Novità

Racconti

Romanzi

Autore

Links

 

157

 

In serata, Ferraris va al Regio. Dovrebbe essere molto contento, l’opera gli piace un casino e poi ritrova il suo amico Bruno, che è un po’ che non vede, ma… c’è un ma. Questa sera danno l’Aida e tra tutti i titoli di Verdi, proprio l’unico che ha a che fare con l’antico Egitto dovevano prendere? Non potevano dare, che so, La Traviata o magari La fanciulla del West, che così facevano contento Ferraris e pure Bruno, appassionato di Puccini, due piccioni con una fava? E invece no.

Ci mancherebbe solo che ci fossero i giornalisti e che magari domani sui giornali venisse fuori qualche battuta, del tipo: l’ispettore Ferraris prosegue la sua inchiesta sui delitti dell’Egizio andando a vedere l’Aida

Fortunatamente i giornalisti non ci sono, perché non è la prima, il soprano (la Cedolins) ha una gran bella voce, tutto scorre a meraviglia e Ferraris dimentica i suoi guai.

Nell’intervallo chiacchiera con Bruno nel foyer. Il suo amico conosce bene la grande passione dell’ispettore per i giornalisti, la televisione ed in generale la notorietà, per cui gli dice, comprensivo:

- Sei sotto pressione, eh, Roberto?

Ferraris è ingrugnito. Annuisce.

- Per il culo di Satana, non ne posso più. Li ammazzerei tutti.

Le vittime designate del Ferraris-killer sono i giornalisti (di radio, tv, quotidiani, riviste, persino quelli dei giornali gratuiti), come Bruno capisce subito. Devia leggermente il discorso.

- Voglio andare a vedere la mostra. Sono curioso di vedere i reperti colombiani. È una bella idea questa di mettere a confronto una mummia egiziana ed una pre-incaica.

Ferraris si dice che è certamente un’idea di Lamberti ed al pensiero del public relations manager gli si torcono le budella. Replica asciutto.

- Sarà.

Bruno sa benissimo che, lirica a parte, il suo amico non è un appassionato di arte (a meno di non considerare tale l’ars amatoria). Prosegue:

- Spero che riescano a completare l’allestimento. Ho letto che dalla Colombia ci sono stati problemi all’ultimo minuto con le autorizzazioni o i controlli, non ho capito bene. Faranno controlli anti-droga, da quelle parti…

Ferraris guarda Bruno, ma non lo vede. L’impressione è che una lampadina si sia accesa nel suo cervello. Ferraris incomincia a darsi del cretino, del deficiente ed una lunga serie di altri epiteti (l’ispettore ne conosce moltissimi, come forse i lettori più acuti avranno sospettato; molti sono assolutamente irripetibili).

Le luci incominciano a spegnersi e riaccendersi per segnalare la fine dell’intervallo ed il pubblico torna ai propri posti. Ferraris e Bruno si avviano anche loro, ma la testa dell’ispettore è da tutt’altra parte, impegnata a rimontare un puzzle in cui i pezzi vanno al loro posto, uno dopo l’altro. Per un attimo si chiede se non sia più opportuno uscire subito, ma il controllo che intende fare può essere rinviato a domani, tanto a questo punto non cambia nulla. E poi non si può mica perdere “O cieli azzurri”!

All’uscita dal Regio c’è Michele, che è andato al cinema con due amici e poi è passato a prendere l’ispettore. Ferraris lo presenta a Bruno e vede che al suo amico brillano gli occhi. Di Bruno Ferraris si fida, ma ad ogni buon conto mette un braccio sulle spalle di Michele. Il messaggio è chiarissimo: questa è riserva di caccia.

Prendono un gelato da Grom, poi si separano. Mentre torna con Michele, Ferraris gli racconta l’intuizione che ha avuto: ha bisogno di confrontarsi con lui. L’ipotesi che l’ispettore ha fatto appare del tutto plausibile anche a Michele.

 

L’indomani mattina Ferraris arriva al museo con la squadra narcotici ed i cani: è sabato, ma niente week-end, l’inchiesta ha la precedenza. La direttrice ormai è rassegnata a tutto: dopo le sette piaghe d’Egitto, c’è l’ispettore Ferraris, peggiore di tutte le calamità precedenti. Nei testi egizi di simili flagelli non si parlava, per trovare un riferimento valido bisognerebbe prendere l’Apocalisse.

Ferraris continua a non ricordarsi il cognome, non sa perché non gli vuole entrare in testa, ma tanto non ha importanza: la vede talmente spesso che potrebbe darle del tu e chiamarla direttamente Monica. Potrebbe anche portarla a cena, ma Ferraris non è molto interessato e la direttrice ancora meno (oltretutto, gentile com’è, l’ispettore le farebbe pure pagare il conto!).

Quando arrivano nella stanza dove si trovano le casse, i cani entrano subito in fibrillazione. Sì, droga c’è stata e non poca.

Era ovvio, avrebbe dovuto pensarci prima. Ma Ferraris non ha mai avuto modo di occuparsi del traffico internazionale di droga. Certo, lo spaccio è pane per i suoi denti ed i tossici sono presenze abituali in commissariato, ma qui la dimensione è un’altra. Alla cocaina non aveva proprio pensato.

Diotallevi annuisce.

- Sì, come aveva sospettato, ispettore. Le casse erano state imbottite di cocaina.

- Sostituita con segatura nella notte, appena sono arrivate.

- Ecco perché quattro uomini sono entrati carichi come muli, di notte: per portare la segatura. E due ore dopo…

- … sono usciti con la coca. Peccato che Messinese avesse scelto proprio quelle ore per i suoi soliti furtarelli, per cui l’hanno ammazzato. L’omicidio ha fatto perdere un po’ di tempo a quei gentili signori, che hanno finito il loro lavoro di corsa, regolandosi male con la segatura. Così l’ultima cassa è stata riempita solo a metà.

Diotallevi sta ancora pensando a Messinese.

- Quel povero cristo è sceso per rubare qualche amuleto ed ha sorpreso gente che aveva affari ben più lucrosi. Lo hanno messo a tacere per sempre.

Ferraris non prova molta pietà per Messinese. Si limita a commentare:

- I pesci grossi mangiano quelli piccoli.

- Adesso si tratta di pescare i pesci grossi, almeno quelli di qui, perché quelli della Colombia non sono affare nostro.

Ferraris lo guarda ironico.

- Butta pure la rete… Vediamo che pigli, per il culo di Satana!

Diotallevi alza le spalle, ma Ferraris gli fa cenno di allontanarsi dagli altri e si mette a parlare a bassa voce. Sta ragionando e vuole avere qualcuno con cui confrontarsi.

- Per entrare la notte hanno contattato Bertenghi, d’accordo. Gli hanno offerto qualche cosa, probabilmente più di quello che guadagnava in un mese. Ma ci dev’essere qualcun altro coinvolto in questa faccenda, qui dentro.

- E perché, ispettore?

- Un custode può ammalarsi, può non essere di turno la notte giusta…

- Veniva al lavoro anche se ammalato, se lo pagavano bene. E se non era di turno poteva fare un cambio con un collega, dicendo che aveva un problema per la notte in cui lo avevano messo.

- Sì, ma tu spediresti qualche quintale di cocaina sapendo che basta un problema di turni, qualcuno che si impunta, per mandare il tutto a puttane?

Diotallevi annuisce. L’ispettore deve avere ragione. È probabile che qualcun altro sapesse e controllasse. Qualcuno che aveva un margine di manovra più ampio di un custode.

- E poi c’è un’altra faccenda. Come cazzo facevano a sapere che Bertenghi aveva problemi di soldi? Solo qualcuno che lavorava qui poteva saperlo.

- Quindi qualche dipendente del museo, non qualcuno di quelli che si occupano della mostra?

- No, dev’essere qualcuno della mostra, perché solo loro potevano maneggiare le casse, per loro non era difficile avere qualche informazione sui custodi. Oppure il Sannarcoti, che gestisce i turni dei custodi.

È ora di mettere sotto torchio il personale del museo. A partire dal Sannarcoti.

 

167

 

Daniele Sannarcoti è sempre disponibile, anche se è sabato ed è dovuto venire apposta al museo. Certo, a giudicare dalla sua faccia viene il sospetto che sarebbe ben felice di potersi godere un week-end di riposo o almeno di occuparsi del suo lavoro, invece di passare il suo tempo a rispondere alle domande di Ferraris. La gente ha proprio delle pretese!

- Come avviene l’assegnazione dei turni notturni e di quelli nella sala di videosorveglianza?

- Me ne occupo personalmente, all’inizio del mese precedente. Distribuisco i turni e li pubblico subito, in modo che ognuno abbia la possibilità di organizzarsi.

- E se ci sono proteste o richieste di cambiamenti?

- Proteste di rado, i turni sono distribuiti in modo da non penalizzare nessuno. Chi richiede un cambiamento, deve trovare qualcuno che lo sostituisca.

- Ci sono state richieste di cambiamenti da parte di Bertenghi per le notti di quest’ultimo mese?

Il dottor Sannarcoti riflette un momento.

- Vediamo, ho qui l’elenco dei turni che avevo preparato all’inizio del mese scorso. Confrontiamolo con l’elenco definitivo. Sì, ecco, Bertenghi ha fatto un cambio proprio per la notte in cui è stato assassinato Messinese. 

Ferraris annuisce. Non si stupisce.

- Non si ricorda che motivazione ha portato?

- Come le ho detto, io non richiedo motivazioni. Mi limito, a registrare lo spostamento, se gli interessati sono d’accordo. 

- Con chi ha fatto cambio?

- Vediamo un po’… Con Gabriele Buomparenti.

All’idea di sorbirsi nuovamente una spiegazione sulle tecniche di mummificazione durante il Basso Regno o sulle diverse rappresentazioni della pesatura dell’anima, Ferraris si sente male. Un colloquio con Buomparenti è comunque necessario. Diotallevi assisterà Ferraris, che Dio assista entrambi.

Prima però Ferraris si rivolge al Sannarcoti e gli chiede, a bruciapelo.

- Lei dov’era martedì sera verso le sette?

Sannarcoti lo guarda un po’ stupito, poi risponde:

- A casa mia. Sono uscito dal museo alle cinque.

- Ed è andato subito a casa?

- Sì. Ah… no, sono passato a comprare al supermercato.

- A che ora è arrivato a casa?

- Verso le sei.

- E non è più uscito?

- No.

- Ha passato tutta la serata a casa?

- Sì.

Ferraris rimane un momento in silenzio. Poi aggiunge.

- C’è qualcuno che può testimoniare?

Una leggera esitazione, poi la risposta:

- No.

Ferraris annuisce. Se Sannarcoti ha qualche cosa da nascondere, la faccia di Ferraris non contribuirà a tranquillizzarlo. Altro da dire non c’è. Mettere sotto torchio il Sannarcoti è prematuro, in mancanza di altri elementi. Per la tortura c’è sempre tempo.

Poi l’ispettore si rassegna ad interrogare il fanatico di egittologia.

 

Gabriele Buomparenti ha poco da dire. Si ricorda benissimo del cambio, glielo ha chiesto Bertenghi, che era anche lui di turno, ma non nella sala di videosorveglianza. Lui ha accettato, perché tanto non faceva nessuna differenza. Bertenghi glielo aveva detto già due giorni prima, era un periodo in cui dormiva male, era spesso stanco, voleva andare dal medico, per cui preferiva rimanere nella sala almeno quelle due ore. A Buomparenti andava benissimo, lui si annoia di meno a girare per il museo che a rimanere seduto a fissare i monitor. Può guardare con calma i pezzi, ad esempio l’altra sera ha osservato che in una delle pitture della tomba di Iti, ai piedi del capo delle truppe c’è un cane che…

Ferraris lo blocca subito, tanto non ha ottenuto nessun risultato apprezzabile. Non c’è stato un intervento esterno, Bertenghi ha risolto il problema da solo. Per sua sfortuna.

E se così non fosse stato? Chi sarebbe dovuto intervenire?

- Per il culo di Satana, non ne caviamo un ragno dal buco!

- No, Bertenghi non ha avuto bisogno di interventi dall’alto per cambiare turno.

- Bisogna capire qualche cosa di più sulla mostra. Chi ha deciso di organizzarla? Perché proprio una mummia colombiana?

 

177

 

Nuovo colloquio con la direttrice, la quale ormai vede Ferraris più delle sue figlie. Nessuno dei due è propriamente entusiasta di questa assidua frequentazione, ma si sa, non sempre si possono scegliere le persone con cui si passa il proprio tempo. Fosse una commedia americana, da questi incontri-scontri potrebbe nascere una storia d’amore, ma qui non c’è nessuna possibilità. Ferraris si dice che se la direttrice fosse almeno un bel ragazzo, potrebbe lustrarsi gli occhi, ma Monica Come-cazzo-si-chiama è indiscutibilmente una donna, una vera signora, anche, vista la cortesia di cui dà sempre prova nei confronti del non altrettanto cortese Ferraris.

- L’idea della mostra? La fondazione aveva deciso di organizzare una grande esposizione che richiamasse molto pubblico, un’iniziativa per rilanciare il museo. Il dottor Lamberti ci teneva molto. Secondo lui occorre una maggiore visibilità a livello internazionale.

A sentire nominare il Lamberti, Ferraris sente la solita nausea, ma c’è poco da fare.

- L’idea è del dottor Lamberti, quindi.

- L’idea è emersa in una riunione o meglio, per essere esatti, la proposta arriva direttamente dal museo del Oro di Santa Fé di Bogotà, no, dal ministero. Avevano ritrovato in tempi recenti una mummia, che contavano di esporre al Museo del Oro, ma mentre preparavano la sala destinata ad accoglierla, hanno pensato ad un’esposizione in alcune città europee. Avrebbe consentito loro di reperire i fondi necessari per alcuni dei lavori. 

- Allora, una proposta partita dalla Colombia.

- Sì, esatto, ce ne aveva parlato il dottor Mantovani, che lavora al Ministerio de Cultura colombiano.

- Mantovani? Non è un nome spagnolo!

- La famiglia del dottor Mantovani è di origine italiana. Il dottore parla perfettamente l’italiano.

Ferraris si dice che verificherà. Questo nome italiano non lo convince, anche se un fratello di suo nonno emigrò in Argentina a metà del Novecento ed oggi Roberto Ferraris ha diversi cugini a Buenos Aires ed a Rosario.

Adesso però quello che preme è capire come si è arrivati alla mostra.

- E voi avete accolto la proposta?

La direttrice annuisce.

- Sì. Io ero un po’ perplessa, perché non c’è un legame con l’antichità egizia, ma il dottor Lamberti ha giudicato che i reperti precolombiani avrebbero esercitato un forte richiamo, per cui si è deciso di battere questa strada.

Dal tono della direttrice, è chiaro che quella della mummia colombiana non è stata proprio una sua scelta, ma evidentemente gli argomenti del public relations manager avevano un certo peso (si sa, il denaro pesa).

- Dopo aver ricevuto una conferma dalla Colombia, siamo passati ad organizzare la mostra, centrata sulla mummificazione. Dalle schede delle diverse mummie attualmente non esposte, risultava che una avesse una frattura alla base del cranio, come quella colombiana. Il dottor Lamberti pensava che si potesse suscitare la curiosità del pubblico… Sa, questo fatto che per entrambe le mummie ci fosse stata una morte violenta, in modo molto simile…

      La direttrice è a disagio. È una studiosa, per cui non deve aver condiviso gli argomenti del public relations manager. Infatti aggiunge:

      - Anche se si tratta di situazioni del tutto diverse: la donna colombiana fu sacrificata in un rito, per l’uomo egizio un sacrificio è da escludere, forse si trattò di un assassinio o di un incidente. Non abbiamo nessun elemento che ci aiuti a capire che cosa successe. 

Ferraris annuisce, convinto. Per la prima (ed unica) volta si trova perfettamente d’accordo con la direttrice: non c’è nessun elemento che aiuti a capire che cazzo è successo in questo fottuto museo (la direttrice forse non si esprimerebbe proprio così e poi lei si riferiva ad una morte di oltre tremila anni fa, non a quella dei due custodi, ma Ferraris prende le cose a modo suo, è leggermente Ferraris-centrico).

La direttrice si ferma un momento, poi riprende:

- Allora abbiamo esaminato questa mummia, che era conservata nei magazzini, ed abbiamo scoperto che aveva una serie di ornamenti di grande valore.

Diotallievi è molto scettico:

- Ma come mai non erano stati scoperti prima? Se risultava che aveva una frattura cranica, vuol dire che avevano fatto i raggi X, no? Ed i gioielli avrebbero dovuto saltare fuori. Ai raggi X il metallo è perfettamente visibile, meglio delle ossa, persino.

La direttrice non ha una risposta.

- Non sappiamo neanche noi. La radiografia risale a sessanta anni fa e probabilmente fu controllato solo il cranio. O chi fece le radiografie era poco competente.

      A Ferraris questo aspetto della faccenda interessa poco, lui ha altre gatte da pelare.

      - Ritorniamo al materiale colombiano. Il dottor Mantovani ha viaggiato con i reperti, no?

      - Sì, certo.

      - Ed adesso dove si trova?

      - Alloggia all’hotel Ambasciatori, ma di solito viene ogni giorno, per seguire l’allestimento. Solo che in questi giorni non abbiamo potuto procedere. A proposito…

      Ferraris interrompe, sa benissimo dove vuole arrivare la direttrice, ma per il momento nessuno deve toccare niente.

      - Il dottor Mantovani è presente, ora?

      Mantovani non è presente, solito scansafatiche come tutti quelli che lavorano al ministero: invece di seguire i lavori di realizzazione di una mostra, se ne va a spasso. Qualcuno potrebbe notare che i lavori sono fermi, per colpa di Ferraris, ma l’ispettore non si assume nessuna responsabilità: ci sono già stati due omicidi e non è mica lui l’assassino. Se gli trovano l’omicida, lui dà il via libera, potrebbe essere un buon affare per tutti, no?

 

 

 

 

Due mummie per un ispettore

1

2

3

4

5

6

7

8

9