Brutti

Tra i tanti personaggi dei racconti e dei romanzi ci sono anche diversi uomini brutti, talvolta solo con un viso sgradevole (magari perché sfregiato), talvolta con un corpo sgraziato. La bruttezza, come la bellezza, è comunque alquanto soggettiva e in diversi testi uomini brutti si rivelano molto belli dentro.

 

Quando infine arriva nello spiazzo dove il fuoco arde, l’uomo alza il viso e guarda verso di lui. Alla luce del fuoco, Samohrab può vederlo. Un corpo forte, un viso non bello, incorniciato dai capelli scuri e ricci e dalla folta barba. Samohrab prova un’istintiva diffidenza, forse per la bruttezza dell’uomo, forse per le parole di Valikurac.

 

 

 

 

 

 

 

- Tu che te ne intendi di farmaci, ne conosci qualcuno che possa trasformare un uomo brutto come la morte in un bel maschio?

Muskinoc lo guarda perplesso, poi risponde:

- No. Non conosco farmaci di questo tipo.

- Ma come faccio a fare una dichiarazione d’amore con questa faccia?

Muskinoc ha intuito. Il suo cuore accelera i battiti.

- Pensi che cambierebbe qualche cosa? Hai così poca stima dell’uomo che ami?

- No, ma vorrei avere qualche cosa di più da offrire.

Muskinoc scuote la testa. C’è di nuovo un leggero tremito. Forse lo stare male gli impedisce di controllare pienamente le reazioni del suo corpo.

- Conta così tanto la bellezza del corpo per voi figli di Eva?

Dvoboposte scuote la testa.

- Sei troppo serio, Muskinoc. Non ti ho mai visto ridere, ridere davvero.

 

 

 

 

 

Dopo un momento un uomo si mette di fianco a lui. Hanniba’al ne avverte il forte odore di sudore e volta la testa. L’uomo deve avere più o meno la sua età e indossa soltanto un tessuto attorno ai fianchi. Dev’essere un artigiano che ha appena interrotto il lavoro, perché sul petto scorrono piccoli rivoli e sulla fronte l’uomo ha una striscia completamente inzuppata, che evidentemente serve per impedire che il sudore gli coli negli occhi. Le dita delle mani sono nere.

L’uomo non è alto ed è massiccio, con braccia e gambe forti e il ventre prominente. I capelli, la barba e la fitta peluria che copre il corpo sono di un biondo rossiccio. Il viso è sfregiato da due cicatrici: una sulla guancia destra, dall’orecchio alla bocca, l’altra sulla sinistra, dall’occhio al mento. Il lobo dell’orecchio destro è stato reciso. Il volto deturpato, il forte odore, la sporcizia, tutto contribuisce a rendere quest’uomo repellente e Hanniba’al prova l’impulso di scostarsi, ma lo domina.

 

 

 

 

 

- Lei balla benissimo, duca. Ed è un piacere danzare con un cavaliere esperto.

Ruggero non insiste: non vuole dare l’impressione di cercare complimenti. È davvero un cavaliere eccellente, perché ha imparato da giovane e ha un buon orecchio musicale, ma non è certamente un bell’uomo: è un Ercole, ma è sgraziato e tanto irsuto da essersi guadagnato il soprannome di gorilla già ai tempi della scuola. Anche il viso non è certo attraente. Difficile immaginare che una giovane donna veda in lui un bel cavaliere.

 

 

 

 

 

 

Si sfilò il cappuccio che gli copriva il volto. Nikolaj emise un gemito. Il lato destro della faccia era completamente sfigurato: non vi era più pelle e la carne era percorsa da segni bluastri dal mento alla sommità del capo, perché non c’erano capelli, né barba, né baffi, neppure l’occhio aveva ciglia o sopracciglia. Era davvero una visione infernale.

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A Damasco Mufeed ha venduto tutte le sue merci e ha realizzato un buon guadagno: Allah è stato generoso con lui. Con il denaro ricavato, ha comprato anche due schiavi. Uno è un ragazzo giovane, un cristiano. Lavorava al bordello di Abdallah, ma è stato sfigurato dall’olio di vetriolo: ha perso un occhio e tutta la parte destra del viso è devastata. Anche sul lato sinistro ci sono alcune lesioni. Di certo non può più lavorare in un bordello. Ma neanche in casa: chi vorrebbe uno schiavo così brutto da vedere? Mufeed l’ha ottenuto per poco: sembra abbastanza forte e può lavorare nei campi o nelle miniere.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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