II – Scusa, Mauro

Primo movimento: pagine di diario

 

Immagine2C.jpg

 

1988

3 gennaio

Balla balla ballerino

tutta la notte e al mattino non fermarti,

balla su una tavola tra due montagne

e se balli sulle onde del mare io ti vengo a guardare.

Prendi il cielo con le mani

vola in alto più degli aeroplani

non fermarti

sono pochi gli anni, forse sono solo giorni

e stan finendo tutti in fretta

e in fila non ce n'è uno che ritorni

allora balla non aver paura

se la notte è fredda e scura

non pensare

alla pistola che hai puntato

contro balla alla luce di mille sigarette e di una luna

che t'illumina a giorno

balla al mistero

in questo mondo che brucia

in fretta quello che ieri era vero,

dammi retta non sarà vero domani,

ferma con quelle tue mani

il treno palermo-francoforte

per la mia commozione c'è un ragazzo al finestrino,

gli occhi verdi che sembrano di vetro,

corri e ferma quel treno, fallo tornare indietro...

balla anche per tutti i violenti

veloci di mano e coi coltelli e accidenti!

Se capissero vedendoti ballare

di essere morti da sempre anche se possono respirare.

vola e balla sul cuore malato,

illuso, sconfitto, poi abbandonato

senza amore

dall'uomo che confonde la luna con il sole

senza avere coltelli in mano ma nel suo povero cuore

allora vieni angelo benedetto,

prova a mettere i piedi sul suo petto

e stancarti

a ballare al ritmo del motore

e alle grandi parole di una canzone,

canzone d'amore

ecco il mistero,

sotto il cielo di ferro e di gesso

l'uomo riesce ad amare lo stesso

e ama davvero senza nessuna certezza,

che commozione, che tenerezza...

 

Voglio cominciare questo diario così, con questa canzone. È bella questa canzone, Lucio Dalla è un grande. Ma non voglio parlare di Lucio, voglio parlare del mio nuovo compagno di scuola. Si chiama Mauro. Viene da Novara. È di Biella, ma ha dovuto trasferirsi, prima a Novara, poi a Torino, perché suo padre è morto. Nei primi mesi di scuola non è che abbiamo parlato molto, lui stava sulle sue, non legava con nessuno. Io lo guardavo. Ha occhi azzurri e uno sguardo triste. È alto, forte, con le spalle larghe: un fisico di atleta, non come me. Non osavo avvicinarmi.

Ma sei stato tu ad avvicinarti, Mauro. Mi hai dato una mano con la matematica. Ho sempre avuto qualche problema con la matematica, un po’ colpa di quella stronza della prof., che ce l’ha con me. Ma non voglio parlare di lei, non vale proprio la pena.

Grazie, Mauro.

E oggi, mentre mi aiutava a fare i compiti, le nostre mani si sono sfiorate e lui ha stretto la mia, sorridendo. Hai un bel sorriso, Mauro.

Volevo baciarlo, ma la porta era aperta e c’era mia madre nell’altra stanza. Non osavo. Non lo facevo neanche se eravamo soli. Non abbiamo fatto altro. Abbiamo finito i compiti e poi lui è tornato a casa sua. Mi ha salutato sorridendo.

E adesso sono qui che penso a lui. Ti sto pensando, Mauro. Tu mi stai pensando? Sì, dev’essere così. Tu mi stai pensando, come io ti sto pensando.

Quando è andato via, volevo chiedergli se ci vedevamo. Ma non ho osato. Ci vedremo a scuola, quando riapre, mancano solo tre giorni alla fine delle vacanze. Per la prima volta in vita mia, ritorno volentieri a scuola.

Mauro non è in vacanza: di giorno lui lavora. Fa il serale perché lavora. Lui non è come me. Lui è pulito. Lui è un bravo ragazzo. Ma mi ha sorriso e mi ha stretto la mano. Mi hai sorriso, Mauro. Una luce si è accesa. Quest’inverno non è più così buio.

 

5 gennaio

Mauro ha telefonato. Mi ha chiesto se ho voglia di uscire nel pomeriggio sul tardi. Lui stacca alle sei. Ha detto che se mi va possiamo fare un giro al Valentino. Se mi va? Se mi va? Con Mauro anche a tuffarmi nel Po, come quei pazzi degli orsi polari. Con lui farei tutto. E anche di più. Tutto, ma tutto, tutto, tutto, tutto, tutto TUTTO TUTTO TUTTO

Quando ho riattaccato, avevo la mano che tremava. Trema ancora. Faccio fatica a scrivere.

È un bel nome, Mauro. Chissà che cosa significa? Fabrizio è un nome latino, me l’ha detto un giorno Gianni.

 

Notte

Siamo stati due ore insieme. Abbiamo camminato. Faceva freddo, al Valentino, un freddo porco. Ed era buio. Ma vicino a Mauro non sentivo il freddo. E poi, in un posto riparato, dove nessuno poteva vederci, lui si è fermato e mi ha chiesto se poteva baciarmi. Capisci? Mi ha chiesto se poteva baciarmi. Mi mancava il respiro, quasi non riuscivo a rispondergli. Cazzo! Se poteva baciarmi?!

Non sono riuscito a dirgli di sì. Ho solo fatto di sì con la testa, mentre lo tenevo stretto.

È stato dolcissimo e, davvero, ho sentito le campane, gli uccellini che cinguettavano. Gli ho detto che lo desidero. Non il bacio, lui.

Mi ha detto che anche lui mi desidera.

Quando sono tornato a casa non riuscivo a credere che era successo davvero, che Mauro mi ha baciato, che mi ha detto che mi desidera. Mauro. Mauro Mauro Mauro MAURO MAURO MAURO MAURO

Dobbiamo trovare un posto. Al Valentino no, fa troppo freddo per stare all’aperto. E poi non è sicuro, potrebbe arrivare qualcuno. La macchina non l’abbiamo, né io né lui. A casa sua c’è sua madre, a casa mia ci sono i miei e mia sorella. Ma Mauro ha detto che un modo lo troveremo, che adesso l’importante era questo: dirci che ci vogliamo bene.

È vero, è vero. L’importante è che lui mi vuole bene. Ma io voglio stringerlo, abbracciarlo, baciarlo. Voglio… lo sai che cosa voglio, vero, Mauro? Lo sai e lo farai…

Questa sera però, in camera… Penserò a te, Mauro. Penserò che mi abbracci, che mi stringi, che mi baci, che mi…

Devo nascondere bene il diario. Se lo trova Rebecca, di sicuro si metterà a leggerlo. È una ficcanaso terribile. Lo sai che sei una ficcanaso, Rebecca? Dovresti imparare a farti i cazzi tuoi.

Questo diario non deve leggerlo nessuno, proprio nessuno. Non deve leggerti nessuno. So dove ti nasconderò. Ma non lo dico neanche a te. Non devi saperlo nemmeno tu, diario.

 

6 gennaio

Mauro ha telefonato. “Avevo voglia di sentirti”. Avevo voglia di sentirti. Oggi sono felice. Da quant’è che non mi capitava di essere felice?

Tutto il resto non ha importanza. Rebecca mi ha chiesto come mai ho l’aria così contenta. Io ho sorriso. Non mi sono neanche arrabbiato perché è la solita ficcanaso. Sto troppo bene. Fuori il cielo è grigio, ma mi va bene così. Sento già la primavera, anche se siamo a gennaio e fa un freddo da schiattare.

Adesso ti metto via, diario: tra poco torna Rebecca e non voglio che mi veda scrivere. Se si accorge che tengo un diario, chi se la leva più di torno, quella? Vorrà sapere che cosa scrivo e poi si metterà a cercare il diario quando io non ci sono. E va a finire che lo trova: casa nostra non è mica così grande.

 

7 gennaio

Abbiamo ripreso la scuola. La prima ora la prof. di matematica ha interrogato Mauro. Mentre era lì alla cattedra io me lo bevevo con gli occhi. Pensavo: io l’ho baciato, Mauro. L’ho baciato. E uno di questi giorni…

Il resto della serata è andato di merda. Il prof. di italiano se l'è presa perché negli ultimi banchi qualcuno faceva rumore mentre lui spiegava. Ha rotto i marroni a tutti con le sue storie di rispetto. Quello è fuori come un balcone.

All’uscita da scuola io e Mauro abbiamo chiacchierato un po’. Lui ha detto che probabilmente avrà la casa libera questo sabato. Cazzo! Mi è sembrato che il cuore si fermava. Ancora un po' e ci rimanevo secco. Avrei voluto baciarlo, lì, all'uscita, ma c'erano diversi che uscivano da scuola, è passato anche quello stronzo del prof. di italiano.

Adesso sono qui a casa, con il diario aperto davanti, e penso a Mauro. Mauro è bello. Mauro mi desidera. Mi sembra incredibile. Sabato… Forse sabato…

 

9 gennaio

È vero, è vero. Domani la mamma di Mauro va dalla sorella, a Biella. La casa è libera per tutto il pomeriggio. Mauro non lavora di sabato.

Sono agitato. Ho paura, davvero paura. Ci credi, che ho paura? Manco fosse la prima volta. E per Mauro? Per Mauro magari è la prima volta. Mauro ha tre anni in meno di me. Lui è a posto con gli studi. Lui non è come me. Ma lui vuole me.

Grazie, Mauro.

Sabato, domani, sabato è domani, domani. Ma perché non siamo già a domani? Ma quanto cazzo di tempo ci vuole perché siamo a domani?

 

10 gennaio

Dio che bello. Dio che bello. È un sogno. Tutto è stato così bello, così dolce. Mauro è bello, Mauro è dolce. Quando le sue mani mi toccano, mi sento in paradiso. Fare l’amore con lui è stato camminare in paradiso. Non ci credevo che un giorno ci andavo, in paradiso, ma oggi ci sono andato. Mauro mi ha portato in paradiso. È forte, Mauro, è delicato. È stato bello sentire le sue mani che mi accarezzavano, è stato bello quando mi ha preso.

Due volte l’abbiamo fatto e io ero in paradiso. Ho chiesto a Mauro se era la sua prima volta e lui mi ha detto di sì. Sono stato il primo per lui. Che bello! C’è qualche cosa di più bello al mondo? No, di sicuro di no. Vorrei potergli dire che lui è stato il primo per me, che non ce ne sono stati altri. Non è vero. Ma non voglio pensarci. Non sono stati tanti. Quelli a cui l’ho dato via per la dose, quelli non contano. Neanche quei porci che mi hanno preso a forza quando ero dentro.

Alle sei Mauro ha detto che era meglio rivestirci. Il treno da Biella stava per arrivare. Infatti la mamma di Mauro è arrivata mezz'ora dopo. È una bella signora. Mi ha sorriso e mi ha salutato. Poi sono tornato a casa. Mi sembrava di non toccare terra mentre camminavo.

 

11 gennaio

Meraviglioso

Amore

Unico

Re

Oro zecchino

 

Magnifico

Angelo

Unico

Robusto

Ottimo

Per la U non mi viene in mente nient'altro. La U e la O sono difficili. La A è perfetta. Amore.

 

15 gennaio

A scuola guardo Mauro e vorrei poterlo abbracciare, baciare, stringere, leccare, succhiare… Ieri in un intervallo gli ho chiesto se non potevamo farlo al cesso. Mauro ha sorriso e ha scosso la testa. Mi fa impazzire sapere che lo vogliamo tutti e due e non possiamo farlo. Ma Mauro dice che domenica in qualche modo lo facciamo.

 

18 gennaio

L’abbiamo fatto, anche oggi. Un collega di Mauro gli ha dato le chiavi di un appartamento sfitto. Mauro ha portato una vecchia coperta. L’alloggio non era riscaldato, ma gli appartamenti intorno sì, per cui non era tanto freddo. Un po’ sì, ma non ci siamo tolti tutto. È stato così bello. Poter stringere Mauro, abbracciarlo, baciarlo, accarezzarlo, baciarlo, abbracciarlo, accarezzarlo, baciarlo. E poi… Sono stato di nuovo felice. È bello con Mauro. Lui si preoccupa di me, non pensa solo a sé, come fanno tanti.

Non ci credo. Ci sono momenti in cui mi dico che non è possibile. Non può essere capitato proprio a me.

 

25 gennaio

Sì, è proprio bello fare l’amore con Mauro. E dopo, lui mi tiene tra le sue braccia, mi stringe forte, forte. È bello rimanere così. Lui mi bacia sul collo, mi sussurra parole dolci, mi accarezza. Nessuno l’ha mai fatto, non così. Vorrei passare la mia vita così, tutta la mia vita.

 

3 febbraio

Mauro non ha la patente. Prima vuole finire la scuola, dice che non riesce a fare tutto insieme: lavorare, studiare per la scuola e per la patente. Secondo me lui può farcela benissimo, è bravo in tutto. Però vuole farlo bene: non può permettersi di non passare l’esame. Dice che il corso costa troppo.

Mauro ha problemi con i soldi. Lui guadagna, anche sua madre. Ma hanno dei debiti, che ha lasciato il padre.

Mauro vuole pagarli, quei debiti. Mi sembra assurdo. Lui che cazzo c'entra con i debiti di suo padre? Non li ha mica fatti lui, quei debiti. Ma Mauro è così.

 

15 febbraio

Sto volando. Volo nel cielo azzurro, non ci sono nuvole. Volo libero, senza catene ai polsi. Sono un gabbiano. Sempre più in alto.

 

3 marzo

Mauro mi aiuta a studiare. Non ha senso: lui lavora di giorno e va a scuola la sera e aiuta me che ho tutto il giorno per studiare. Da quando mi aiuta lui, studio più volentieri.

Mia madre è contenta che io e Mauro siamo amici. "È proprio un bravo ragazzo, Mauro. Sono contenta che siete amici." Sarebbe contenta se le dicessi che scopiamo?

Che cosa diresti, mamma, se sapessi che a tuo figlio piace prenderselo in culo? Piangeresti, come al solito, quando non sai che cosa dire?

Non devo pensare queste cose, adesso che c'è Mauro. Adesso voglio essere buono. Mauro è buono. Anch'io voglio essere buono come lui. Voglio andare d'accordo con i miei genitori. Voglio andare d’accordo anche con Rebecca. Mauro va d’accordo con sua madre. E anche con la mia. Le sorride, è gentile e mia madre vorrebbe che io fossi come lui. Magari vorrebbe che fosse lui suo figlio: non avrebbe avuto tutte le preoccupazioni che le ho dato io.

A casa sto meglio, ora. I miei non sono sempre lì a rompere, a lamentarsi di questo e di quello.

 

2 aprile

Oggi avrei proprio voglia di farmi una canna. Ero no, non voglio più prenderla, non voglio rovinarmi la vita. Ho già pagato abbastanza. Ma una bella canna e poi giù a ridere.

Questa sera devo chiedere a Mauro se ha voglia di provare. Mi piacerebbe fumarne una insieme a lui. Seduti vicino, a fumare, e ridere insieme, dopo che abbiamo scopato.

So dove procurarmi un po' di fumo, senza rischi.

 

3 aprile

Mauro mi ha detto che no, lui le canne non le fuma. Io gli ho chiesto se ha mai provato, ma lui mi ha detto che non gli interessa. Ma non ha fatto la faccia schifata. Mauro non mi giudica. Non ha dato importanza alla cosa. Non gliene parlo più.

 

10 aprile

Voglio una vita maleducata
di quelle vite fatte fatte così
voglio una vita che se ne frega
che se ne frega di tutto sì
voglio una vita che non è mai tardi
di quelle che non dormo mai
voglio una vita di quelle che non si sa mai
e poi ci troveremo come le star
a bere del whisky al roxy bar
o forse non c'incontreremo mai
ognuno a rincorrere i suoi guai
ognuno col suo viaggio
ognuno diverso
e ognuno in fondo perso
dentro i cazzi suoi
voglio una vita spericolata
voglio una vita come quelle dei film
voglio una vita esagerata
voglio una vita come steve mcqueen
voglio una vita che non è mai tardi
di quelle che non dormi mai
voglio una vita, la voglio piena di guai…

Una vita piena di guai, quella non ci vuole molto. Ce l’ho avuta anch’io, una vita piena di guai. Non pensavo mica che poteva succedere a me, di finire in carcere. Mi dicevo: queste cose succedono agli altri, che si fanno beccare; a me non possono capitare, non sono mica fesso. Mi sono capitate, eccome. Ma adesso non ha importanza. Adesso c’è Mauro.

 

6 giugno

Mio padre mi sta stressando: devo studiare, devo passare l'esame. Così avrò un titolo di studio e potrò trovare più facilmente lavoro. Io ho cercato di spiegargli che non è mica così facile. Con la fedina sporca, pure. Ma lui non mi ha ascoltato. Ma quando mai mio padre mi ascolta? Lui mi interroga, come a scuola i prof. Vuole sapere se ho studiato, se ho fatto i compiti, come se fossi un bambino piccolo. Lui vuole sapere, lui non vuole ascoltare.

Lui non ascolta mai.

 

2 luglio

Sono stato a sentire l'esame di Mauro. La commissione gli ha fatto i complimenti. Cazzo, capisci? La commissione gli ha fatto i complimenti! Mauro aveva preso l'intera giornata dal lavoro. Così poi è venuto qui e mi ha aiutato a ripassare. A me la commissione i complimenti non me li fa, però Mauro dice che l'esame lo passo. Agli scritti mi ha aiutato alla prova di matematica. Se lo beccavano, perdeva l'anno. Ma lui mi ha aiutato lo stesso.

 

8 luglio

L'esame l'ho passato. Oggi sono apparsi i risultati. Va bene, ho avuto il minimo dei voti, però l'ho passato. Mauro l'ha passato con il massimo.

I miei sono felici. Mia madre era commossa, le veniva da piangere. Mio padre ha detto che finalmente ho messo la testa a posto, che è orgoglioso di me, che potrò trovarmi un lavoro e tante altre stronzate. Anche Rebecca ha smesso di rompere. Eravamo tutti allegri.

Siamo andati a cenare fuori, per festeggiare, alla trattoria. Mi sembrava incredibile di vedere i miei così contenti.

Domani festeggio con Mauro. Con lui festeggio in un altro modo...

 

Sera

Forse c'è anche per me un posto, in questo mondo. Forse posso ricominciare. Grazie, Mauro, grazie di tutto.

 

17 luglio

Mauro non va in vacanza, ma le ferie le ha anche lui. Sta cercandosi un lavoro per le quattro settimane di agosto in cui la ditta chiude. A me sembra assurdo. Lavora undici mesi l'anno, studia pure e vuole lavorare anche ad agosto? Ma lui dice che non ha senso stare a far niente per un mese: non ha la scuola, non ha il lavoro, allora meglio che guadagni un po' di soldi, così può anche prendersi la patente. Tra l'altro con la scuola ha finito, per cui sarà molto più libero: a settembre conta di iscriversi alla scuola-guida. Gli piacerebbe andare all'università, ma per il momento non è proprio possibile. Probabilmente lavorerà in Liguria o in Romagna, là prendono ragazzi per un mese, come camerieri o buttafuori nelle discoteche. Mauro potrebbe fare il buttafuori: è forte come un toro, ha le spalle larghe.

 

2 agosto

Rimini

Teresa ha gli occhi secchi

guarda verso il mare

per lei figlia di pirati

penso che sia normale

Teresa parla poco

ha labbra screpolate

mi indica un amore perso

a Rimini d'estate.

Lei dice bruciato in piazza

dalla santa inquisizione

forse perduto a Cuba

nella rivoluzione

o nel porto di New York

nella caccia alle streghe

oppure in nessun posto

ma nessuno le crede.

 

E Colombo la chiama

dalla sua portantina

lei gli toglie le manette ai polsi

gli rimbocca le lenzuola

per un triste re cattolico – dice -

ho inventato un regno

e lui lo ha macellato

su una croce di legno.

E due errori ho commesso

due errori di saggezza

abortire l'America

e poi guardarla con dolcezza

ma voi che siete uomini

sotto il vento e le vele

non regalate terre promesse

a chi non le mantiene

 

Ora Teresa è all'Harry's Bar

guarda verso il mare

per lei figlia di droghieri

penso che sia normale

porta una lametta al collo

è vecchia di cent'anni

di lei ho saputo poco

ma sembra non inganni

E un errore ho commesso – dice -

un errore di saggezza

abortire il figlio del bagnino

e poi guardarlo con dolcezza

ma voi che siete a Rimini

tra i gelati e le bandiere

non fate più scommesse

sulla figlia del droghiere.

 

È strana questa canzone. Non l'ho mai capita. Ma ho voluto scriverla lo stesso, perché si intitola Rimini e a Rimini adesso c'è Mauro.

C'è un romanzo intitolato Rimini, me l'ha detto Mauro. È di uno scrittore che si chiama Tondelli. Questo Tondelli è gay anche lui. Ha scritto storie di ragazzi gay. Ho chiesto a Mauro se sono storie allegre, se finiscono bene. Lui mi ha detto di no. Allora gli ho detto che la nostra storia non la deve scrivere Tondelli, perché io voglio una storia felice.

Io Tondelli non lo conoscevo. Non conosco molti scrittori, ho sempre letto poco, io. Preferisco ascoltare musica. Mauro dice che una volta leggeva tantissimo. Ma adesso non ha tempo. Chissà se a Rimini riesce a leggere?

Che cosa sta facendo Mauro adesso? È sera. Di sicuro lavorerà, servirà ai tavoli. E qualcuno l'avrà notato: è così bello. Magari qualche cliente gli lascerà una mancia più grossa. Magari qualcuno che se lo vuole portare a letto. Ma Mauro non si vende per soldi.

C'è qualche ragazza o qualche ragazzo che gli sta dietro, a Rimini? Credo di sì. Di sicuro è così. Uno come Mauro lo vogliono tutti. Ma Mauro vuole me. Sono stato il primo per lui.

Vorrei averlo qui, ora. Ti vorrei vicino, Mauro.

 

Mi manchi,

Amore mio,

Un casino

Ritorna

Ora, subito

 

Mauro stA in Un cazzo di posto che si chiama Rimini, ma io lo voglio a TorinO

Muoviti a tornare, Mauro, perché non ce la faccio più.

 

31 agosto

Questa sera torna Mauro. Mi ha telefonato ieri da Rimini

Domani vedo Mauro. Domani pomeriggio viene a trovarmi, appena esce dal lavoro. Domani vedo Mauro. Mauro. Ho voglia di baciarti, Mauro. Ho voglia di scopare, Mauro. Ma mi basta che tu sia qui.

 

2 settembre

Mauro è tornato. Io sono felice, felice, felice. Lui è andato a lavorare, ma prima di cena è passato da me. Mia madre in quel momento non c'era. Ci siamo baciati, ci siamo abbracciati. Non abbiamo fatto altro: mia madre poteva rientrare da un momento all’altro. Ma bruciavamo tutti e due di desiderio. Ce l’avevamo duro tutti e due. Ci siamo baciati. Che bello! Io volevo farlo, in camera mia, ma Mauro ha detto di no. Non vuole correre rischi.

Mauro è tornato.

 

(su un quaderno scolastico)

4 settembre

Merda. Ieri è successo il finimondo. Merda. Quella stronza di Rebecca.

Quando sono ritornato a casa, mia madre aveva il mio diario in mano. Non ha detto niente.

Era lì che mi guardava, gli occhi arrossati. Merda. Un silenzio di gelo. Mia madre non diceva niente. Una statua di sale.

Poi mia madre ha incominciato a sclerare. Piangeva, gridava, piangeva. Che cosa ha fatto lei per avere un figlio così, lei che sperava che io finalmente… e tutto il bla bla bla delle solite volte. Cazzo!

Rebecca piangeva anche lei. È stata lei a trovare il diario. Quella stronza ficcanaso. L’ha letto e poi l’ha fatto vedere alla mamma. Stronza.

 

Quando mio padre è tornato, c'è stata la seconda parte.

Un figlio drogato e pure finocchio. Tutta la solita manfrina, moltiplicata per due.

La vergogna della famiglia, una famiglia onesta, lui che ha sempre lavorato.

Poi lui e mia madre hanno litigato un’altra volta: mio padre dava la colpa a mia madre, diceva che è sempre stata troppo debole con me, che mi ha sempre difeso, così io non sono cresciuto. Lei rispondeva dicendo che lui non si è mai occupato di me, sempre a pensare al suo lavoro. E si insultavano e nessuno dei due mi guardava. Era una cosa loro. Io non contavo niente. Rebecca piangeva. Colpa sua, doveva pensarci prima, quella stronza.

Io mi sono steso sul letto e ho messo la testa sotto il cuscino per non sentire, ma sentivo tutto lo stesso. Non ne posso più.

Schifo di vita.

 

5 settembre

Andrò a prendere Mauro all'ora a cui esce dall'ufficio. A casa mia non può più venire. Mio padre ha detto chiaro e tondo che quel finocchio qui non ci mette più piede. Io gli ho risposto che se non deve metterci più piede perché è un finocchio, allora devo andarmene anch'io. Mia madre si è messa a piangere, ha detto che non è vero, che è stato Mauro a traviarmi, approfittando della fiducia che lei aveva. Assurdo, nel diario devo pure averlo scritto. Mauro non è stato il primo, ce ne sono stati altri, parecchi altri, ho dato via il culo anche per avere una dose, a sedici anni. Ma adesso tutta la colpa è di Mauro, l'unico pulito, l'unico che mi ha sempre dato e non ha mai chiesto.

Merda!

 

Sera

C'è stata un'altra scenata, quando ho detto a mia madre che uscivo. Lei sa benissimo che Mauro smonta verso le cinque, veniva sempre a casa mia a quell'ora, studiavamo e poi andavamo a scuola.

Mauro era molto dispiaciuto. Si sente in colpa.

Mauro è l’unica cosa buona in questo schifo di vita, in questo schifo di mondo.

 

8 settembre

Oggi ho dato uno schiaffo a Rebecca. È la prima volta che succede. Lei continua a ficcare il naso. Io non la reggo più, quella stronza.

L’ha subito raccontato a mia madre, che si è messa a piangere. Stronza schifosa.

Sto male, sto male di merda.

 

13 settembre

Ho chiesto a Mauro se poteva prestarmi un po’ di soldi.

Era stupito. Mi ha detto che domani me li portava. Io gli ho detto che mi servivano domani mattina, non potevo aspettare fino a sera. Mauro mi ha detto che allora dovevo accompagnarlo a casa.

Siamo andati a casa sua. Io cercavo di scherzare, di far finta di nulla, ma lui era teso.

Mi sono sentito di merda. So benissimo che lui cerca di risparmiare ogni soldo che guadagna. Ma io non ce la facevo più. Merda.

 

16 settembre

Ci sono dentro di nuovo, dentro fino al collo. Nella merda fino al collo.

 

2 ottobre

Io non voglio la loro squallida vita, non voglio farmi una famiglia, non voglio diventare come loro, non voglio mettere al mondo un altro Fabrizio. Era meglio se non mi facevano nascere.

 

3 novembre

Non riuscivo a farne a meno. Ne avevo bisogno. Ho cercato i soldi che mia madre teneva nella scatola dell’orzo, ma non sono più lì. Mia madre mi stava dietro peggio della polizia. “Che cosa cerchi?” “Hai bisogno di qualche cosa?” Ho bisogno che ti levi dai coglioni.

Sono uscito. Stava andando sempre peggio e non sapevo come procurarmi i soldi. Allora sono andato dallo Stecco. Lui si è fatto fare il servizio completo, gli ho dovuto dare bocca e culo. Però poi mi ha dato la dose. L’ho mandato a cagare e mi sono fatto il buco.

Adesso sto bene. Non me ne fotte niente di tutto il resto. Non voglio pensarci, al resto. Fanculo, il resto.

 

16 novembre

Non vedo più Mauro. Gli ho detto che è meglio se non ci vediamo più per un po’.

Non vedo più Mauro.

I miei possono essere contenti. Rebecca pure può essere contenta.

Non scopo più con Mauro. Va meglio, no?

Non bacio più nessuno. Do via il culo per la dose. Va bene così, no? L’importante è che non vedo più Mauro.

 

8 dicembre

Sono solo. Maledettamente solo. Maledettissimamente solo. Solo con i guaiti del cane isterico di quelli del palazzo di fronte: quegli stronzi lo mollano sul balcone quando escono e lui non fa che abbaiare alla cazzo tutto il tempo. Solo con il rombo delle auto che passano, quelli che credono di correre in Formula1. Solo con la televisione della Marianna e le sue telenovelas del cazzo a volume così alto che le sento due piani sotto come se le avessi qui accanto "Io sono una donna che ha molto sofferto, ma ho lottato, non mi sono arresa..." Stronzate. Solo con quei rompicoglioni dei due bambini che giocano nel cortile e uno ripete sempre: "Carambola". Solo.

Merda

 

9 dicembre

Odio mia madre e le sue scene patetiche. Ne ho pieni i coglioni.

Odio mio padre ed i suoi discorsi del cazzo. Ne ho pieni i coglioni.

Odio la mia sorellina ficcanaso che non si fa i cazzi suoi. Ne ho pieni i coglioni.

Ho il morale sotto i tacchi.

Sono solo.

Mauro ogni tanto telefona, ma non me la sento di vederlo. Non voglio che mi veda. Merda.

 

10 dicembre

Andrea s'è perso s'è perso e non sa tornare

Andrea s'è perso s'è perso e non sa tornare

Andrea aveva un amore riccioli neri

Andrea aveva un dolore riccioli neri.

C'era scritto sul foglio ch'era morto sulla bandiera

C'era scritto e la firma era d'oro era firma di re

Ucciso sui monti di Trento dalla mitraglia.

Ucciso sui monti di Trento dalla mitraglia.

Occhi di bosco contadino del regno profilo francese

Occhi di bosco soldato del regno profilo francese

E Andrea l'ha perso ha perso l'amore la perla più rara

E Andrea ha in bocca un dolore la perla più scura.

Andrea raccoglieva violette ai bordi del pozzo

Andrea gettava riccioli neri nel cerchio del pozzo

Il secchio gli disse - Signore il pozzo è profondo

più fondo del fondo degli occhi della notte del pianto.

Lui disse - Mi basta mi basta che sia più profondo di me.

Lui disse - Mi basta mi basta che sia più profondo di me.

 

Anch'io mi sono perso.

 

13 dicembre

Merda.

 

14 dicembre

Ieri non ce la facevo a scrivere, proprio non ce la facevo. Massimo non c’era. Io l’ho aspettato per due ore. Il tempo passava, faceva freddo, un freddo porco. Intanto c’era un altro tizio che girava lì, in piazza Vittorio, uno che avevo già visto. A un certo punto si è avvicinato. Mi ha chiesto se aspettavo Massimo. Gli ho detto di sì. Lui ha detto:

- Mi sa che l’hanno beccato.

Merda! Io stavo male. Non sapevo che fare. Daniele mi ha detto che sapeva dove potevamo procurarci una dose. Ci siamo messi in marcia. Fino a Porta Nuova siamo andati. Daniele ha parlato con uno e poi abbiamo aspettato. Io stavo sempre peggio, ma Daniele era allegro. Mi incoraggiava, diceva che adesso Filippo arrivava con le dosi. Così è stato. Quando è arrivato, quasi lo abbracciavo. Ridevo, anche se già tremavo.

Daniele mi ha aiutato a farmi il buco. E poi ce ne siamo andati in giro felici tutti e due. A tratti Daniele mi prendeva a braccetto e io ridevo, ridevo, ridevo. Ero felice, sai, ero felice.

E poi, mentre andavamo verso via Po, da una libreria è uscito Mauro. Ci ha visti, mi ha salutato. Ma non si è avvicinato. Aveva una faccia triste.

Merda, perché sono così?

Oggi torno da Filippo. I soldi non li ho, ma so come procurameli.

Merda.

 

16 dicembre

Oggi pomeriggio vendo un po' di roba per Massimo, così mi dà la dose.

 

17 dicembre

Merda. Merda. Merda.

Ieri mi hanno beccato. Il primo giorno. Merda! Come si fa a farsi beccare il primo giorno? È la mia sfiga. Avevo paura, erano due anni che non spacciavo. Ero troppo agitato, a un certo punto mi tremavano le mani ed il pacchetto mi è scivolato, quasi finiva per terra. Magari qualcuno mi ha notato e ha chiamato la polizia. O magari il bar era sotto controllo da tempo. Nel quartiere lo sanno tutti che lì si spaccia. Qualcuno non si è fatto i cazzi propri.

È arrivato 'sto tizio, che si è guardato intorno e mi ha chiesto se avevo roba buona. Ho detto che aveva sbagliato indirizzo, ma lui ha insistito e io ci sono cascato come un coglione. Era un poliziotto.

Ho trascorso la notte in gattabuia. Peggio della volta scorsa, c'erano due tizi dentro la cella. Mi hanno puntato subito.

Questa mattina mi hanno rimandato a casa.

Mio padre mi aspettava. Non è andato a lavorare. Ho dovuto sorbirmi le solite prediche. Sono la vergogna della famiglia, lui sperava che io, ora che ho il diploma, bla bla bla bla bla...

Mia madre piangeva. Non sa fare altro che piangere.

Rebecca piangeva.

 

Non me ne fotte niente di mio padre.

Non me ne fotte niente di mia madre.

Non me ne fotte niente di Rebecca.

Io non voglio tornare in carcere. Non voglio.

 

18 dicembre

Oggi è il 18 dicembre.

Tra una settimana è Natale. Fanculo Natale.

Natale cade di venerdì. Fanculo Natale.

A Natale siamo tutti buoni. Fanculo Natale.

 

25 dicembre

Mia madre mi ha regalato una felpa. 

 

27 dicembre

Ha telefonato Mauro. Gli ho detto che non voglio più vederlo. L’ho urlato. Così l’ha sentito anche mia madre. Mi ha detto che ho fatto bene. Fanculo mamma. Fanculo Mauro.

 

28 dicembre

L'avvocato dice che probabilmente dovrò tornare in carcere. Io non ci torno, lì dentro.

Ho guardato dalla finestra di camera mia. Sette piani.

 

29 dicembre

L’anno che verrà

Caro amico ti scrivo così mi distraggo un po'
e siccome sei molto lontano più forte ti scriverò.
Da quando sei partito c'è una grossa novità,
l'anno vecchio è finito ormai
ma qualcosa ancora qui non va.

e si farà l'amore ognuno come gli va,

e senza grandi disturbi qualcuno sparirà,
saranno forse i troppo furbi
e i cretini di ogni età…

L’anno che verrà io non ci sarò. Un cretino in meno. Scusa, Mauro.

 

1

2

3

4

5

6