempre vinto, suppongo.

- Che maestro sarei, altrimenti? Ma anche tu hai sempre vinto.

- Fino a che ho incontrato te, sì.

Sanno entrambi benissimo che Kralj, per quanto forte, non è ancora in grado di battere il maestro.

- Nelle nostre lotte non abbiamo mai messo in palio nulla.

- Non sarebbe corretto da parte mia, visto che ti do lezioni.

- Ma se lo proponessi io…

C’è un momento di silenzio, poi Majstor dice:

- Se un giorno vorrai provare, potremo farlo. Ma ti avviso che io lotterò con tutte le mie forze, come sempre.

- Così farò anch’io.

 

Il giorno dopo Kralj propone la sfida. Il maestro non si sottrae.

Majstor si cala i pantaloni. Kralj gli guarda il cazzo. Lo ha già visto, quando si lavano dopo le lezioni e qualche volta quando svuotano la vescica prima degli incontri. Ora però sa che gli entrerà in culo, anche se intende lottare per impedirlo. Lo guarda in modo diverso. È grosso, non particolarmente lungo, ma alquanto voluminoso.

Mentre si spoglia, Kralj si rende conto, con stupore, che il cazzo gli si sta irrigidendo: l’idea di essere inculato lo eccita.

Quando sono pronti si mettono in posizione. Kralj si scaglia su Majstor, che cerca di evitarlo, riuscendoci solo in parte. Finiscono entrambi a terra. Kralj riesce a impedire al maestro di bloccarlo e lo manda a gambe all’aria, ma prima che sia riuscito a saltargli addosso, Majstor si è già sottratto. Kralj si getta di nuovo su di lui e rotolano insieme; per un momento gli sembra di essere riuscito a immobilizzarlo, ma Majstor sguscia nuovamente via, sottraendosi alla stretta, poi si scaglia su di lui e lo fa cadere. Kralj si rialza prima di essere bloccato. Sono di nuovo uno di fronte all’altro, chinati in avanti.

Kralj sorride e dice:

- Intendo difendere il mio culo!

Ma mentre lo dice, è turbato.

- Fai bene.

Si avvinghiano ancora, poi si staccano e si guardano. Lo stringersi dei corpi ha attizzato il desiderio: i loro cazzi hanno drizzato il capo. La lotta prosegue, si stringono e si separano, si avviluppano l’uno all’altro, per poi lanciarsi lontano.

E infine Majstor si lancia su Kralj e quando rotolano a terra, riesce a bloccarlo a pancia in giù. Con le ginocchia puntate a terra, gli tiene un braccio dietro la schiena e con la mano gli preme la testa contro il suolo. La presa è troppo salda perché Kralj possa liberarsi.

- Hai vinto, Majstor.

Kralj pensa che ora il maestro lo inculerà. Il pensiero lo spaventa e insieme lo eccita.

Majstor lo libera e si siede di fianco a lui. Poi lo volta sulla schiena e le sue dita indugiano sul petto, accarezzando il torace e stringendo con forza i capezzoli, scivolando nella peluria folta, sulla pelle bagnata di sudore. Kralj chiude gli occhi e si abbandona completamente a queste sensazioni così intense. Majstor lo accarezza a lungo. Le sue mani scendono fino al cazzo, come in un massaggio, e poi risalgono. Con un movimento brusco, il maestro lo volta, mettendolo prono e gli accarezza la schiena, poi si inginocchia, si china in avanti e incomincia a mordicchiargli il culo. Morsi ora leggeri, ora più decisi. La sua lingua si infila tra le natiche, lungo il solco, fino al buco, che stuzzica e accarezza. Infine sono le dita che incominciano a giocare con l’apertura, prima in superficie, poi spingendosi dentro, uscendo, ritornando ad avanzare, mentre l’altra mano stringe delicatamente le palle, le accarezza, percorre il cazzo e risale lungo il ventre. Kralj geme, mentre il piacere sale, sempre più forte. Si dice che se Majstor continua così, verrà.

Kralj volta la testa e guarda il grande cazzo che tra poco gli entrerà in culo. Per un attimo prova l’impulso di sottrarsi, ma sa che desidera essere penetrato. Majstor si stende su di lui. È pesante e al giovane piace sentire il suo peso, gli piace la sensazione di essere prigioniero di questo corpo forte. Poi Majstor si stacca, gli allarga le gambe e nuovamente la sua lingua scorre lungo il solco.

- Sei pronto, Kralj?

- Sì.

Majstor passa ancora una volta la sua lingua tra i fianchi di Kralj, giocherella un po’ con le dita, stuzzicando ancora l’apertura, e infine il giovane sente la pressione della cappella che entra dentro il suo culo. Majstor si muove con lentezza, dandogli il tempo di abituarsi. Kralj aveva paura di provare dolore, ma l’ingresso è avvenuto molto dolcemente e la sensazione di questo cazzo dentro il suo culo è splendida e solo leggermente dolorosa. Majstor si muove lentamente, a lungo, avanti e indietro, mentre le sue mani ancora accarezzano il viso e le spalle di Kralj, gli stringono il culo.

- Tutto bene?

- Sì.

Majstor avanza ancora. La sensazione di dolore cresce, ma il piacere domina.

A lungo Majstor procede e il piacere sale dal culo di Kralj, più forte del dolore, facendolo gemere senza ritegno. E quando infine Majstor spinge con più forza, Kralj sente il piacere esplodere, violentissimo. Kralj grida. Dopo una rapida successione di spinte il seme di Majstor si riversa nel culo di Kralj.

È stato bello, molto bello. Rimangono così, Majstor steso su Kralj, il cazzo ancora nel culo del giovane, mentre la sua mano lo accarezza.

- Non pensavo di provare piacere mentre tu… mi prendevi.

- Per alcuni è così. Ti sarà capitato anche con i guerrieri del Nord.

- Sì, diverse volte. Alcuni venivano mentre io li prendevo.

- Può dare molto piacere. Può anche essere molto doloroso.

- Dolore c’è. Il culo mi fa male, non poco. Ma è stato bello lo stesso.

 

Majstor parte a primavera. Kralj è diventato un lottatore fortissimo e più volte lo ha messo in difficoltà, ma non è mai riuscito a batterlo. E Kralj si è abituato a essere penetrato, provando ogni volte un piacere intenso, non meno forte di quello che prova inculando un maschio vigoroso.

 

 

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